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La strategia del fondo, il “caso” Lautaro e il trappolone di ConteTUTTO mercato WEB
Oggi alle 00:00Editoriale
di Fabrizio Biasin
per Linterista.it

La strategia del fondo, il “caso” Lautaro e il trappolone di Conte

In questo simpatico editoriale di metà novembre che – toh – coincide con la straordinaria pausa per la Nazionale, ci tenevo a dire tre cose di numero, ma proprio tre.
La prima
Se vi dicono che i fondi sono cattivi e se ne fottono vi stanno dicendo una roba molto arraffona e parecchio retorica. I fondi non sono cattivi, ottimizzano. E il motivo è semplice: devono rendere un prodotto appetibile per poi poterlo vendere e farci un sacco di grano. In quest’ottica non esiste fondo che scelga di mandare tutto scientemente affanzum, sarebbe molto più “Tafazzi” che “fondo”. Questo per dire cosa? Che Oaktree sta facendo cose. E le sta facendo con l’appoggio di Marotta e Ausilio. E parliamo di rinnovi che, nel calcio moderno, sono più importanti degli acquisti. E sono ben sei, tutti non banali. Si va da Yann Bisseck (2029), a Denzel Dumfries (prossimo annuncio). Prima erano arrivate le firme di Barella, Lautaro, Asllani e di mister Simone Inzaghi. Un’operazione complessiva da 183 milioni lordi da qui al 2029, mica bruscolini. Morale: non fatevi fottere da chi pensa che l’Inter sia nelle mani degli orchi, lor signori vogliono guadagnare e lo vogliono fare passando da una squadra che riesca a rendere sul campo come, tra l’altro, sta facendo da tempo.
La seconda
Lautaro Martinez ha giocato male contro il Napoli. E vabbé succede. E non sta certamente passando la sua migliore fase in nerazzurro. Oh, succede anche questo. Nonostante questo ha comunque portato gol e punti, non tanti quanto l’anno passato, ma li ha portati. E continua a sbattersi in attesa di ritrovare la forma migliore. C’è chi gli dà dell’appesantito, del lassista, c’è chi dice “svegliati!”. Come se fosse normale essere al 100% sempre. L’altra settimana il signor Buongiorno (fortissimo) è stato più bravo di lui, l’altra sera il Toro ha segnato un gol splendido con l’Argentina. Morale: lasciatelo fare, non tradirà. E sapete chi ci dà questa certezza? Il suo “storico”. Ogni anno arrivano in massa a rompergli le balle, ogni anno termina la stagione con numeri impressionanti e migliori della stagione precedente. Lunga vita al capitano.

 La terza
È stata la settimana del deliro innescato dalle parole di Antonio Conte da Lecce. È stato bravissimo, l’ex ct. Ha buttato nella mischia un’esca micidiale e molti ci sono cascati: qualcuno per davvero, altri solo per convenienza.
Ebbene, quella di Antonio Conte da Lecce è banalissima strategia, non ci vuole una volpe per capirlo, basta osservare quello che ha detto e fatto in passato. Il dato di fatto, però, è che ogni volta riesce a fottere un sacco di gente con la scusa inattaccabile e paraculissima della “giustizia”. “Bisogna cambiare il protocollo! Così si rischiano i retropensieri!”. Quella del bell’Antonio voleva passare per un’intemerata fatta per il bene del calcio, mica per il suo, giammai. Ma, ci consenta, “Ccà nisciuno è fesso” (cit.). 
La riprova che certe frasi non sono affatto frutto dell’improvvisazione è data dalla sintesi proposta qua e là in seguito alle parole contiane. Nei migliori e peggiori Bar Sport non si dice “Evviva Conte che vuole un regolamento più corretto per il bene del giuoco e di tutti noi!” ma “Marotta lig! L’Inter rubbba!” (con tre B). 
Del resto se vuoi lanciare un messaggio “puro” lo fai a mente fredda e nei luoghi adatti, se invece intendi mettere pressione al tuo avversario - magari quello che ritieni più competitivo in ottica scudetto - allora alludi e alludi e alludi. “Il retropensiero...”, come no.
Dalle ore 23 di domenica sera non si è fatto altro che parlare di uno strampalato “Caso Nazionale”, ovvero quello di un rigore assegnato dopo aver applicato correttamente il protocollo in essere. Oh, può piacere o no (al sottoscritto per esempio piace pochissimo), ma a San Siro i varisti hanno fatto esattamente quello che prevede il regolamento. Discorso molto diverso a Bergamo, laddove la super Atalanta (squadra fortissima) contro l’Udinese è stata agevolata dalla mancata applicazione del suddetto protocollo (non si sono accorti di un fallo di mano atalantino visibile anche da Bergamo Alta). Ecco, sapete quanto si è parlato di questa che, sì, è stata un’ingiustizia? Cinque minuti, del resto son tutti concentrati su Antonio e il suo discorso alla nazione, quello che - toh... - si è “scordato” di fare subito dopo Empoli-Napoli 0-1, partita vinta grazie a un rigore dubbio, almeno tanto quanto quello assegnato per intervento su Dumfries. Siamo, insomma, al paradosso: è diventato “caso” l’aver applicato con correttezza il protocollo. 
L’Italia è un Paese unico, a tratti visionario e Antonio Conte lo sa bene. Eccome se lo sa.