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Garlando sulla Gazzetta dello Sport: "È l’ora dei figli d’arte e dei papà orgogliosi"
Luigi Garlando, attraverso il proprio editoriale sulla Gazzetta dello Sport, analizza così la curiosa circostanza che vedi tanti figli d'arte brillante in Serie A: "In questi giorni, tira un’aria primaverile da 19 marzo, Festa del Papà: Maximilian Ibrahimovic, dopo i gol nelle giovanili del Milan, è stato convocato nell’Under 18 della Svezia; Daniel Maldini raggiungerà il ct Spalletti a Coverciano; Francisco Conceiçao, dopo il primo gol in Serie A, ha deciso in Champions League, a Lipsia. Per l’orgoglio dei padri. Una festa, appunto. Zlatan è sempre stato molto vicino alla parabola sportiva dei figli, l’attaccate Maxi e il più piccolo Vincent, centrocampista.
A cominciare dall’educazione spartana, tipo Ibiza, qualche estate fa. Rientrò da un allenamento e trovò i due ragazzi ancora a letto sullo yacht, a mezzogiorno. Li sbrandò e li portò a fare ripetute sotto il solleone. Nel suo appartamento milanese, al venticinquesimo piano di viale della Liberazione, si era dotato di un collegamento speciale che gli consentiva di seguire gli allenamenti dei figli a Stoccolma, sul campo dell’Hammarby, club che, tra l’altro, aveva acquistato in blocco. Un giorno, quando ancora giocava, vide Vincent, il più piccolo, che abbracciava il suo allenatore in campo. Chiamò subito il figlio che spiegò: «Mi manchi, papà». «È come se mi avesse pugnalato al cuore», ha raccontato Ibra, che ordinò alla moglie di caricare la famiglia su un volo privato e di portarla subito a Milano.
Maxi e Vincent passarono qualche giorno incollati al padre, anche a Milanello, mentre si allenava. Duro e dolce: Zlatan. Diventato dirigente, Ibrahimovic ha riunito la famiglia a Milano e i figli sono diventati giocatori rossoneri. Sempre molto vicino il padre alle loro partite e alla loro crescita. C’è chi ha messo in connessione la partenza di Ignazio Abate, ex tecnico della Primavera rossonera, con il poco spazio che trovava in squadra Maxi. Con il nuovo allenatore è diventato titolare e ha già segnato 4 gol, quelli che lo hanno portato in nazionale. Il padre non ha mai smesso di istruirlo e pungolarlo, a modo suo".
A cominciare dall’educazione spartana, tipo Ibiza, qualche estate fa. Rientrò da un allenamento e trovò i due ragazzi ancora a letto sullo yacht, a mezzogiorno. Li sbrandò e li portò a fare ripetute sotto il solleone. Nel suo appartamento milanese, al venticinquesimo piano di viale della Liberazione, si era dotato di un collegamento speciale che gli consentiva di seguire gli allenamenti dei figli a Stoccolma, sul campo dell’Hammarby, club che, tra l’altro, aveva acquistato in blocco. Un giorno, quando ancora giocava, vide Vincent, il più piccolo, che abbracciava il suo allenatore in campo. Chiamò subito il figlio che spiegò: «Mi manchi, papà». «È come se mi avesse pugnalato al cuore», ha raccontato Ibra, che ordinò alla moglie di caricare la famiglia su un volo privato e di portarla subito a Milano.
Maxi e Vincent passarono qualche giorno incollati al padre, anche a Milanello, mentre si allenava. Duro e dolce: Zlatan. Diventato dirigente, Ibrahimovic ha riunito la famiglia a Milano e i figli sono diventati giocatori rossoneri. Sempre molto vicino il padre alle loro partite e alla loro crescita. C’è chi ha messo in connessione la partenza di Ignazio Abate, ex tecnico della Primavera rossonera, con il poco spazio che trovava in squadra Maxi. Con il nuovo allenatore è diventato titolare e ha già segnato 4 gol, quelli che lo hanno portato in nazionale. Il padre non ha mai smesso di istruirlo e pungolarlo, a modo suo".
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