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Stamani il funerale di Agroppi a Piombino. Claudio Sala: "Poteva spiegare il Torino a tutti"
Oggi è stata la giornata del funerale di Aldo Agroppi, nella sua Piombino. La cerimonia si è tenuta alle 9. In tanti si erano presentati in coda alla camera ardente, da parenti a familiari (la moglie Barbara e i figli Nilio e Barbara) fino agli amici di sempre, ma anche semplici concittadini o vecchi tifosi.
C’era pure il mondo del calcio, perlopiù quello dei suoi tempi. C’era Angelo Cereser, il fratello in granata, c’erano anche Giancarlo Antognoni e Beppe Iachini, entrambi suoi giocatori alla Fiorentina, anche se in periodi differenti. C’era Claudio Nassi, dirigente di quegli anni.
A Tuttosport lo ricorda così un’istituzione del Torino di Agroppi come Claudio Sala: “Ci siamo incrociati per la prima volta nel ’69. Da lui ho imparato a non aver paura di avversari dal valore superiore al nostro. Lottava a testa alta, contro chiunque. E trasmetteva la sana rabbia agli altri. E a Torino vivevamo nello stesso condominio, in via Voghera: io all’ottavo e lui al nono piano. Io, come tanti altri giocatori, non conoscevamo così bene la storia del Grande Torino. Lui invece, nato e cresciuto a Piombino, aveva letto e studiato tutto degli Invincibili. Avrebbe potuto spiegare il significato della maglia granata a chiunque”.
C’era pure il mondo del calcio, perlopiù quello dei suoi tempi. C’era Angelo Cereser, il fratello in granata, c’erano anche Giancarlo Antognoni e Beppe Iachini, entrambi suoi giocatori alla Fiorentina, anche se in periodi differenti. C’era Claudio Nassi, dirigente di quegli anni.
A Tuttosport lo ricorda così un’istituzione del Torino di Agroppi come Claudio Sala: “Ci siamo incrociati per la prima volta nel ’69. Da lui ho imparato a non aver paura di avversari dal valore superiore al nostro. Lottava a testa alta, contro chiunque. E trasmetteva la sana rabbia agli altri. E a Torino vivevamo nello stesso condominio, in via Voghera: io all’ottavo e lui al nono piano. Io, come tanti altri giocatori, non conoscevamo così bene la storia del Grande Torino. Lui invece, nato e cresciuto a Piombino, aveva letto e studiato tutto degli Invincibili. Avrebbe potuto spiegare il significato della maglia granata a chiunque”.
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