"A Mosca danzò sul ghiaccio", Moriero ricorda la serata da alieno di Ronaldo
L'ex fantasista dell'Inter, Francesco Moriero, ha rilasciato una intervista a La Gazzetta dello Sport nella quale ha ricordato la sfida dei nerazzurri contro lo Spartak Mosca nella Coppa Uefa vinta nell'edizione 1997/98, nella quale il Fenomeno Ronaldo mostrò tutto il meglio del repertorio nonostante un campo in condizioni pietose: "Non li appoggiava neanche" - racconta - ": Ronie giocò e fece quei due gol, anzi quel gol, quasi in punta di piedi. Come un ballerino".
Ricorda, Moriero?
"E chi se lo scorda? Mai più giocato in un campo così. Eravamo partiti da Milano che faceva quasi caldo, tipo 20 gradi: a Mosca, sotto zero. Neve, ghiaccio, giravamo incappucciati. Andiamo a provare il campo e mi scende tutta la caviglia sotto il prato".
E vi giocavate la finale di Coppa Uefa.
"Appunto. Ci guardiamo e diciamo: “E adesso, come cavolo facciamo a vincere ‘sta partita?”. Per noi dribbling e uno contro uno erano importanti, soprattutto Ronie avrebbe fatto fatica a giocare il suo calcio, ma lui non diceva niente. Forse sapeva già che avrebbe inventato qualcosa".
E inventò, ah se inventò.
"Non so ancora come fece. Andiamo in campo per il riscaldamento e dopo 5’ torniamo dentro: congelati. L’abbiamo fatto nello spogliatoio, ognuno per sé. Entriamo in campo: avevo messo due magliette sotto la maglia da gara, paraorecchie, paracollo. Tutto inutile: piedi congelati, non riuscivo a correre su una melma fatta di fango, segatura e ghiaccio. Stadio strapieno, loro assatanati, segnano dopo dieci minuti. Simeone mi chiama: “Metti più cross che puoi”. “È una parola”, gli rispondo. Dai e ridai mi arriva un pallone sull’esterno, colpisco con la caviglia in freezer, il Cholo non ci arriva di testa ma ci arriva Ronie e però tutti corrono ad abbracciare me: ero riuscito a fare un cross...".
Non bastava.
"Ma bastava Ronaldo. In quella partita avrà toccato dieci palloni, ma non correva sul ghiaccio: pattinava. Danzava. Quel gol, leggendario: fa uno stop, dribbla a seguire, chiede l’uno-due a Zamorano che è bravissimo a farsi trovare, una finta delle sue per lasciare lì due difensori, un’altra sul portiere e palla in buca. Tutto in pochi metri, alla sua velocità. Ronie, come cantavano i tifosi, ce l’avevamo noi".
Da quanto non sente Ronaldo?
"Ci scriviamo nella chat dei ragazzi del ’97-98, non ha mai smesso di funzionare. Quello è un gruppo rimasto nella memoria di tutti noi, un po’ come il dopo partita di Mosca. Non propriamente sobrio, ecco".
Quell’Inter fu il capolavoro di Simoni.
"Una squadra che giocava a memoria, uno spogliatoio che trasudava positività. Il gruppo del Triplete è entrato nella storia, ma ha avuto un predecessore: il nostro. Lo ha detto anche Moratti, negli anni seguenti: quella Inter piaceva perché interpretava lo spirito interista, era un mix perfetto di campioni e compagni che sapevano correre per loro. Ci siamo divertiti, abbiamo divertito. E la gente ancora ricorda: qualcosa abbiamo lasciato".