Marotta: "Essere presidente dell'Inter come toccare il cielo con un dito. Abbiamo tanto da vincere"
Ospite alla presentazione del libro "Inter. Il nuovo secolo. 25 anni di epopea neroazzurra" di Beppe Severgnini, il numero uno del club nerazzurro Giuseppe Marotta ha rilasciato delle dichiarazioni a cuore aperto: "Essere presidente dell’Inter è come toccare il cielo con un dito veramente. Sognavo tante cose belle da piccolo, ho preferito la carriera da dirigente a quella da calciatore, infatti ho smesso prima, ma non pensavo di poter diventare presidente dell’Inter. Mi porto dentro da sempre la voglia di vincere, mi considero ambizioso perché abbiamo tanto ancora da vincere. Abbiamo qualche sfizio ancora da toglierci: Istanbul insegna", le parole riprese da Calcio e Finanza.
In secondo luogo, poi, l'ex dirigente della Juventus si è soffermato sulla controversa questione dello stadio: “Quando parliamo di senso di appartenenza è normale che una squadra abbia uno stadio, che è un po’ la seconda casa in cui vivi ed esplichi la passione non solo in partita, ma durante tutta la settimana. Si può spaziare da qualsiasi punto di vista, anche culturale. Non necessariamente deve servire solo alla partita. Il calcio è fenomeno di aggregazione, per cui l’esigenza c’è. È la burocrazia italiana che porta a rallentare l’iniziativa".
Chiosando: "Lo stadio rappresenta un investimento minimo di un miliardo, per cui bisogna tener conto degli effetti positivi che produce. Bisogna eliminare tanti step inutili da affrontare. Milan e Inter hanno volontà di costruire lo stadio, le ultime convergenze sono sul sito di San Siro. L’importante è superare le difficoltà burocratiche. Il sindaco ci sta lavorando e sono fiducioso si possa risolvere il problema".