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Benarrivo: "Marcus Thuram a 4 anni non mollava mai il pallone. Di Vaio il suo idolo"TUTTO mercato WEB
Oggi alle 10:38Serie A
di Simone Lorini

Benarrivo: "Marcus Thuram a 4 anni non mollava mai il pallone. Di Vaio il suo idolo"

Nel corso di una intervista concessa alla Gazzetta dello Sport, Antonio Benarrivo ha parlato così dei fratelli Thuram, pronti a scontrarsi nel prossimo big match tra Inter e Juventus: "Lilian è stato un autentico fuoriclasse in campo, un vero signore della difesa, e anche un grande genitore. Se non hai valori morali importanti, ai quali ti affidi nei momenti di difficoltà, non puoi nemmeno trasmetterli: lui li aveva e li ha dati in dono ai suoi figli che, guarda caso, grazie a quegli insegnamenti, sono diventati pure loro dei campioni. Non è un caso".

Marcus è dell’agosto del 1997, Khephren del marzo del 2001. Lei, a Parma, ha conosciuto bene il primogenito, giusto? «Con il primo ho giocato». 3In che senso?
"Mi divertivo, quando Lilian lo portava al campo, a farlo calciare, gli spiegavo come doveva mettere il piede... Poi io facevo il portiere e regolarmente lui mi faceva gol... Marcus era simpaticissimo, la vera mascotte della squadra".


Khephren, invece, era ancora nella carrozzina quand’è venuto al campo la prima volta?
"Eh sì, perché poi nell’estate del 2001 Lilian è stato venduto alla Juventus assieme a Gigi Buffon, e tutta la famiglia si è trasferita a Torino. A quattro anni, però, vi posso garantire che Marcus era già un bell’attaccante... Sto scherzando, ovviamente. Però il pallone non lo mollava mai, era il suo unico divertimento. Mentre noi ci allenavamo, sui campi della Certosa o al centro sportivo di Collecchio, c’erano i massaggiatori e i magazzinieri che lo facevano giocare. E poi veniva al Tardini a vedere le partite, e alla fine era sempre negli spogliatoi in mezzo a noi".

Chissà come sarà stato contento per i trofei conquistati in soli cento giorni in quell’eccezionale 1999...
"Fu un periodo meraviglioso, per noi giocatori così come per le nostre famiglie. E Marcus era uno di noi. Si divertiva come un matto. So che anche in casa non si staccava mai dal pallone: Lilian aveva allestito una specie di piccolo campo nella taverna, con tanto di porta, e il piccolino giocava fino allo sfinimento assieme alla babysitter. Il suo idolo era Di Vaio. Quando faceva gol urlava sempre: “Di Vaio! Di Vaio!”. Sono davvero contento che questi due ragazzi si siano fatti strada nel mondo del calcio".