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Martinez fissa gli obiettivi: "Il primo pensiero è il campionato, la Champions è il sogno"TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
sabato 8 marzo 2025, 09:30Primo piano
di Marco Pieracci
per Linterista.it

Martinez fissa gli obiettivi: "Il primo pensiero è il campionato, la Champions è il sogno"

Il portiere nerazzurro Pep Martinez, diventato titolare nelle ultime partite per l'infortunio di Sommer, è stato intervistato dal quotidiano la Repubblica. L'ex Genoa spiega subito il motivo del suo soprannome "colilla" (in spagnolo mozzicone di sigaretta): "Mi chiamavano così papà, fumatore, perché ero sempre per terra. Mi lanciavo, mi rotolavo, spesso con una palla".

Prove di parata in tuffo?

"A cinque anni ero già in porta, con i bambini più grandi. Andavamo a vedere il Valencia e guardavo solo i portieri. Mio padre lo aveva fatto da ragazzo, da amatore".

Quando ha capito di essere forte?

"Mi sono sviluppato tardi. A 15 anni, in una stagione, sono cresciuto otto centimetri, arrivando a un metro e 91. E mi ha chiamato il Barcellona".

Qual è il segreto della Masia, la cantera blaugrana?

"Impari una filosofia di vita. Devi impegnarti anche nello studi. E ti insegnano il tiki-taka".

Anche ai portieri?

"Non sapevo passare di sinistro a un metro. Due anni dopo, calciavo con entrambi i piedi".

Inzaghi ringrazia.

"Anche io. Lì ho capito che avrei potuto fare il professionista, come Canizares, il mio idolo, e Casillas. Da spagnolo, lo preferivo a Buffon. Che rivalità bellissima".

Altri modelli?

"Neuer, coraggioso e maestro nei tempi. Ho giocato in Spagna, in Germania al Lipsia, ora in Italia. Tre grandi scuole".

Nella vita a chi si ispira?

"Sergio Barila, il mio agente, un secondo papà. Si parla dei procuratori come dei cattivi del calcio, ma non è così".

Gira la voce che lei sia un dormiglione. Vero o falso?

"Faccio la siesta ogni pomeriggio, mi aiuta a recuperare energie".

Inzaghi dice che l'Inter gioca per tutti gli obiettivi. Le sue priorità?

"Vogliamo vincere tutte le partite. Il primo pensiero è il campionato, la Champions è il sogno".

Al Genoa era l'uomo della parate negli ultimi minuti.

"Se sono qui, è grazie a quei mesi stupendi. Ma ho preso anche gol nei finali di paritta. Si vince e si perde. L'importante è farsi trovare pronti".

A Lipsia ha fatto quattro presenze in due anni. Ora è il secondo di Sommer. È dura essere il numero dodici?

"Non è facile. Devi lavorare su te stesso, allenarti, aspettare l'occasione, sapendo che può arrivare in ogni momento".

Ha giocato le ultime quattro gare. E ora che Sommer è tornato?

"Non lo so nemmeno io! Ma so che con Yann abbiamo un rapporto bellissimo. Ha dieci anni più di me, è un modello. Con i piedi è il numero uno al mondo".

Usa anche lei occhiali digitali?

"Sì, per la reattività facciamo tanto: stimoli visivi, esercizi con pallin da ping pong. Tutto conta".

Sommer è molto attento all'alimentazione. Lei?

"Mi mancano il pesto di Genova e la focaccia pucciata nel cappuccino. Pure le arance di Alzira, la mia città, le più buone al mondo".

Passioni oltre al calcio?

"Il surf, il tennis, e la PlayStation, che mi tiene connesso agli amici lontani. Come Gudmundsson".

 Sembrava anche lui vicino all'Inter.

"Non lo so, sarebbe stato bello, ma è contento a Firenze". 

Alla Pinetina chi sono i suoi amici?

"Dico tutti. È un bel gruppo. Gran parte del merito è di Inzaghi. Capisce le persone, i momenti e gli stadi d'animo".

Calhanoglu a parte, chi calcia meglio i rigori?

"Lautaro, tira fortissimo. Zielinski è un buon rigorista, e che sinistro Dimarco. Non saprei scegliere".

È vero che voi portieri siete tutti matti?

"La maggior parte sì, e non faccio eccezione. Ti alleni da solo, in campo sei spesso lontano dai compagni, ti devi fare compagnia da te. Si Impara anche quello. Finita la carriera, mi piacerebbe fare l'allenatore dei portieri".