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Domenico Morfeo, quel che poteva essere e non è stato: da "piccolo Maradona" a imprenditoreTUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
Oggi alle 16:30Notizie di FV
di Samuele Fontanelli
per Firenzeviola.it

Domenico Morfeo, quel che poteva essere e non è stato: da "piccolo Maradona" a imprenditore

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Domenico Morfeo, quel che poteva essere e non è stato
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Figlio di Ipno, il Dio del sonno, e di Notte, Morfeo nella mitologia greca è la divinità dei sogni. Se non avete mai sentito parlare del suo mito, probabilmente avrete sentito il detto "cadere tra le braccia di Morfeo". Usato quando qualcuno, preso dalla stanchezza, si addormenta, venendo così rapito dal Dio greco e dai suoi sogni. Il Morfeo del mondo del calcio però, a differenza del Dio della mitologia greca, non faceva certo addormentare, anzi. Numero 10 per eccellenza, trequartista dal sinistro fatato tutto estro e fantasia, ma anche un carattere difficile che gli ha impedito di mantenere le altissime aspettative sul suo futuro. Genio e sregolatezza insomma per il più classico dei poteva ma non è stato. 

Perché parliamo di Morfeo? Perché oggi, 22 febbraio 2025, è il ventisettesimo anniversario di Fiorentina-Juventus 3-0. Un trionfo memorabile per i viola che non vincevano con 3 gol di scarto contro i bianconeri, cosa successa solo 7 volte nella storia di questo confronto, dal 4-1 del 1975, ovvero 23 anni prima. Ci sembrava troppo scontato raccontare la storia di chi aveva segnato in quel match, Firicano, Oliveira e Robbiati, così come quella di Rui Costa, Toldo o Batistuta. Abbiamo così optato per Domenico Morfeo, che in quel match contro la Juventus firmò su punizione l'assist per il vantaggio di Firicano. Un giocatore che a Firenze non ha certo lasciato il segno ma che in quei quattro mesi a cavallo tra la fine del 1997 e l'inizio del 1998 ha vissuto il suo periodo migliore in maglia viola. 

Abruzzese di nascita ma cresciuto nelle giovanili dell'Atalanta, Morfeo nell'estate del 1996 vincerà, segnando il rigore decisivo in finale contro la Spagna, l'Europeo Under21 con la nazionale di Cesare Maldini. Soprannominato durante il suo periodo atalantino "Il Piccolo Maradona" per il suo enorme talento e il suo tocco delicato con il piede sinistro, il trequartista classe 1976 arriva a Firenze nell'estate del 1997 dopo che a Bergamo aveva servito assist al bacio per il nuovo capocannoniere della Serie A Filippo Inzaghi. Per Morfeo si tratta dell'opportunità di fare il definitivo salto di qualità. Un avvio promettente con due assist contro il Lecce e un gol contro il Parma porta Malesani, tecnico di quella squadra, a cambiare modulo e arretrare il raggio d'azione di Rui Costa per far giocare Morfeo, insieme ad Oliveira, alle spalle di Batistuta. Un leggero infortunio però porta il fantasista ex Atalanta lontano dai campi spalancando così la strada ad un giovane Edmundo che, a detta del talento abruzzese anche grazie ad alcune pressioni dall'alto, gli rubò il posto nell'attacco gigliato. Quella, nonostante dopo vari prestiti torni in due occasioni, nel 2000 e nel 2001-2002, a vestire la maglia viola, sarà la fine della sua avventura a Firenze. 

Il fantasista abruzzese tornerà ad esprimersi sui livelli di Bergamo soltanto alla soglia dei 30 anni nelle sue prime stagioni a Parma. A 35 anni, quello che neanche ventenne era considerato uno dei principali talenti della sua generazione, una generazione di cui facevano parte calciatori come Totti e Del Piero, e che veniva soprannominato "Il piccolo Maradona", chiuderà la carriera in seconda categoria abruzzese. Una delle più grandi promesse non mantenute del nostro calcio che, come se ne avesse abbastanza del mondo del pallone, dopo il ritiro decide di cambiare vita e di intraprendere una carriera da imprenditore. Un centro commerciale in Abruzzo e un ristorante a Parma, luogo dove vive con la famiglia.