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Ciro Ferrara: "Sorpreso dalle parole di Motta sull'ossessione per la vittoria: il DNA Juve è quello"TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
ieri alle 09:45Serie A
di Ivan Cardia
fonte Inviato a Riyadh

Ciro Ferrara: "Sorpreso dalle parole di Motta sull'ossessione per la vittoria: il DNA Juve è quello"

Raggiunto da TMW a Riyadh a margine della Supercoppa italiana, Ciro Ferrara ha analizzato il momento della Juventus e non solo: "È sicuramente un'annata difficile, la speranza credo fosse quella di avere un cammino diverso, almeno rispetto a quello fatto finora. Sicuramente, per esperienza, so che l'eliminazione non può essere stata presa alla leggera".

Il mercato può aiutare?
"Non lo so, a gennaio non è mai facile e personalmente ritengo che, quando devi fare queste operazioni durante la stagione, è sempre preferibile portare giocatori che già conoscono il nostro campionato, anziché calciatori che devono ambientarsi e capire il nostro calcio. Questo vale per tutti: meglio prendere calciatori già abituati alla mentalità del campionato italiano. Non credo che a gennaio ci possano essere grandi stravolgimenti: di sicuro, forse tranne l'Inter, tutte le società hanno necessità di sistemare qualcosa".

Undici pareggi: perché la Juve fatica a vincere?
"Bisogna volerle fortemente certe vittorie. Anche io ho passato momenti difficili nella mia carriera da calciatore ed è normale subire delle critiche: devi saperle gestire. Io credo che la Juventus, a livello di comunicazione, non è una società abituata a lottare per entrare in Champions: è sempre stata abituata a correre per lo scudetto. Poi ci puoi arrivare o meno, ma l'obiettivo deve essere quello, non il quarto posto. Rimanere attaccati al gruppo di testa è fondamentale, anche per stimolare lo spogliatoio. Poi ci sono annate, ne ho vissute anche io, in cui le cose non vanno come vorresti: certo, la Juve ha investito tanto".

Appunto: è una Juve che ha l'organico per vincere.
"Secondo me sì. I tanti pareggi la fanno stare decisamente dietro rispetto al trio di testa: il quarto posto, speriamo anche il quinto valga la Champions, sarà obiettivo di tante squadre".

Mancano leader a questa Juve?
"Generalmente i leader sono quelli che conoscono meglio l'ambiente Juve, i giocatori che hanno più esperienza all'interno del club. Uno di questi (Danilo, ndr) mi sembra andrà via".

Da qualche anno c'è Vlahovic, che sta avendo alti e bassi.
"Come numeri, è un giocatore che andrà sempre in doppia cifra. Se valutiamo le sue prestazioni, secondo me deve migliorare in diversi aspetti: penso alla gestione del pallone, al giocare insieme alla squadra. È qui che può migliorare. Però se si vuole uno che faccia dai 10 gol in su, questo te lo garantisce di sicuro. Devi capire cosa vuoi dal tuo centravanti".

Danilo, appunto, andrà da Conte. Si aspetta qualche regalo da De Laurentiis a Conte?
"Regalo e De Laurentiis non stanno bene nella stessa frase. Il mercato che è stato fatto in estate è stato importante, in questo senso un grande sforzo è già stato fatto. Potrebbe inserire qualche elemento: sono certo che Antonio troverà argomenti convincenti".


L'Inter di Inzaghi le ricorda qualcosa della Juve dei nove scudetti?
"Gli ultimi due campionati hanno visto due squadre che hanno preso il largo a un certo punto. Quest'anno, rispetto al passato, mi pare ci sia molta più concorrenza. Evidentemente le altre squadre si sono rinforzate: oggettivamente l'Inter sembra, anche a livello societario, più attrezzata rispetto alle altre. Dà più garanzie di successo nel corso degli anni. Però secondo me rivedere una squadra che rivince lo scudetto per nove anni è quasi impossibile".

Un consiglio a Thiago Motta?
"Secondo me deve intervenire sulla comunicazione".

Interna o esterna?
"Interna non lo posso sapere. Parlo di quella esterna: deve far capire all'ambiente che c'è voglia di riprendere un ruolo importante. Mi ha sorpreso la dichiarazione che la vittoria non debba essere un'ossessione. Il primo giorno che sono arrivato mi hanno detto: 'dobbiamo vincere'. Poi i momenti difficili arrivano per tutti, però il DNA della Juve dice questo".

Ma le piace come allenatore?
"Se giudico il Thiago Motta dell'anno scorso, dico che mi piaceva tantissimo il Bologna. Quest'anno sta avendo tante difficoltà. Il problema non è Motta, è la comunicazione: è stato mandato via un allenatore vincente, la storia di Allegri parla chiaro, per inseguire il bel gioco. Penso al Milan: Conceicao ha detto subito che il bel gioco non gli interessa, vuole vincere. Ha subito chiarito il percorso da fare. A Thiago Motta sembra gli si chieda di giocare bene. Ha quattro problemi: deve entrare in Champions, deve cercare di lottare per lo scudetto, deve cercare di portare a casa un titolo e infine deve giocare bene. Il problema sta nelle aspettative, create anche dai media. Allegri via per cercare il bel gioco: anche Sarri è arrivato con quest'idea. Non ha fatto vedere il gioco del suo Napoli, ma ha vinto e questa era la cosa più importante".

Chi deve dare la scossa?
"Non posso giudicare questo gruppo. Il nostro era fatto di leader, con un capitano che sapete benissimo chi era. Ma c'erano tante persone con un percorso di vittorie alle spalle: dovete chiedere a chi è arrivato per la prima volta in quel gruppo. Magari figure di questo tipo ci sono anche all'interno dello spogliatoio della Juventus di oggi, non lo so".

Ricorrono in questi giorni i due anni dalla scomparsa di Vialli. Quanto manca?
"Tantissimo. Quando parlavo di capitani e leader, pensavo anzitutto al nostro Gianluca".