Caso-ultras, gli affari della Curva Nord: dal racket-biglietti al ruolo di Caminiti
L'inchiesta va avanti e continua ad arricchirsi di particolari. Stando a quanto riporta La Gazzetta dello Sport, infatti, gli ultras dell'Inter e del Milan sfruttavano le squadre per i propri tornaconti economici. Innanzitutto coi biglietti delle gare, acquistati alle cifre "normali" e rivenduti a prezzi maggiorati e spesso spropositati. Nell'ordinanza del Gip Domenico Santoro si legge di "una conversazione nella quale i capi della Curva Nord interista dicevano di guadagnare dai biglietti fino a 200 mila euro a testa", con l'apice della finale di Istanbul che avrebbe generato un introito di 1mln circa per la Curva.
Gli affari illeciti dei leader delle due Curve di Inter e Milan, inoltre, ruotavano anche sui parcheggi intorno a San Siro. Qui il ruolo chiave era quello di Giuseppe Caminiti, accusato anche di un omicidio insoluto del 1992 di cui ha confessato (in un'intercettazione) di essere l'esecutore materiale: classe '69 e "diretta emanazione della 'Ndrangheta per sua espressa ammissione", quest'ultimo era l'anello di congiunzione tra Beretta e l'imprenditore Zaccagni. La Curva ricavava circa 4mila euro a gara di quota fissa, dai parcheggi. Inoltre c'era un ricarico sulle birre vendute allo stadio (comprate a 2€ e rivendite a 5). Cifre che, sommate, generavano un introito annuale da capogiro per gli ultras a scapito dei club. Questi ultimi hanno optato per il silenzio di fronte ai pm.