MENO PAROLE, PIÙ FATTI
“Dobbiamo essere più uniti, dimostrare chi siamo con i fatti e non con le parole”. Le dichiarazioni a fine gara di Robin Gosens fanno il paio con quelle di Ranieri a Monza, finite sopraffatte dell’intervento di Pradè dai toni accesi. Ancora una volta la Fiorentina si sfalda, le capita per la sesta volta in altrettante partite, e i soli due punti raccolti in classifica sono solo la punta di un iceberg che rischia di far imbarcare parecchia acqua.
Scarsa unità
Così dopo una settimana di confronti nello spogliatoio, raccontati dal tecnico, il campo racconta ancora una volta una distanza tra gli interpreti che finisce per favorire un Torino che pochissimo ha fatto per raddrizzare il match del Franchi, e che anzi aveva messo un piatto d’argento l’opportunità ai viola di passare in vantaggio. Invece non è bastata la superiorità numerica ai viola per mettere l’avversario all’angolo, e nemmeno il gol di Kean (tra i pochi a salvarsi insieme al volto nuovo Folorunsho) ha regalato certezze e cattiveria a una squadra parsa soprattutto impaurita.
Fischi a tecnico e singoli
Così mentre i più si preoccupavano per un secondo gol che non arrivava si è materializzato quel che tutti temevano, il pari beffardo di un Torino che qualche secondo prima del gol di Gineitis (non esattamente un veterano della serie A) aveva sprecato la sua miglior occasione con Karamoh. Insomma quello che doveva suonare come uno squillante campanello d’allarme è stato più o meno ignorato, almeno da Comuzzo e Adli che in piena condivisione (stavolta sì) hanno dilapidato il vantaggio del primo tempo. I successivi cambi di Palladino non hanno fatto altro che confermare convinzioni che stanno diventando a dir poco controproducenti, come la costante sostituzione di Gudmundsson o come la permanenza di Colpani sull’out destro senza che s’intervenisse. La conseguenza sono stati i fischi all’ordine del tecnico al momento dell’uscita dell’islandese e quelli indirizzati all’ex Monza quando l’ingresso di Kouamè poteva cambiare ben poco.
Silenzio societario
Dalla dirigenza per il momento non arrivano dichiarazioni, seppure l’ipotesi di un esonero sia al momento esclusa. Di certo dopo una settimana in cui Commisso ha ribadito la sua fiducia il mezzo passo falso di oggi contro il Torino amplifica qualche crepa, confermata dai problemi emersi in campo e da un ambiente che non si capacita di come non si riesca a individuare i giusti correttivi. Salvo sorprese per Palladino la gara con la Lazio rischia di diventare decisiva, anche solo per il valore degli avversari e di un match dal sapore di scontro diretto per la zona europea. Il pranzo di oggi è destinato a restare indigesto, ma senza il medicinale giusto il bruciore di stomaco di questa squadra difficilmente se ne andrà. A club e tecnico spetta ora il compito di trovarlo e soprattutto somministrarlo, passando finalmente dalle parole ai fatti.