Verona, altro disastro: Venezia e Monza crocevia salvezza
Evaporate in novanta minuti, ma era già palese dopo quarantacinque, tutte le belle parole su un Hellas ritrovato che esce con dignità dalla proibitiva trasferta di Napoli, che strappa con grinta e sudore un punto in inferiorità numerica contro l'Udinese, che con estremo cinismo ribalta il Bologna al Dall'Ara. Troppo fragile il Verona, sparito dalla partita con la Lazio dopo il gol di Gigot che ha freddato il Bentegodi dopo nemmeno due giri di lancette. Gruppo con poco carattere? Possibile, poche sono sicuramente le idee di una squadra che una volta superata la linea di metà campo non sa che pesci prendere. Due, tre, quattro volte il Bentegodi ha rumoreggiato, per usare un eufemismo, quando a turno prima Tchatchoua, poi Dawidowicz, e così via, non trovando soluzioni hanno ripiegato all'indietro vanificando talvolta alcuni buoni recuperi palla. Se la fase offensiva stenta, dietro è un film dell'orrore.
Non una novità certo, ma le ultime uscite sembravano aver socchiuso quel capitolo, con il ritorno della comfort zone della difesa a tre e un'apparente solidità ritrovata. Apparente appunto, perché con la Lazio due gol e mezzo sono frutto di amnesie che a questi livelli non sono tollerabili, soprattutto se diventano un leitmotiv che si ripete con cadenza quasi settimanale da settembre.
Due lunedì per restare a galla. Prima al Penzo, poi all'U Power Stadium, ex Brianteo. Due appuntamenti che diranno se non tutto, quasi, del percorso dei gialloblù da qui a maggio. Niente calcoli, niente alibi. Anche perché il calendario che segue i due scontri salvezza è da giro della morte: nell'ordine Atalanta, Milan, Fiorentina, Juventus e Bologna. Cinque delle prime attuali prime otto. Zanetti resta in sella, sembra, ma adesso il passaggio di proprietà è concluso e non ci sono più limitazioni per eventuali ribaltoni. Con o senza il tecnico vicentino le prossime due gare non si possono sbagliare.
Menzione finale per la curva, che si è distaccata dai fischi a scena aperta del resto del Bentegodi continuando a sostenete la squadra. Dopo il triplice fischio, l'inevitabile invito a tirare fuori gli attributi, seguito da un ulteriore coro di incoraggiamento.