Due donne al centro dei guadagni: tra estorsioni e minacce, ecco chi erano le cassiere delle Curve
In un mondo violento e maschile, erano due donne a gestire gli introiti delle Curve di Inter e Milan. L'edizione online della Gazzetta dello Sport si sofferma sulla nerazzurra Debora Turiello e la rossonera Roberta Grassi: la prima si trova ai domiciliari con l'accusa di far parte di un'associazione per delinquere con aggravante mafiosa, la seconda non è indagata e ha subito una perquisizione lunedì, che potrebbe portare a nuovi sviluppi nell'inchiesta.
Turiello, entrata nel direttivo della Nord dopo l'omicidio-Boiocchi, era colei che (si legge) "commetteva irregolarità sull'intestazione dei reali fruitori dei biglietti, modificando dolosamente le generalità adottate". Come se non bastasse, partecipava anche alle azioni violente verso i tifosi avversari". Sarebbe stata proprio lei a orientare l'assalto ai tifosi del Benfica nel ritorno dei quarti della Champions 2022/23 e, inoltre, sarebbe lei a gestire la "We are Milano", associazione no-profit che in realtà servirebbe per gestire e orientare gli introiti illegali della Curva.
Speculare il lavoro della Grassi, che aveva a sua volta un ufficio per gestire il bagarinaggio per conto della Curva Sud e di Luca Lucci: "due tavolini all'entrata di "Pancaffè lly&Fathy" con accanto tutti i biglietti da rivendere". Intercettata prima di Milan-PSG del 7 novembre 2023, spiegava al padre di aver piazzato anche il proprio biglietto per massimizzare i profitti, tanto sarebbe riuscito comunque a entrare. Bloccata dagli steward, si legge, avrebbe risposto così: "Vuoi vedere che è facile che vai fuori te, no io... te!". Perdi pure il lavoro". L'atteggiamento di chi si riteneva padrone di San Siro.