Giù le mani dall'Inter: Marotta, Cardinale e quel taglio netto con il passato
Nel lontano 8 maggio 2013, in un triste Inter-Lazio 1-3, i tifosi della Curva interista esponevano 12 striscioni contenenti altrettante domande poste all'allora amato presidente Massimo Moratti. Una contestazione civile, per mettere sotto la lente d'ingrandimento alcuni limiti mostrati storicamente dell'Inter e mai superati per davvero nel corso della sua storia recente, nemmeno nel periodo in cui vinceva tutto, dunque solo pochi anni prima. Fra le domande, ve ne era una che oggi appare come un concetto superato: "Come mai la società è sempre passiva di fronte a ogni attacco mediatico?".
Non siamo qui a fare paragoni: tempi diversi, gestioni completamente differenti e Moratti è consegnato ai libri di storia del club. Però ecco, se c'è un punto sul quale Giuseppe Marotta non sembra voler transigere da quando è Presidente - ma anche prima nelle vesti di amministratore delegato - , è proprio quello di lasciar passare e di conseguenza subire attacchi impuniti dall'esterno. Si potrà essere d'accordo o meno con i concetti espressi, ma sia nel caso delle bordate da Var dell'ex Antonio Conte, sia per l'offensiva gratuita e mal posta da Cardinale, l'impressione era che di lì a poco sarebbe arrivata una puntualizzazione dal club nerazzurro, nella persona di Marotta, che poi puntualmente è arrivata.
Sembrano piccolezze, o banali diatribe buone per i media, ma invece chi segue l'Inter da tanti anni mostra di solito particolare apprezzamento per questo aspetto, attento alla difesa dei colori dagli attacchi, seppur magari solo verbali, quando c'è da farlo. Un modo per i tifosi di sentirsi rappresentati, quando sentono scalfito l'onore della propria squadra del cuore e che non fa altro che aumentare il senso d'appartenenza e l'unione dell'ambiente, oltre che a mettere in chiaro le cose che assumono troppa rilevanza o che fanno troppo rumore, per essere ignorate.
Se già più di 10 anni fa si chiedeva conto di queste cose, nel 2024 l'importanza della comunicazione nel mondo del calcio non è più un aspetto che si può sottovalutare.
Per capirne il valore basta guardare ciò che sta accadendo dall'altra sponda del Naviglio. Al Milan viene spesso rimproverato di avere una proprietà assente e di non sapere chi sia realmente a comandare le scelte, oppure che i dirigenti parlino fin troppo poco. Non è che all'Inter la proprietà parli poi tanto, se ci pensate, ma ha fatto una mossa fondamentale: delegare. Quando parla Marotta, parla Oaktree, o almeno questa è la sensazione che ogni tifoso dell'Inter ha, ad oggi.
E Marotta ha maturato negli anni una grande capacità nel saper capire quando ed in che modo sia necessario intervenire, che sia con una intervista, una conferenza o un comunicato stampa, per parlare ai tifosi. I quali tifosi a parte che leggere gli articoli su giornali e portali online o ascoltare cosa dicono i protagonisti, non hanno altri mezzi per connettersi alla loro squadra.