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Senza Kean, senza gioco, senza identità. E Pradè ammonisce ancora
Quanto la fate lunga, in fondo abbiamo perso solo 0-2 contro quelli con la camiseta blanca…peccato che non fosse il Real Madrid ma il Como! Non si offenda Fabregas (e la sua storia col Barcellona) perché il mio voleva essere un complimento alla squadra che sta allenando e alla prestazione che ha fatto al Franchi, facendo sembrare i suoi ragazzi dei fenomeni in confronto ai viola decisamente imbarazzanti. Se lo spagnolo riceve plausi, il nostro Palladino è pure lui sulla bocca di tutti ma con commenti poco lusinghieri.
Non c’era verso di pensare che la Fiorentina potesse perdere in casa contro i lariani, le ultime due gare fra le mura amiche ci avevano visto vincitori col Genoa e nel recupero con l’Inter con quel 3-0 che forse ha dato tanto fumo negli occhi a tutti noi. Il risultato, che io ritengo la cosa più importante, mi può accontentare ma è innegabile che il gioco latiti nella squadra di Mister Palladino e se non hai quel gran giocatore che risponde al nome di Kean, quel baluardo che può svoltarti le partite, annaspi come nelle sabbie mobili.
La Viola ha iniziato il match con grande impeto, Zaniolo Beltran e Fagioli nei primi 15 minuti si sono presentati davanti a Butez ma senza fortuna e forse, per come è andato il proseguo della gara, il Como non ci aveva ancora preso le misure perché da lì in poi sono iniziati i problemi culminati col gol di Diao nei minuti finali del primo tempo. Nella ripresa è partita la girandola delle sostituzioni però la Fiorentina non ha mai dato la sensazione di poter andare in gol…ma gli avversari si perché hanno raddoppiato con Nico Paz che, se non ricordo male, ci aveva fatto vedere quanto fosse bravo anche nella gara di andata.
Resta il rammarico di avere al momento anche giocatori buoni, il mercato di gennaio dovrebbe avere aiutato l’allenatore, ma lo stesso ci mette del suo nel presentare una formazione con calciatori fuori ruolo, fuori forma e fuori logica diciamo così. Palladino a fine gara si prende le sue responsabilità, dice di non essere “riuscito a trasmettere l’energia che serve” alla squadra e questo è grave perché queste sono partite da vincere se vuoi arrivare nell’Europa che conta e se è entusiasmante vincere contro Inter, Lazio, Milan, Roma perdere con Udinese, Monza e Como è urticante.
Su questo ha calato una mannaia il DS Pradè parlando di “sconfitta meritatissima” e di come si sia “giocato 7 minuti del primo tempo e basta”…giusto per toccarla piano! Queste parole vanno a sommarsi ad altre ammonizioni (consiglio su difesa a 4, “incavolato” dopo Monza, suicidio calcistico dopo il Napoli) che palesano una non totale empatia fra il Direttore e il tecnico perché è innegabile che tutti ci si aspetta qualcosa di più in fatto di gioco, di idea di squadra, di personalità.
Mi stride sentir dire da Palladino che abbiamo giocato lunedì e ci sono stati pochi giorni per allenarsi perché non oso pensare cosa succederà al momento che ricomincerà la Conference e forse è opportuno che cominci ad insegnare qualcosa in fase di costruzione del gioco, mettendo gli uomini al posto giusto (un vice Kean mi pare lampante che manchi) e valorizzando il patrimonio che ha a disposizione. Gli sono stati presi calciatori su sua indicazione, almeno così si dice, quindi che Palladino trovi il sistema di farli diventare squadra e non un gruppo ad intermittenza, una volta bene, una male, una così così.
Poi è anche vero che alcuni giocatori sono inquietanti, mi viene da dire, e in vetta alla classifica ci metto Gudmundsson che ha giocato un quarto d’ora, subentrando a Cataldi e infortunandosi dopo pochi minuti. Ora, ma che problemi ha questo ragazzo? Fisicamente è sovente acciaccato, ha avuto la tonsillite che nemmeno le mie nipotine accuserebbero così tanto e quando gioca pare spesso indisponente. Così come Colpani, pupillo del Mister, che è quasi sparito dai radar salvo riapparire come ieri e dare il via all’azione del raddoppio dei comaschi.
Mi viene lo sconforto, ma non si può che augurarci che i nuovi arrivati trovino la giusta collocazione, che si riprenda una continuità di risultati e che la Viola trovi la sua identità definitiva, con Raffaele o con qualcun altro che lo sappia fare.
La Signora in viola
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