
Genoa, il solito risveglio nella ripresa ma il pari è d'oro
Mezza partita dignitosa basta e avanza per tornare dall'isola sarda con un punto ricoperto d'oro massiccio. Secondo un copione immutabile, il Genoa regala agli avversari il primo tempo, ma rimedia nella ripresa e si mantiene ampiamente in orbita salvezza, frustrando le intenzioni di avvicinamento sbandierate dalla banda, piuttosto modesta, dell'ex Davide Nicola.
Vieira stavolta sorprende tutti varando una formazione inedita e, alla prova dei fatti, insostenibile, con Norton-Cuffy terzino destro al posto di Sabelli ed un tridente offensivo composto sulle fasce da Ekhator e Cornet e puntellato al centro non dal consueto Pinamonti bensì da Ekuban. Mosse che si riveleranno perdenti sotto ogni aspetto.
Il Cagliari non è irresistibile, ma già in apertura si vede annullare un gol pregevole di Piccoli – centravanti interessantissimo – per un offside di un'unghia. Il pericolo corso però non induce i rossoblù ospiti a cambiare registro, ed ecco che i padroni di casa scheggiano il palo con Coman.
Il vantaggio è maturo e arriva al 18' nel modo meno concepibile: su contropiede, dopo due clamorosi “lisci” genoani in area avversaria. L'errore capitale è aver lasciato come ultimo uomo l'impresentabile Norton Cuffy, che non chiude a dovere, ma vanno apprezzati sia il controllo e il successivo assist di Piccoli, sia la rasoiata di Viola sulla quale Leali, anche perché scivolato, non riesce ad intervenire.
Corre il 18' e non mancherebbe il tempo per rimediare, ma sino all'intervallo l'Armata Brancaleone vieiriana non combinerà proprio nulla. D'altronde, come pretendere cose egregie da un gruppo di calciatori che non si erano mai esibiti assieme e non esprimevano certo il senso del collettivo?
Pessimo il giudizio relativo all'iniziale metà gara, nella quale non si sono salvati neppure gli abituali capisaldi Frendrup e Vasquez e gli unici squarci di luce sono giunti da Miretti, libero di agire alle spalle dei presunti bomber e finalmente lucido in parecchie giocate.
Vieira dopo l'intervallo lascia negli spogliatoi il bocciatissimo Norton-Cuffy affidandosi a Zanoli, subito vivace e intraprendente. Il pari arriva al secondo minuto, per una... restituzione di ripartenza. Stavolta la palla giunge sul corridoio destro a Ekuban, che avanza a velocità supersonica sino alla linea di fondo, da dove lascia partire un cross a giri contati per Cornet, abile a rubare il tempo ai trafelati difensori sardi e a trafiggere il portiere Caprile.
La gara assume ben altri connotati. Il Cagliari accusa il colpo e il Grifo inizia a comandare con autorevolezza, come d'altronde accade sempre nei secondi tempi. Al 52' il mister francese prova a giocarsi il successo inserendo Pinamonti per Ekuban e Masini per Badelj, appena ammonito. La superiorità genoana sfocia verso l'ora di gioco nel cross pennellato da sinistra da Martin per De Winter che, indisturbato non più di due metri dalla linea bianca, riesce nell'impresa clamorosa di inzuccare a lato disperandosi.
Il colpaccio non arriva e a metà tempo, dopo qualche cambio nella formazione cagliaritana, Vieira opta per un undici più conservativo spedendo sotto le docce Ekhator – evanescente dall'inizio alla fine – e immettendo Matturro, un difensore. Il Grifo insiste ma senza creare altre nitide opportunità e quando Cornet si arrende ad infortunio muscolare (l'ennesimo registrato in casa Genoa nell'attuale stagione) e al suo posto entra il redivivo Malinovskyi (assente da quasi sei mesi) la spinta scema progressivamente per mancanza di contropiedisti. Quando, al 78', mister Nicola cala contemporaneamente le carte Adopo e Pavoletti, il Genoa capisce che più di tentare ardue avventure occorre proteggere il punto. Missione compiuta, e senza patemi particolari, anche considerando la confusione imperante nella trama del Cagliari, monocorde nel cercare i lanci lunghi e alti per le numerose “torri”.
Il pari è il logico sbocco di due mezze gare di tenore opposto e soddisfa senz'altro di più Frendrup e compagni. Resta il rammarico per essere scesi in campo solo dopo l'intervallo ed è lecito chiedersi come sarebbe finita se Vieira non avesse partorito quella cervellotica formazione iniziale, senza capo né coda.
PIERLUIGI GAMBINO







