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I flop in Champions e le ultime quattro speranze per il calcio italiano. Per Juve e Milan è un fallimento, ma i motivi sono diversi. Thiago Motta rifletta sulle sue scelte: Vlahovic non può e non deve essere un comprimario, a prescindere dal futuroTUTTO mercato WEB
Oggi alle 15:22Editoriale
di Lorenzo Di Benedetto

I flop in Champions e le ultime quattro speranze per il calcio italiano. Per Juve e Milan è un fallimento, ma i motivi sono diversi. Thiago Motta rifletta sulle sue scelte: Vlahovic non può e non deve essere un comprimario, a prescindere dal futuro

E meno male che la Roma ha battuto un colpo. La vittoria dei giallorossi all'Olimpico contro il Porto ha regalato una serata positiva al calcio italiano, dopo una due giorni di Champions League che ci aveva raccontato i fallimenti di tre squadre che la maggior parte di noi pensava potessero approdare agli ottavi di finale senza tanti problemi. Invece è successo l'opposto: Milan, Atalanta e Juventus sono uscite nel peggior modo possibile e il tempo dei processi è già iniziato, per tutte e tre. Adesso la speranza del nostro calcio è tutta riposta in quattro squadre, dall'Inter in Champions a Lazio e Roma in Europa League, fino alla Fiorentina in Conference. I nerazzurri avranno il compito di vendicare una tra Milan e Juve, visto che l'avversaria sarà o il Feyenoord o il PSV, mentre potrebbe esserci, e speriamo di no per ovvi motivi legati al ranking e alle possibilità di vittoria di una italiana, il derby tra Roma e Lazio agli ottavi di Europa League. Borac Banja Luka o Panathinaikos invece per la Fiorentina. Ma torniamo a quello che è successo nel martedì e mercoledì europeo.

Fallimento rossoneroazzurro.
Il primo a uscire dalla Champions, in ordine di tempo, è stato il Milan di Sergio Conceicao e non è certo sbagliato ribadire come l'ingenuità di Theo Hernandez sia stata decisiva. Ma non può bastare a spiegare tutti i motivi della mancata qualificazione. Dalla disastrosa serata a Zagabria nell'ultima giornata della fase campionato alla papera di Maignan all'andata in Olanda, fino, appunto, al cartellino rosso rimediato dal francese. Troppi errori per un club che porta il nome e la storia del Milan, in una stagione nata con l'allenatore sbagliato e proseguita con un grande mercato di gennaio. Il rischio però di rimanere fuori dall'Europa che conta anche nella prossima stagione, è alto, e sarebbe un bagno di sangue economico che il Diavolo deve cercare di evitare a tutti i costi. L'Atalanta invece ha avuto una serata no, sotto tutti i punti di vista, visto che alla fine dei conti i nerazzurri hanno avuto tantissime occasioni per rimettere in piedi una qualificazione che all'intervallo sembrava impossibile da giocarsi. Quello che è successo nel post gara però è inaccettabile. Un allenatore del calibro e dell'esperienza di Gasperini non può parlare in quel modo attaccando tra le righe, ma neanche troppo, Ademola Lookman, l'eroe della finale di Europa League dell'anno scorso e un giocatore di livello internazionale. Tutti sbagliano, in ogni ambito della vita, e la cosa che fa riflettere è che non ci sia stata la lucidità di capire che i panni sporchi andassero lavati a Zingonia il giorno dopo la partita.


Motta e il caso Vlahovic.
Infine la Juventus. I bianconeri erano gli unici a partire in vantaggio dopo la gara di andata e avendo visto e analizzato le due partite giocare contro il PSV sembrava impossibile potesse finire nel modo in cui è realmente finita. La scelta di lasciare fuori Thuram, per un febbricitante (parola di Thiago Motta) Koopmeiners non ha convinto, il non aver capito che nel secondo tempo la partita stava cambiando è stato un altro errore, ma oltre a tutto questo il vero caso continua a essere quello che porta il nome di Dusan Vlahovic. Il feeling tra Motta e il centravanti serbo non è mai sbocciato, questo ormai è chiaro, ma il tecnico non può fare finta che il suo numero 9 non ci sia. Le esclusioni in campionato contro Como e Inter nelle ultime due partite sono il risultato finale dei soli 40 minuti giocati nelle tre precedenti giornate di campionato, ma c'è dell'altro. Anche l'ingresso in campo di mercoledì solo per i supplementari, con Kolo Muani non nella sua miglior serata, manda un messaggio chiaro: per Motta Vlahovic è diventato un comprimario. Ma non può e non deve esserlo, a prescindere da quello che sarà il futuro del serbo a fine stagione. Prima dell'addio, praticamente scontato, ci sono gare da giocare e vincere. Con un bomber come il serbo, che volente o nolente ha segnato 13 gol in 30 presenze in questa stagione, è più semplice, è ovvio, e allora starà allo stesso Thiago Motta metterlo in condizione di fare ciò che gli riesce meglio: i gol. Magari in coppia con Kolo Muani, chissà, ma il caso Vlahovic deve chiudersi. Il fallimento di febbraio, sia per la Juve che per il Milan, rappresenta già il passato, i motivi sono diversi, ma l'obiettivo è lo stesso. Ripartire e chiudere la stagione in tutt'altro modo.