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Guarin e gli allenamenti di Cassano: "Sbagliava e diceva: 'In partita la metto dove voglio'"
L'ex centrocampista dell'Inter, Fredy Guarin, ha rilasciato una intervista a La Gazzetta dello Sport, nel corso della quale ha ricordato alcuni aneddoti legati ad allenatori e compagni cui si è legato nel corso della sua esperienza in nerazzurro.
Ranieri in una parola?
"Un gentleman. L’ho avuto poco, ma ricordo i suoi modi gentili".
Stramaccioni.
"Un amico. Nel senso che essendo poco più grande di noi si comportava come tale e ci piaceva. Ho apprezzato la sua umiltà e la sua determinazione. Non stava mai fermo".
Chiudiamo con l'ultimo: Mancini.
"Un maestro di calcio. Ogni tanto ci scriviamo ancora. ‘Guaro, come stai?’, mi chiede. Gli rispondo che me la cavo".
Sente anche Moratti?
"Certo. Un secondo padre. Dopo avermi visto segnare il primo gol all’Inter mi invitò a casa sua e parlammo a lungo, di calcio e di vita".
Qualche aneddoto sparso. Su Cassano che ci racconta?
"Potrei scrivere un libro. Le dico questa: ai tempi di Stramaccioni realizzai un bel gol da calcio d’angolo contro il Napoli. Uno schema preparato in settimana. Prevedeva un mio inserimento da dietro all’improvviso, senza che nessuno se ne accorgesse. Nei giorni precedenti Cassano non riusciva a battere i corner nel modo giusto perché non aveva voglia, ma ci disse di stare tranquilli perché tanto in partita l’avrebbe messa dove voleva lui. E così fu. Un grande".
Un compagno che ricorda volentieri?
"Tanti. Zanetti, Cordoba, Nagatomo, Palacio. Lui soffre di claustrofobia. Ogni volta che prendevamo l’ascensore gli facevamo qualche scherzo. Lui era terrorizzato".
Ma il Guarin di oggi quanto varrebbe?
"Non saprei, sono altri tempi...".
Ranieri in una parola?
"Un gentleman. L’ho avuto poco, ma ricordo i suoi modi gentili".
Stramaccioni.
"Un amico. Nel senso che essendo poco più grande di noi si comportava come tale e ci piaceva. Ho apprezzato la sua umiltà e la sua determinazione. Non stava mai fermo".
Chiudiamo con l'ultimo: Mancini.
"Un maestro di calcio. Ogni tanto ci scriviamo ancora. ‘Guaro, come stai?’, mi chiede. Gli rispondo che me la cavo".
Sente anche Moratti?
"Certo. Un secondo padre. Dopo avermi visto segnare il primo gol all’Inter mi invitò a casa sua e parlammo a lungo, di calcio e di vita".
Qualche aneddoto sparso. Su Cassano che ci racconta?
"Potrei scrivere un libro. Le dico questa: ai tempi di Stramaccioni realizzai un bel gol da calcio d’angolo contro il Napoli. Uno schema preparato in settimana. Prevedeva un mio inserimento da dietro all’improvviso, senza che nessuno se ne accorgesse. Nei giorni precedenti Cassano non riusciva a battere i corner nel modo giusto perché non aveva voglia, ma ci disse di stare tranquilli perché tanto in partita l’avrebbe messa dove voleva lui. E così fu. Un grande".
Un compagno che ricorda volentieri?
"Tanti. Zanetti, Cordoba, Nagatomo, Palacio. Lui soffre di claustrofobia. Ogni volta che prendevamo l’ascensore gli facevamo qualche scherzo. Lui era terrorizzato".
Ma il Guarin di oggi quanto varrebbe?
"Non saprei, sono altri tempi...".
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