Pena ridotta per Cissé: l'ex Lazio non è più accusato di frode e riciclaggio
Aveva assicurato di non "aver mai voluto frodare il fisco", nonostante fosse stato condannato lo scorso 11 settembre per riciclaggio, frode fiscale, abuso del patrimonio sociale e omissione di scritture contabili. Djibril Cissé, ex attaccante della Lazio, era stato condannato a un anno di reclusione con sospensione della pena e una multa di 100.000 euro. Mercoledì a Bastia, la condanna è stata ridotta a otto mesi di carcere (con sospensione della pena) più il pagamento di una multa di 20.000 euro. Questa la sentenza definitiva: niente più frode e riciclaggio, rimangono solo i reati di abuso di beni aziendali e omissione di scritture contabili, per i quali Cissé ha incolpato lo studio commercialistico che gestiva le pratiche della sua società.
Nel mirino della giustizia c'è una società per azioni (la SASU) con sede a Furiani (Alta Corsica), luogo di residenza di Cissé. Nonostante la società sia stata posta in liquidazione coatta amministrativa nel 2020, il conto corrente associato è rimasto debitore di 550.000 euro. L'indagine ritiene che non abbia dichiarato questa somma alle autorità fiscali e questo costituisce un reato. Dall'indagine emerge anche un debito fiscale di 230.000 euro per omessa dichiarazione dell'IVA. "Trovo molto difficile essere associato oggi alle parole 'frode', 'riciclaggio di denaro', 'abuso di beni aziendali'...", aveva dichiarato.