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Valerio Giuffrida: "Gudmundsson, Dovbyk, De Gea e gli altri: ecco com'è andata"
Valerio Giuffrida, insieme al fratello Gabriele e alla loro agenzia GG11, è stato uno degli agenti più attivi durante l'ultima sessione di mercato estiva. Nella loro scuderia ci sono calciatori del calibro di Albert Gudmundsson, Maduka Okoye e Hamed Traoré e allenatori come Stefano Pioli e Davide Nicola, ma il loro lavoro ha coinvolto anche le intermediazioni di big come David De Gea, Artem Dovbyk e Vitinha. In esclusiva per TMW, lo stesso Giuffrida ha raccontato segreti e retroscena del calciomercato.
Si è chiuso il mercato estivo con molti investimenti. È un segno di ripresa del calcio italiano?
“I club di serie A complessivamente sono al secondo posto al mondo come spese nel mercato estivo 2024. Una segnale di grande fiducia e che è in parte conseguenza del fatto che molti club partecipano alle coppe e quindi hanno più introiti. Inoltre anche le società che avevano un costo del lavoro eccessivo rispetto ai ricavi si sono regolarizzate ed hanno ora un monte ingaggi contenuto. E questo consente di investire sul mercato. Pensiamo alla Juventus ad esempio che ha scelto di lasciare andare giocatori chiave come Rabiot e Szczesny che avevano degli stipendi elevati, investendo sempre di più sui giovani. Una politica sempre più adoperata dai club italiani e che va in controtendenza rispetto al passato”.
Sessioni di mercato estive e invernali parificate almeno nei 5 campionati top europei. Può essere la soluzione giusta?
“Sicuramente chiudere il mercato prima dell’inizio del campionato permetterebbe alle società di fare una pianificazione più razionale e strategica ed agli allenatori di non vedersi privati dei propri giocatori inaspettatamente e a campionato in corso. Parificare le sessioni di mercato è una scelta tanto giusta quanto scontata. Ma non solo i principali campionati…anche altri come la Turchia dovrebbero adeguarsi. Il calcio si è globalizzato e tutti i mercati comunicano fra loro, anche quelli più distanti ed impensabili. Non ha senso avere finestre che discordano da un paese all’altro”.
Decreto Crescita si o no? Lei da che parte si schiera?
“Assolutamente sì. La sua abolizione, come abbiamo potuto riscontrare nelle due sessioni di mercato del 2024, non ha portato a meno stranieri ma ad un maggior costo fiscale per quelli che sono arrivati. Quindi l’obiettivo che si voleva raggiungere, di alimentare la circolazione di calciatori italiani, non è stato realizzato mentre i costi per i club, già martoriati per le minori entrate dei diritti televisivi, sono lievitati. Se invece non sono lievitati è perché le società non sono riuscite a prendere i giocatori che avrebbe preso se avessero potuto beneficiare dell’agevolazione. Potremmo parlare per ore di quanti pro porta il Decreto Crescita e di quanti contro porta averlo tolto. Non c’è neppure da starne a discutere. Per fortuna che nella vita è’ ammesso cambiare idea. Si fa sempre in tempo”.
Come nasce l’operazione Al Nassr-Pioli? Il tecnico da quando è arrivato tra l’altro ha vinto 5 partite di fila.
“Quando pensavamo di essere ormai in vacanza i primi di settembre sono iniziati i primi contatti con l’Al Nassr. Non il primo club saudita a dire la verità con cui abbiamo parlato quest’estate. Quando Hierro e Pioli si sono parlati, si sono anche trovati sia empaticamente sia sotto il profilo tecnico sportivo, perché sono due persone profondamente simili. La trattativa è stata molto semplice e veloce perché da entrambe le parti non c’era il minimo dubbio che fosse la scelta giusta”.
Nicola in questi anni ha dimostrato di essere molto bravo a risolvere situazioni difficili, ma questa è un’etichetta che forse non rende il giusto valore al tecnico
“Nicola ha compiuto gesta che noi umani non possiamo neppure immaginare mentre a lui sono venute quasi naturali per quanto impossibili. È un personaggio avvolto da un’aurea di magia. Un giorno mi sentivo giù di morale per questioni mie personali e mi trovavo a parlare con lui telefonicamente di alcuni dettagli del contratto che avrebbe dovuto sottoscrivere al Cagliari. Al termine della telefonata, avendo lui percepito il mio stato d’animo, mi ha detto prima di attaccare “Valerio che succede? Dai forza!”. E poi mi ha salutato. Mi ha trasferito un’energia anche solo con quelle due parole e mi ha dato stimolo ad affrontare la giornata con un altro entusiasmo. Immagino come possano sentirsi i suoi giocatori e perché diano il 200%”.
Gudmundsson assolto. Tutti felicissimi immagino, voi dell’entourage e lui per primo ovviamente
“Non voglio esprimermi nel merito ma questo lavoro a volte non ti fa dormire la notte soprattutto quando ci sono di mezzo vicende umane che riguardano tuoi assistiti a cui sei legato personalmente. Quando facevo il commercialista dormivo molto meglio. Comunque ieri Albert ci ha fatto emozionare di nuovo, stavolta fuori dal campo".
L’operazione Fiorentina nasce a gennaio e si concretizza ad agosto. Ci racconta un po’ tutto, retroscena compresi...
“La Fiorentina ha fatto le sue avances già a gennaio ma il Genoa non poteva permettersi di lasciarlo uscire in corso d’anno, andando a stravolgere equilibri che non avrebbe potuto sistemare intervenendo a metà stagione. Anche lui non si sentiva di abbandonare una missione che non riteneva completamente compiuta. Quest’estate sia lui che il Genoa hanno avuto modo di metabolizzare questa separazione e le avances si sono trasformate in una corte sfrenata durata mesi. Retroscena ce ne sarebbero tanti, a partire dalle giornate di metà agosto passate a litigare tutti contro tutti perché sembrava che l’operazione, dopo l’uscita imprevista di Retegui (a sua volta conseguenza dell’infortunio di Scamacca) non si riuscisse più a fare. Nel calcio c’è molto nervosismo e si discute tanto sopratutto in certi periodi dell’anno ma poi tutto rientra”.
De Gea alla Fiorentina, un sogno che per i viola è diventato realtà
“Mi viene molto facile parlare ora dopo quello che sta facendo e soprattutto dopo la vittoria col Milan dove gli abbiamo visto fare cose fuori dal comune come sui due rigori parati. Mi limiterò a dire che la capacità di un direttore sportivo sta anche nel cogliere le opportunità e nell’essere veloce. Prade’ ha deciso di puntare su De Gea in un momento inaspettato del mercato e lo ha fatto come un fulmine a ciel sereno durante un pomeriggio in cui stavamo parlando assiduamente di Gudmundsson al Viola Park. La trattativa per De Gea è durata appena qualche ora. Società e giocatore si sono trovati subito e si sono innamorati a prima vista. Fossero tutte così le operazioni di mercato… invece no”.
Dovbyk alla Roma, decisiva la sua volontà?
“Ecco, questo sì che è’ stato un trasferimento complicato. Ne sa qualcosa mio fratello Gabriele (e’ lui che ha gestito l’operazione, ndr) che ha fatto le notti prima a Girona e poi negli uffici di Trigoria. Dovbyk lo hanno voluto diversi club di Premier e, com'è noto, l’Atletico Madrid con cui si è innescata una vera propria battaglia sportiva. La sua volontà è sempre stata quella di andare alla Roma perché sentiva con questa società un legame che gli veniva istintivo. Anche il club giallorosso d’altra parte ha dovuto fare un grande sforzo economico, avendo individuato in Dovbyk l’attaccante ideale per questo campionato”.
Parliamo di Vitinha, bella operazione del Genoa, peccato per l’infortunio che lo terrà fuori per un po’
“L’anno scorso ha fatto vedere che giocatore può essere e, durante i 6 mesi al Genoa, la società ha avuto modo di analizzarlo sia come calciatore sia sotto il profilo umano ed ha deciso di fare questo grande investimento. Oggi al Genoa le cose non girano come l’anno scorso e tutti sembrano risentirne. I rossoblù in 7 partite di campionato hanno incontrato Roma, Inter, Milan e Juventus. Speriamo che dopo la sosta il vento inizi a cambiare e che Vitinha dia un contributo alla causa”.
Okoye lo voleva l’Inter ma Udine è la piazza giusta per crescere ancora.
“Maduka è un ragazzo intelligente ed estremamente umile che sa trovare la forza dai momenti di difficoltà. È molto critico e severo verso se stesso e questo gli permette di migliorarsi come sta facendo. In un lasso di tempo brevissimo ha scalato le gerarchie ed ora sa che questo è l’anno della sua consacrazione”.
Traoré dopo l’esperienza al Napoli ora gioca nell’Auxerre
“Ha scelto di mettersi in gioco in Francia perché sapeva che doveva trovare continuità ed è quello che sta facendo. Sta dimostrando quello che aveva fatto vedere ai tempi del Sassuolo, un valore che lo aveva reso uno dei giocatori più forti del campionato. Alcuni eventi sfortunati come un infortunio al piede ed un’infezione contratta in Africa gli hanno condizionato due anni di carriera impedendogli di giocare regolarmente. Sta tornando il calciatore che conoscevamo e che aveva attratto l’attenzione di club importanti come Milan ed Arsenal”.
Si è chiuso il mercato estivo con molti investimenti. È un segno di ripresa del calcio italiano?
“I club di serie A complessivamente sono al secondo posto al mondo come spese nel mercato estivo 2024. Una segnale di grande fiducia e che è in parte conseguenza del fatto che molti club partecipano alle coppe e quindi hanno più introiti. Inoltre anche le società che avevano un costo del lavoro eccessivo rispetto ai ricavi si sono regolarizzate ed hanno ora un monte ingaggi contenuto. E questo consente di investire sul mercato. Pensiamo alla Juventus ad esempio che ha scelto di lasciare andare giocatori chiave come Rabiot e Szczesny che avevano degli stipendi elevati, investendo sempre di più sui giovani. Una politica sempre più adoperata dai club italiani e che va in controtendenza rispetto al passato”.
Sessioni di mercato estive e invernali parificate almeno nei 5 campionati top europei. Può essere la soluzione giusta?
“Sicuramente chiudere il mercato prima dell’inizio del campionato permetterebbe alle società di fare una pianificazione più razionale e strategica ed agli allenatori di non vedersi privati dei propri giocatori inaspettatamente e a campionato in corso. Parificare le sessioni di mercato è una scelta tanto giusta quanto scontata. Ma non solo i principali campionati…anche altri come la Turchia dovrebbero adeguarsi. Il calcio si è globalizzato e tutti i mercati comunicano fra loro, anche quelli più distanti ed impensabili. Non ha senso avere finestre che discordano da un paese all’altro”.
Decreto Crescita si o no? Lei da che parte si schiera?
“Assolutamente sì. La sua abolizione, come abbiamo potuto riscontrare nelle due sessioni di mercato del 2024, non ha portato a meno stranieri ma ad un maggior costo fiscale per quelli che sono arrivati. Quindi l’obiettivo che si voleva raggiungere, di alimentare la circolazione di calciatori italiani, non è stato realizzato mentre i costi per i club, già martoriati per le minori entrate dei diritti televisivi, sono lievitati. Se invece non sono lievitati è perché le società non sono riuscite a prendere i giocatori che avrebbe preso se avessero potuto beneficiare dell’agevolazione. Potremmo parlare per ore di quanti pro porta il Decreto Crescita e di quanti contro porta averlo tolto. Non c’è neppure da starne a discutere. Per fortuna che nella vita è’ ammesso cambiare idea. Si fa sempre in tempo”.
Come nasce l’operazione Al Nassr-Pioli? Il tecnico da quando è arrivato tra l’altro ha vinto 5 partite di fila.
“Quando pensavamo di essere ormai in vacanza i primi di settembre sono iniziati i primi contatti con l’Al Nassr. Non il primo club saudita a dire la verità con cui abbiamo parlato quest’estate. Quando Hierro e Pioli si sono parlati, si sono anche trovati sia empaticamente sia sotto il profilo tecnico sportivo, perché sono due persone profondamente simili. La trattativa è stata molto semplice e veloce perché da entrambe le parti non c’era il minimo dubbio che fosse la scelta giusta”.
Nicola in questi anni ha dimostrato di essere molto bravo a risolvere situazioni difficili, ma questa è un’etichetta che forse non rende il giusto valore al tecnico
“Nicola ha compiuto gesta che noi umani non possiamo neppure immaginare mentre a lui sono venute quasi naturali per quanto impossibili. È un personaggio avvolto da un’aurea di magia. Un giorno mi sentivo giù di morale per questioni mie personali e mi trovavo a parlare con lui telefonicamente di alcuni dettagli del contratto che avrebbe dovuto sottoscrivere al Cagliari. Al termine della telefonata, avendo lui percepito il mio stato d’animo, mi ha detto prima di attaccare “Valerio che succede? Dai forza!”. E poi mi ha salutato. Mi ha trasferito un’energia anche solo con quelle due parole e mi ha dato stimolo ad affrontare la giornata con un altro entusiasmo. Immagino come possano sentirsi i suoi giocatori e perché diano il 200%”.
Gudmundsson assolto. Tutti felicissimi immagino, voi dell’entourage e lui per primo ovviamente
“Non voglio esprimermi nel merito ma questo lavoro a volte non ti fa dormire la notte soprattutto quando ci sono di mezzo vicende umane che riguardano tuoi assistiti a cui sei legato personalmente. Quando facevo il commercialista dormivo molto meglio. Comunque ieri Albert ci ha fatto emozionare di nuovo, stavolta fuori dal campo".
L’operazione Fiorentina nasce a gennaio e si concretizza ad agosto. Ci racconta un po’ tutto, retroscena compresi...
“La Fiorentina ha fatto le sue avances già a gennaio ma il Genoa non poteva permettersi di lasciarlo uscire in corso d’anno, andando a stravolgere equilibri che non avrebbe potuto sistemare intervenendo a metà stagione. Anche lui non si sentiva di abbandonare una missione che non riteneva completamente compiuta. Quest’estate sia lui che il Genoa hanno avuto modo di metabolizzare questa separazione e le avances si sono trasformate in una corte sfrenata durata mesi. Retroscena ce ne sarebbero tanti, a partire dalle giornate di metà agosto passate a litigare tutti contro tutti perché sembrava che l’operazione, dopo l’uscita imprevista di Retegui (a sua volta conseguenza dell’infortunio di Scamacca) non si riuscisse più a fare. Nel calcio c’è molto nervosismo e si discute tanto sopratutto in certi periodi dell’anno ma poi tutto rientra”.
De Gea alla Fiorentina, un sogno che per i viola è diventato realtà
“Mi viene molto facile parlare ora dopo quello che sta facendo e soprattutto dopo la vittoria col Milan dove gli abbiamo visto fare cose fuori dal comune come sui due rigori parati. Mi limiterò a dire che la capacità di un direttore sportivo sta anche nel cogliere le opportunità e nell’essere veloce. Prade’ ha deciso di puntare su De Gea in un momento inaspettato del mercato e lo ha fatto come un fulmine a ciel sereno durante un pomeriggio in cui stavamo parlando assiduamente di Gudmundsson al Viola Park. La trattativa per De Gea è durata appena qualche ora. Società e giocatore si sono trovati subito e si sono innamorati a prima vista. Fossero tutte così le operazioni di mercato… invece no”.
Dovbyk alla Roma, decisiva la sua volontà?
“Ecco, questo sì che è’ stato un trasferimento complicato. Ne sa qualcosa mio fratello Gabriele (e’ lui che ha gestito l’operazione, ndr) che ha fatto le notti prima a Girona e poi negli uffici di Trigoria. Dovbyk lo hanno voluto diversi club di Premier e, com'è noto, l’Atletico Madrid con cui si è innescata una vera propria battaglia sportiva. La sua volontà è sempre stata quella di andare alla Roma perché sentiva con questa società un legame che gli veniva istintivo. Anche il club giallorosso d’altra parte ha dovuto fare un grande sforzo economico, avendo individuato in Dovbyk l’attaccante ideale per questo campionato”.
Parliamo di Vitinha, bella operazione del Genoa, peccato per l’infortunio che lo terrà fuori per un po’
“L’anno scorso ha fatto vedere che giocatore può essere e, durante i 6 mesi al Genoa, la società ha avuto modo di analizzarlo sia come calciatore sia sotto il profilo umano ed ha deciso di fare questo grande investimento. Oggi al Genoa le cose non girano come l’anno scorso e tutti sembrano risentirne. I rossoblù in 7 partite di campionato hanno incontrato Roma, Inter, Milan e Juventus. Speriamo che dopo la sosta il vento inizi a cambiare e che Vitinha dia un contributo alla causa”.
Okoye lo voleva l’Inter ma Udine è la piazza giusta per crescere ancora.
“Maduka è un ragazzo intelligente ed estremamente umile che sa trovare la forza dai momenti di difficoltà. È molto critico e severo verso se stesso e questo gli permette di migliorarsi come sta facendo. In un lasso di tempo brevissimo ha scalato le gerarchie ed ora sa che questo è l’anno della sua consacrazione”.
Traoré dopo l’esperienza al Napoli ora gioca nell’Auxerre
“Ha scelto di mettersi in gioco in Francia perché sapeva che doveva trovare continuità ed è quello che sta facendo. Sta dimostrando quello che aveva fatto vedere ai tempi del Sassuolo, un valore che lo aveva reso uno dei giocatori più forti del campionato. Alcuni eventi sfortunati come un infortunio al piede ed un’infezione contratta in Africa gli hanno condizionato due anni di carriera impedendogli di giocare regolarmente. Sta tornando il calciatore che conoscevamo e che aveva attratto l’attenzione di club importanti come Milan ed Arsenal”.
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