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Barella: "Non ho mai sentito il peso del mio cartellino, quanto valgo non cambia il mio modo di giocare"TUTTO mercato WEB
Oggi alle 15:32News
di Alessandra Stefanelli
per Linterista.it

Barella: "Non ho mai sentito il peso del mio cartellino, quanto valgo non cambia il mio modo di giocare"

"Io sono arrivato dal Cagliari con una valutazione importante, ero il più pagato della storia dell'Inter prima dell'arrivo di Lukaku. Si erano create delle aspettative, ma ho scelto quel progetto perché lo consideravo il migliore, ero tranquillo e felice". Così si esprime Nicolò Barella, centrocampista dell'Inter, in un'intervista sul canale YouTube di Matteo Caccia.

Barella ha poi approfondito il tema delle valutazioni di mercato e come queste possano influire sui calciatori: "Lasciare casa, amici e parenti non è stato facile, ma ero entusiasta di fare un passo avanti nella mia carriera. Non ho mai dato troppo peso a quanto valessi, ma per molti giocatori può essere un problema. Io, a 27 anni, mi sento realizzato nella vita, anche se spero di vincere ancora molto. Quanto valgo non cambia il mio modo di giocare: bene o male, io scendo in campo a prescindere dal prezzo del mio cartellino. Ho conosciuto compagni che sentono il peso di quel prezzo, perché diventa una scusa per essere criticati. Sentono dire 'stai rubando soldi' o 'sei costato più di una casa'...".

Alla domanda su cosa i tifosi non comprendano del lavoro dei calciatori, Barella ha risposto: "Ci sono molte cose che il tifoso non può sapere. Non è che entri in campo per fare male, magari hai avuto un problema fisico durante la settimana o altre difficoltà. Il tifoso pensa che, visto che vali 100 milioni, devi per forza fare bene o vincere. Ma il calcio è uno sport di squadra, non come il tennis. Noi vogliamo vincere quanto i tifosi, ma ci sono situazioni che non possiamo controllare."

Infine l'ex Cagliari ha anche criticato la natura personale di alcune critiche: "La critica ci sta, è parte del gioco, ma non accetto che vengano coinvolte la famiglia o la vita privata. Non si sa cosa una persona stia vivendo. Questo mi infastidisce soprattutto sui social, dove le cose restano, a differenza delle chiacchiere da bar. Noi calciatori siamo esseri umani, e c’è una grande differenza quando la critica è rivolta alla persona e non al giocatore."