L'Inter del futuro è adesso
Spesso capita di leggere - o ascoltare - tante parole intorno all’Inter: a volte, facciamo tante volte, con poca arte e meno parte. Per carità, la discussione è all’ordine del giorno, il sale del tifo si dice: se poi sei la squadra campione d’Italia, quella con due presunte squadre e mezzo – questa è simpaticamente divertente, lo ammetto – ovvio che la discussione si animi per un nonnulla. Ogni occasione, ogni circostanza è buona per polemizzare. Sul poco, perché scrivere nulla magari fa offendere qualcuno, e non sia mai. Inutile tornare sull’ultima querelle tra Marotta e l’ex allenatore dell’Inter, noiosa e senza spunti, forzata e poco utile. Inutile e poco istruttivo, calcisticamente parlando. Perché qui si sta perdendo di vista l’argomento principale, tutti attenti a cogliere la polemica, non importa quanto sterile. E l’argomento principale è il calcio, non le risposte piccate di tizio o di caio. Stiamo scivolando nella diatriba a tutti i costi. Certo, il pallone è sempre stato fonte di liti vere o presunte. Ma che volete, io appartengo al mondo dei Peppino Prisco, dell’Avvocato, dei Dino Viola, dei Mantovani, uomini che si scambiavano frecciate sorridendo, senza digrignare i denti, per il puro piacere del contraddittorio. Educato, elegante. Magari piccato, ma signorile.
Pistolotto chiuso – che volete, fatico ancora a digerire lo gnegnegne che impazza nel mondo del nuovo pallone – mi dedico due minuti all’Inter. Siamo alla vigilia di una partita molto più importante di quanto possa sembrare, una partita che qualcuno, evidentemente non conoscendo Milano, ha deciso di sistemare alle 18,30 di un venerdì, vigilia di Sant’Ambrogio e dell’Immacolata, quando da sempre i milanesi si muovono in massa. Ma tant’è, ormai il dado è tratto, dobbiamo tenerci un orario astruso per la gioia di non ho capito chi, certo non dei tifosi. Nel frattempo, approfittando del Natale che avanza a grandi falcate portandosi appresso l’ennesima sessione di mercato – mamma mia, noia solo a pensarci – cominciano già a imperversare i primi nomi, condizionale d’obbligo al seguito. Suggestione Verratti, che guadagna trenta (30) milioni ma sarebbe disposto a tagliarsi l’ingaggio (di quanto?). Suggestione Donnarumma, dieci (10) milioni netti a stagione: e però l’estremo della Nazionale starebbe discutendo il rinnovo coi parigini. Suggestione Mastantuono, quarantuno (41) milioni di euro la clausola rescissoria, Real Madrid in pole position. Giusto per dire.
Abbiamo due squadre e mezzo? Non credo proprio, domando scusa ma non credo proprio. Abbiamo una rosa competitiva, certo. Che giocherà un numero considerevole di partite, senza interruzione, con un febbraio che a guardarlo oggi mette già i brividi.
Nel frattempo, pensiamo alle cose reali. Per esempio, al Parma.