Sabato: "Io un mix tra Barella e Frattesi. Per poco non andai alla Juventus"
"Sarei sicuramente un giocatore che si potrebbe adattare al calcio moderno - ha confessato -. Sapevo fare un po' tutto, un calciatore coast-to-coast, un po' come Barella e Frattesi. Gigi Radice è stato l'allenatore più importante, che mi ha plasmato. Ho fatto due annate favolose al Catanzaro, dove si valorizzarono tanti giovani. Lo stadio era sempre pieno, c'era grande entusiasmo e un'atmosfera speciale. Ho dei bei ricordi di quel periodo. Ranieri? Era il sindacalista della squadra, una persona eccezionale, pieno di tanti consigli. Immaginavo che sarebbe diventato un grande allenatore.
Palanca con quei suoi gol da calcio d'angolo era incredibile, aveva un piede fatato, tra l'altro piccolo perché portava un 36. Erano sempre in ansia i portieri, anche quando batteva le punizioni. All'Inter Ferri, Bergomi, Baresi, Zenga sono quelli a cui ero più legato in quel periodo. Il ricordo più bello la vittoria col Real Madrid in casa, mi presi la rivincita contro chi pensava che fossi in declino. Rimpianto Juve? Quando giocavo nel Torino ci fu la ricorrenza per Superga e mentre andavamo lì mi trovai dietro Boniperti, che mi disse che voleva prendermi dopo l'esperienza di Catanzaro, e gli dissi che era un grande complimento per me. Non andai perché ero in comproprietà tra Inter e Catanzaro, andarono alle buste e il Catanzaro offrì 656 milioni, l'Inter 656,1 milioni e ci furono polemiche per questo. Alla fine non andai alla Juve per questo. Il rimpianto più grosso fu quando da ragazzino non mi prese il Milan ma l'Inter, perché allora un signore del Paese era tifoso del Milan e mi portava a San Siro a vedere le partite. Non ero tifoso, però andavo a vedere le partite e in quel periodo mi piaceva tanto Rivera. E mi voleva anche Nils Liedholm. Mi arrabbiai con Castagner perché non volevo fare la panchina a Tardelli, volevo giocarmi il posto almeno".