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Nostalgia 2014, Russo: "L'avversario più forte è stato Morata, sulle promozoni in Serie A..."TUTTO mercato WEB
© foto di Federico Gaetano
Oggi alle 19:09Interviste
di Alessandro Zottolo
per Tuttofrosinone.com

Nostalgia 2014, Russo: "L'avversario più forte è stato Morata, sulle promozoni in Serie A..."

Intervista di Extra Tv ad Adriano Russo, ex calciatore del Frosinone protagonista della doppia promozione del Frosinone dalla C alla A

Extra Tv, attraverso Nostalgia 2014, ha deciso di raccontare dopo 10 anni la cavalcata del Frosinone: dalla C alla A. Di seguito l'intervista ad Adriano Russo:

Adriano Russo a Nostalgia 2014, intanto bentrovato tra noi. Sono passati 10 anni, so che sembrano passati un'eternità da quella stagione memorabile e straordinaria. Ecco ti chiedo subito il primo ricordo che ti viene in mente 10 anni dopo

"Beh il primo ricordo è la festa insieme ai ragazzi, credo sia stata la più bella di tutte le altre promozioni. Il mio ricordo più lampante è l'urlo liberatorio perchè comunque dalla C alla B, non perchè la C non sia professionismo, perchè sai prima c'era la storia del nome dietro la maglia e passando alla B a quell'epoca passi di livello. Quindi vedere il nome dietro la maglietta, si sembra una cavolata, però ti faceva sentire importante"

Senti Adriano, se proprio vogliamo essere sinceri, al Frosinone non ci dovevi proprio arrivare perchè mi ricordo luglio/agosto 2013 'Adriano Russo alla Spal: affare fatto'

"Questa te la racconto dopo..."

Te la tieni per dopo, ok. Saltiamo questa fase e inizia il campionato. Tu dopo qualche partita entri subito in pianta stabile e diventi un titolare inamovibile...

"Si perchè il mister era uno che se arrivava, non so, Ronaldo il Fenomeno. Per dire noi avevamo già giocato contro l'Ascoli in Coppa Italia e una partita di Coppa Italia, le aveamo vinte tutte e due. Il mister, anche se tu un valore aggiunto, prima di inserirti titolare, ti faceva fare una sorta di rodaggio. Lui è sempre stato molto rispettoso del gruppo di chi giocava, di chi non giocava. Bertoncini aveva fatto bene, anche se nelle prime partite non c'era una difesa titolare. Ho aspettato prima di avere il mio momento..."

Roberto Stellone ti ha lanciato dalla Serie C e ti ha portato In Serie A, cosa ti ha dato questo allenatore che è stato un po' l'allenatore della svolta nella tua carriera

"Ti devo dire si, ma aldilà del discorso tecnico, a livello umano, di gruppo, poi c'è a chi piaceva e a chi no, poi avevamo un rapporto con quel gruppo difficile da descrivere. Lui è riuscito a creare una situazione dove tutti rispettavano tutti, dove tutti erano fondamentali ma nessuno indispensabile e solitamente non è così. I giocatori non sono tutti uguali, allora lui riusciva a far sentire importante anche chi ha giocato tre partite. Non l'ho riscontrato in tutti gli allenatori, quasi nessuno"

Ho capito. Senti invece di quella stagione straordinaria per quanto riguarda la dirigenza che ruolo ha in una stagione del genere. Penso siano fuori dalla sacralità dello spogliatoio ma hanno comunque un ruolo importante

"All'epoca c'era Salvini e Giannetti, beh ti posso assicurare che probabilmente sono stati presenti a quasi tutti gli allenamenti. Mi ha stupito, all'inizio mi dava quasi fastidio. Per me che ero nuovo, che venivo da una piazza come Perugia che il calcio si viveva in maniera ossessiva però il direttore non era una persona presente al campo. Vedevo che poi non era una presenza fastidiosa, era un supporto. Ti sentivi comunque in un ambiente dove tutti cercavano di aiutare ognuno a modo suo. Non erano lì per controllarti o per vedere se il giocatore che avevano comprato faceva bene o no. Erano per dare un sostegno ed è una cosa che comunque ha aiutato"

Hai avuto subito la sensazione che quella squadra poteva arrivare in fondo, che poteva far vincere il campionato?

"A me ha chiamato Daniel, che giocava con me al Perugia. Mi chiamò e mi disse 'Adria la squadra è forte , serve uno come te'. Poi quando arrivai...noi veniamo da un modo di giocare diverso. Con il Perugia giocavamo un buon calcio, però non abbiamo portato dei risultati , almeno per quell'anno però si giocavamo bene. Avevo qualche perplessità, però analizzando reparto per reparto e chiunque giocava tu eri tranquillo. In difesa io ho sempre detto che potevamo giocare due campionati paralleli e far bene in entrambi perchè eravamo tanti. All'epoca c'era chi non giocava mai e ha fatto bene, quindi tutti doppi e il mister era sempre in difficoltà, non era facile fare la formazione"

Tu giochi titolare praticamente tutto il campionato poi ti fai male credo l'ultima giornata a Perugia di cui vincono quest'ultimi e costringe il Frosinone a ripartire dai playoff che però tu non giochi, quanto hai sofferto nel stare fuori nel momento determinante della stagione che, praticamente, si ripartiva da zero...

"Io penso di aver giocato la mia migliore partita che, contemporaneamente, è stata la più difficile per me. Non so quante volte si siano affrontate la prima contro la seconda all'ultima giornata e l'anno prima giocavo con l'altra squadra. Ti dico che forse è meglio così. Mi è dispiaciuto ma mi sentivo talmente bene perchè avevo dato il massimo in quella partita poi mi ero stirato. Gli infortuni mi hanno sempre perseguitato. Però sapevo che chiunque giocava partita dopo partita faceva grandi cose"

Leggenda racconta, poi non so se è vero, che tu fisicamente eri pronto per giocare la finale però hai quasi scelto non dico di non giocare, però non ti sei sentito sicuro o perchè avevi tanta fiducia nei tuoi compagni...

"Ti dico le cose come stanno, sempre riferente alla finale dei playoff, allora io rientro ufficialmente in quella settimana. Non mi ricordo se all'andata ero in panchina o sono andato solo per vedere i compagni, però diciamo non ho giocato la prima perchè volevo giocare il ritorno. Noi facciamo una grande partita a Lecce, finisce 1-1. Guarda io ho ragionato: guarda siamo arrivati fin qui, non ho giocato fin qui, con quale diritto...c'è non me lo sarei perdonato nemmeno a me stesso. Con il mister ne parliamo e lui mi dice 'Come stai?' e io gli dissi 'Io sto bene, ma non me lo sarei perdonato se avessimo perso'. Con il mister ci siamo guardati, anzi ti voglio dire che forse Giorgio, il secondo, a dire 'fino ad ora siamo andati sulle certezze perchè eravamo quelli e abbiamo giocato con quelli, non cambiamo le cose, rimaniamo così' E io non fui scontento di non giocare e credo di aver fatto la scelta giusta, anche perchè considerando che non giocavo da 40 giorni, giocare per una partita intera, per quanto mi sarei potuto allenare, non avrei mai avuto il ritmo partita"

Come nasce la coppia Russo-Blanchard? Un intesa, un feeling straordinario...

"Io Leo lo conosco perchè da me fallisce il Napoli e lo incontro al Siena. Arrivò e mi dissero che era una testa di *****, che lo vedi con i capelli stile naziskin. Era forte. Lui giocava terzino e nulla, da li ci siamo trovati a frosinone non so dopo quanti anni. Poteva essere un ragazzo particolare, noi tutti abbiamo i nostri, io ti dico che voleva solo essere calcolato. Io mi sono trovato bene con lui e penso anche lui. Si è creato questa sinergia dove lui aveva queste caratteristiche e io altre. Eravamo quasi complementari, magari io ero più tattico, lui ragionava con la testa e aveva un buon piede. Durante una partita, fai conto che ero uno abbastanza tranquillo in campo".

Da fuori si percepiva che parlavi tanto e rompevi le scatole a Blanchard. Tu eri il ragionatore, il tecnico, il tranquillo. Messaggio sbagliato?

"Secondo me un difensore centrale deve comunicare perchè aiuta tantissimo. Se queste persone possono parlarsi o non possono c'è differenza. Io non so se al Barcellona si parlino in campo ma secondo me si. Secondo me comunicare e poi chi più di me...poi quando c'era Massimo in porta che era un mercato, però sono cose che ti aiutavano perchè parlare ti faceva tenere l'attenzione alta e ti tutelava perchè i compagni ti aiutavano e tu aiutavi loro tipo se sta arrivando qualcuno dietro. Nel calcio è utile se fatto in maniera costruttiva".

Leo ti ascoltava?

"Era duro di orecchi però io ero uno che si faceva sentire"

Qual'è stato il segreto del gruppo? Cioè tra giovani e vecchi tu eri considerato una via di mezzo, mixare il tutto è stato complicato

"Il giusto mix per un calciatore che deve crescere è il massimo. Io credo che i vari Paganini e Gori sono stati fortunati perchè hanno trovato dei giocatori all'epoca vecchi che hanno un bagaglio d'esperienza importante. Alcuni ti hanno dato un apporto durante gli allenamenti che ti dava tanto. I più grandi non erano persone negative, davano l'apporto giusto. C'era un equilibrio che ha tenuto fino alla fine".

A ognuno di quel gruppo, abbiamo associato una partita di campionato, per te abbiamo scelto la partita d'andata di Perugia-Frosinone, erano già prima e seconda. Eri il grande ex insieme a Daniel Ciofani: le emozioni e le sensazioni di quella partita...

"Calcio d'angolo sotto la curva ospite. Io e un giocatore del Perugia ci abbracciamo e andiamo giù entrambi. Io mi rialzo e sento tipo un vento e parte un coro dal Perugia: 'Russo, tu sei...' Io ero partito spento fino a quel momento perchè ero il grande ex. Mi è partita una carica e non ho perso un contrasto"

Era la squadra più forte quel Perugia?

"No, anche perchè noi abbiamo perso dei punti stupidi. Nel calcio è così, ma non sempre vince la più forte. Se tu pensi al fatto prima contro seconda, cioè avevano fatto tre punti in più di noi"

La piazza doveva svegliarsi, in quel momento lo stadio era pieno. Quanto è stata importante la tifoseria?

"Io firmo e vado a vedere la partita contro l'Ascoli. Lo stadio era mezzo vuoto. Vedevo che la gente c'era, poi comincia la stagione e nelle prime 4/5 partite zero gol. Arriva il Perugia e lo stadio era pieno. Tra pieno e vuoto fa effetto. Vedere giocare contro la Juve al Matusa, aveva un effetto strano. Il campo era una cosa impressionante, potevi giocare a biliardo, a golf".

È vero che avevate dei riferimenti particolari, anche perchè era uno stadio piccolo, le misure erano ridotte rispetto a San Siro. Voi difensori avevate più vantaggio e l'avversario andava in difficoltà.

"È un arma a doppio taglio, non sempre. Se tu vai a misurare neanche si vede. Quando facevi un cambio gioco, è li che la percepivi, anche se è così in tutti gli stadi"

La partita che ti porti nel cuore?

"Ho dei frammenti. Abbiamo giocato tante partite belle, una in particolare è Frosinone-Catanzaro 3-0 dove ci siamo fermati 20 minuti per la pioggia. Siamo entrati come se stavamo su una cyclette. Mi ricordo che feci un'azione in cui dribblai due giocatori, feci un uno-due con Daniel che era scontato (sul 3-0) e tornai indietro come se avessi perso palla, ma la palla era la nostra. Qualcuno mi ha detto che ero un po' psicopatico, ma volevo fare una partita perfetta"

L'attaccante che ti ha fatto soffrire di più?

"Morata, è più alto di me. Quando vedi uno così alto non pensi sia un velocista. Il primo uno-due che ha fatto mi ha dato tre metri ma ero già indietro. Non poteva essere così veloce. Non lo trovi in B e in C, mi ha bruciato. Aveva un po' tutto".

Tornando al Matusa tu entri in tribuna per la prima volta accanto a tuo papà che è diventato un gran personaggio. Quanto è stato importante nella tua carriera?

"Mi reputo un ragazzo fortunato. Mio padre mi ha sempre screditato, ma mi dava stimolo. Mi ha aiutato tanto, a Lecce gli ho lasciato la macchina, ma l'ho visto aggruppato insieme ad altre persone perchè voleva stare in compagnia. Mi ha dato quell'educazione che e stato fondamentale nel calcio. Non lo sopporto per tante cose ma lo adoro".

Ve la giocavate sempre contro qualsiasi tipo di avversario in qualsiasi categoria sempre con la testa della C...

"Per avere risultati c'era bisogno un po' di incoscienza e qualche punto di riferimento. Per esempio in B ed eravamo secondo e noi dicevamo 'il campionato è lungo'. Santana, quando noi dicevamo che era dura, diceva 'siamo forti, siamo forti'. Se te lo dice uno come Mario vuol dire che c'è la puoi fare, ad un certo punto ci siamo resi conto che eravamo forti"

In Serie A hai giocato contro il tuo Napoli, realizzi un piccolo sogno. Come è andata quella notte nonostante il 4-0 con tripletta di Higuain?

"È stata la mia ultima presenza in A. L'ho vissuta male perchè avrei preferito fare la guerra nello stadio della mia città"

Tu hai fatto due gol con il Frosinone, uno in B e uno in A...

"Sono legato a quello del Chievo Verona in A perchè avevo il telefono scarico, arrivo al campo che il telefono mi si spegne. Io riaccendo in albergo e partivano tante notifiche e messaggi, anche chi è stato all'asilo con te. Sono contento di averni fatti pochi perchè ho provato la sensazione di 5/10 secondi che non sapevo cosa fare. Sono cose che voglio ricordare così".

Col Chievo siamo retrocessi...

"Si, è vero. Non erano motivati ma siamo riusciti a svegliare i morti. 5 gol, due espulsi. Dicevo ad Ajeti di non fare fallo, il tempo di finire la frase e si è fatto espellere. È stata la partità che mi ha fatto arrabbiare di più, neanche Perugia-Frosinone. Avevamo fatto 31 punti e tre partite a disposizione, si sono salvate a 34 se non ricordo male. Se avresti vinto con il Chievo ti bastava il punto"

Pizzeria Matusa, dal campo alla pizzeria, hai anche il tuo negozio d'abbigliamento. Come nasce la tua attività imprenditoriale?

"Ho avuto il terrore di pensare 'cosa faccio dopo'. I vecchi dicevano di inziare a pensare che cosa fare. Non ero uno che aveva studiato, non avevo una famiglia ricca, non sono stato figlio di un fabbro. Non ho imparato un mestiere. Mi sono sempre preoccuopato del dopo".

Perchè il nome Matusa?

"Mi sembrava giusto ringraziare tutto l'effetto che sento nelle persone che incontro, per me è un concetto"

Tu lasci dopo Frosinone-Palermo del 2018, fai una piccola esperienza in Romania...

"Si, dopo sei mesi in Romania torno ad allenarmi ma non sono riuscito a mantenere la continuità"

Come hai vissuto il periodo post calciatore?

"Volevo fare il manager ma con le attività ho capito che era un'idea malsana, è successo che sono rimasto sempre in pizzeria. Mi sento fisicamente integro, ma il fatto di sapere che aldilà di categoria avrei potuto ricominciare, sono stato più tranquillo. È come se non avessi mai smesso. Qualche offerta l'ho ricevuta, più che altro qualche buona proposta anche quando portavo le pizze. Il calcio giocato non ci penso proprio".

Tu sei la scintilla di Frosinone-Palermo, una delle partite più leggendarie della storia del Frosinone. Quella partita l'accendi tu nel gruppo Whatsapp...

"Ti voglio raccontare un altro aneddoto. Io avevo delle scaramanzie strane, non guardavo gli sms del mio telefono. Se dovevo dire qualcosa lo dicevo a voce, mai in un messaggio. Tutti scrivevano 'io ci sono' tranne io, alla fine della partita vinciamo e decido di non scrivere più. L'unica volta che ho scritto è stata dopo l'intervista a Nestorovski che diceva che il Palermo era 20 volte superiore al Frosinone. In parole povere, senza esagerare, gli ho detto che dovevamo ucciderli. Volevo giocare ma sapendo che non c'è l'avrei mai fatta, così decisi di violare questa scaramanzia. Non è uno sport, è stato talmente arrogante che poteva solo ritorcersi conto"

Quel campionato c'era la pressione di vincere perchè si diceva che il Frosinone era più forte, è vero che è difficile vincere quando si ha la pressione addosso?

"È più difficile quando hai la certezza di essere più forte perchè eravamo veramente una squadrona. Aldilà del Palermo non trovavo squadre più forti"

È stato il Frosinone più forte di sempre?

"No, per me è stato il primo in A"

Estate 2013, ora mi devi raccontare l'aneddoto alla Spal...

"Il direttore della Spal, Vagnati, mi chiede un incontro a Perugia. Il mio procuratore spara una cifra per due anni, lui prende una valigetta con il contratto e comincia a scrivere. Lo stesso giorno mi contatta il Frosinone per andarci a parlare il giorno dopo. A quei tempi si chiedeva la procura, e Vagnati disse che per quello occorreva parlare con il presidente. Vagnati disse che ci saremmo visti domani sera al Cesenatico dove era il ritiro la Spal. Ho l'incontro con il Frosinone alle 14, una volta finito l'incontro al Perugia vado al Frosinone. Sono uscito dalla sede alle 21:30. La Spal mi dava il doppio dei soldi con due anni, il Frosinone tot cifra per un anno. Io alla dirigenza feci vedere il contratto con la Spal e mi dissero che avrei ricevuto l'incasso della partita contro l'Ascoli. Io gli dissi 'datemi 5 minuti', esco, fumo, e dissi al procuratore 'dove firmo?' e lui mi disse 'ma stai scherzando?'. Firmai a sensazione"

Nostalgia del 2014?

"Si, perchè si viveva in un' altra epoca. Le trasferte erano divertenti. Ancora ci mandiamo video di momenti vissuti dopo 10 anni".