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Gosens: "Sto facendo una carriera importante, ma l'anno scorso sono caduto mentalmente"TUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca 2024 @fdlcom
Oggi alle 16:45News
di Alessandra Stefanelli
per Linterista.it

Gosens: "Sto facendo una carriera importante, ma l'anno scorso sono caduto mentalmente"

Nel corso di una lunga intervista concessa ai microfoni di Cronache di Spogliatoio, l'ex nerazzurro Robin Gosens, ora alla Fiorentina, racconta anche le sue debolezze mentali: "Lo dico onestamente, ho evitato di rispondere a certe domande perché vuol dire confrontarsi con te stesso e trovare risposte sul tuo passato che qualche volta possono essere non piacevoli. Ho scelto di fare questa analisi dopo la carriera, ora mi aiuta molto il fatto di essere orgoglioso di quello che sto facendo. Ho giocato per l'Atalanta, per l'Inter, per l'Union Berlino e adesso sono a Firenze. Sto facendo una carriera importante e non voglio perdere soddisfazioni pensando a cosa potevo fare diversamente".

Sul periodo in Bundesliga: "Durante la scorsa stagione sono caduto mentalmente. Ero a Berlino, la mia famiglia non si trovava bene. Già al campo le cose non andavano per il verso giusto, quando tornavo a casa c’era negatività. La mia psicologa è stata fondamentale. Conoscendomi, senza sarebbe stata ancora peggio. In quel periodo lì tutti i giorni facevo una videochiamata con lei. Se non avessi avuto la mia psicologa, e la consapevolezza del mio percorso universitario, forse sarebbe stato molto peggio e sarei caduto in modo diverso. Non siamo soltanto giocatori di calcio, ma siamo esseri umani. Sembra banale, ma non lo è. Quando non sono stato convocato per gli Europei, mi è crollato il mondo addosso. Quando Julian Nagelsmann mi ha chiamato dicendo che non sarei stato convocato, mi è crollato il mondo. Avevo fatto una bella stagione a livello personale, mi chiedevo ‘Perché no?’. Ho pianto, non mi nascondo. Ho intensificato il percorso con la mia psicologa. Ero tornato in Germania per questo. Ci tenevo tanto: sono tornato in Germania con aspettative enormi e andare in Nazionale. Volevo fare la differenza, far crescere i ragazzi. Invece non vincevamo mai. Mi ha toccato tanto, ancora ci penso spesso, se potevo fare una cosa diversa. Se potevo far qualcosa per evitare la situazione. Ancora non ho trovato la risposta. Non ci trovavamo bene, era troppo. Lì ho sofferto, forse ha influito anche sul campo. Arrivi a un certo punto e non puoi più gestire quella negatività. Non sono riuscito a dividere la sfera professionale da quella familiare. Ho parlato tanto con mia moglie: è stato importante perché qualche volta la gente sceglie di non parlare. Invece per fortuna lo abbiamo fatto".