
C'è un nuovo bomber in B. Parla Pio Esposito: "Sogno in grande con lo Spezia"
Il talento che ti aspetti, forse quello anche un po' da predestinato, ma soprattutto quello di chi, con costanza e lavoro, si sta affermando. È l'Inter, ovviamente, punta a blindarlo (si parla di prolungamento fino al 2029), ma sul tema preferisce glissare: "In questo momento la testa è rivolta solo al finale di campionato e in primis alla gara di Cesena in programma sabato". Queste, le prime parole dell'attaccante dello Spezia Pio Esposito in esclusiva ai microfoni di TuttoMercatoWeb.com.
Una gara che potrebbe dire molto sul futuro, considerando che adesso la Serie A è l'obiettivo dichiarato: "Il nostro sogno, a questo punto del campionato, è inevitabile sia un obiettivo, lo dico da tempo e sono stato il primo a sfatare il tabù perché conosco la mia squadra, so quanto siamo forti: è inutile nasconderci. Però siamo terzi, al momento in Serie A sarebbe il Pisa, inoltre mancano ancora nove gare, quindi 27 punti totali: tutto può accadere e noi dobbiamo farci trovare pronti".
Classifica alla mano, c'è una buona distanza tra terza e quarta in classifica: si potrebbe arrivare alla forbice per evitare i playoff?
"Visto anche il potenziale delle dirette concorrenti, credo sia impossibile arrivare a un divario di 15 punti, situazione che per altro non so quante volte si sia vista in Serie B. A ogni modo, noi dobbiamo pensare a fare più possibili per centrare l'obiettivo, pensiamo solo a vincere perché l'importante è appunto raggiungere ciò che vogliamo: il come, è meno rilevante".
Da un lato la A, dall'altro un obiettivo personale in virtù del fatto che sei capocannoniere della B: si possono pronunciare le parole '20 gol'?
"Da inizio non ho mai voluto rispondere a questa domanda, anche un po' per scaramanzia, ma so per certo di aver superato di gran lunga le aspettative di tanti, e sono fiero sia di aver fatto ricredere molte persone che di aver dimostrato a me stesso cosa posso fare. Ciò che ora mi interessa è fare gol importanti per la Serie A".
Esultanza che ricorda Braccio di Ferro. Da cosa nasce?
"Ormai anche lo speaker a Spezia mi annuncia come il 'ragazzo che mostra i muscoli' (ride, ndr) Tutto nasce dalla trasformazione fisica che ho avuto in questo anno, a inizio della scorsa stagione pesavo 10 chili in meno, ma volevo lavorare sul fisico per diventare poi più forte in campo e nei contrasti. Con Hristov ci fermiamo tutti i giorni in palestra dall'anno scorso e la cosa divertente che ha dato poi origine a tutto è che mi gonfiano subito i bicipiti: tra una battuta e l'altra, ecco l'esultanza".
Lo scorso anno, alla tua prima tra i pro, hai giocato tutte le gare: quando hai sentito che era arriva la svolta vera per la tua carriera?
"Non credo sia ancora arrivata la svolta vera, sono solo al mio secondo anno nel cosiddetto 'calcio dei grandi' e credo sia presto per parlare. Certo, anche l'anno scorso è stato un anno importante per me, la gara contro il Venezia ha segnato uno switch mentale notevole, vincere davanti a 12mila persone, per di più segnando, è stato davvero molto emozionante. E mi ha fatto decidere di tornare a Spezia".
L'esordio nel calcio dei grandi è arrivato con mister Alvini...
"Anche se poi non è andata benissimo la sua avventura a Spezia, con lui e il suo staff mi sono trovato molto bene, mi hanno dato tanta fiducia e i primi due gol sono arrivati con lui. Per me sarà sempre una persona verso la quale proverò affetto, e approfitto per salutarlo e fargli un augurio per il futuro".
Dopo Alvini, l'arrivo di mister D'Angelo. Hai detto spesso che ti ha rivoluzionato: in cosa?
"Mister D'Angelo non è uno di tante parole, ma è molto deciso. Non mi ha dato solo tanti insegnamenti in campo, ma anche utili consigli su come gestire il nervosismo in campo. E anche da parte sua ho sentito da subito tanta fiducia, anche in estate è stato tra coloro che hanno cercato di riportarmi in bianconero".
Quanto è stata importante la sua conferma dopo la stagione scorsa?
"Nel calcio si possono fare tanti discorsi, ma poi parlano i numeri. Il mister ha fatto la differenza dal suo arrivo, e credo che questo basti e avanzi per far capire l'importanza che ha avuto l'averlo di nuovo in panchina".
Anche con lui, sostanzialmente sempre in campo, bravura anche tua nel non prendere cartellini rossi. Quale è il segreto?
"Di rossi diretti non ne ho mai presi, lo scorso anno chiusi con quattro cartellini gialli, mentre quest'anno, giocando anche più spesso titolare, ne ho presi sei, una gara l'ho saltata per recidività in ammonizioni. Però è un aspetto sul quale lavoro, cerco sempre di non immischiarmi in risse e non farmi prendere dal nervoso quando magari, da dinamiche di campo, vengo provocato".
Non è arrivata la svolta vera di cui prima, ma forse questa è la stagione della tua consacrazione. Senti la pressione?
"È un'annata molto importante, inutile negarlo. E so benissimo che gol dopo gol tutti parlano di te, più fai e più parlano: ma io ho ben in testa l'obiettivo di squadra, e non mi faccio deconcentrare da niente. Penso solo a lavorare bene durante la settimana e all'avversario del weekend".
Ma chi è Pio Esposito fuori dal campo?
"Un ragazzo molto socievole, legato agli amici e alla famiglia. Ma anche un ragazzo con la passione, quasi malattia, per il calcio (ride, ndr)".
Francesco Pio è il tuo nome completo. Perché la scelta di utilizzare il tuo secondo nome?
"Fin da piccolo sono sempre stato originale, è una mia caratteristica, e anche alle scuole qualche 'Francesco' c'era. Ma io volevo essere un po' unico, e così ho sempre deciso di farmi chiamare 'Pio', con il mio secondo nome. E mi piace".
A novembre la riqualificazione, a vostre spese, del campetto di Castellammare che ha visto te i tuoi fratelli tirare i primi calci. Come sta procedendo?
"Molto bene, è sempre pieno di bambini che giocano a calci. Ci sono orari di apertura, è molto controllato, e siamo felici di quanto fatto. È stato un gesto di riconoscenza verso il nostro quartiere, perché li è nato tutto".
Sei l'ultimo dei tre fratelli, tutti calciatori. Chi è il più forte?
"Il più talentuoso è da sempre stato Sebastiano".
E il più simpatico?
"Sempre Seba".
Il più bello?
"Che domanda... io!!!".
Una gara che potrebbe dire molto sul futuro, considerando che adesso la Serie A è l'obiettivo dichiarato: "Il nostro sogno, a questo punto del campionato, è inevitabile sia un obiettivo, lo dico da tempo e sono stato il primo a sfatare il tabù perché conosco la mia squadra, so quanto siamo forti: è inutile nasconderci. Però siamo terzi, al momento in Serie A sarebbe il Pisa, inoltre mancano ancora nove gare, quindi 27 punti totali: tutto può accadere e noi dobbiamo farci trovare pronti".
Classifica alla mano, c'è una buona distanza tra terza e quarta in classifica: si potrebbe arrivare alla forbice per evitare i playoff?
"Visto anche il potenziale delle dirette concorrenti, credo sia impossibile arrivare a un divario di 15 punti, situazione che per altro non so quante volte si sia vista in Serie B. A ogni modo, noi dobbiamo pensare a fare più possibili per centrare l'obiettivo, pensiamo solo a vincere perché l'importante è appunto raggiungere ciò che vogliamo: il come, è meno rilevante".
Da un lato la A, dall'altro un obiettivo personale in virtù del fatto che sei capocannoniere della B: si possono pronunciare le parole '20 gol'?
"Da inizio non ho mai voluto rispondere a questa domanda, anche un po' per scaramanzia, ma so per certo di aver superato di gran lunga le aspettative di tanti, e sono fiero sia di aver fatto ricredere molte persone che di aver dimostrato a me stesso cosa posso fare. Ciò che ora mi interessa è fare gol importanti per la Serie A".
Esultanza che ricorda Braccio di Ferro. Da cosa nasce?
"Ormai anche lo speaker a Spezia mi annuncia come il 'ragazzo che mostra i muscoli' (ride, ndr) Tutto nasce dalla trasformazione fisica che ho avuto in questo anno, a inizio della scorsa stagione pesavo 10 chili in meno, ma volevo lavorare sul fisico per diventare poi più forte in campo e nei contrasti. Con Hristov ci fermiamo tutti i giorni in palestra dall'anno scorso e la cosa divertente che ha dato poi origine a tutto è che mi gonfiano subito i bicipiti: tra una battuta e l'altra, ecco l'esultanza".
Lo scorso anno, alla tua prima tra i pro, hai giocato tutte le gare: quando hai sentito che era arriva la svolta vera per la tua carriera?
"Non credo sia ancora arrivata la svolta vera, sono solo al mio secondo anno nel cosiddetto 'calcio dei grandi' e credo sia presto per parlare. Certo, anche l'anno scorso è stato un anno importante per me, la gara contro il Venezia ha segnato uno switch mentale notevole, vincere davanti a 12mila persone, per di più segnando, è stato davvero molto emozionante. E mi ha fatto decidere di tornare a Spezia".
L'esordio nel calcio dei grandi è arrivato con mister Alvini...
"Anche se poi non è andata benissimo la sua avventura a Spezia, con lui e il suo staff mi sono trovato molto bene, mi hanno dato tanta fiducia e i primi due gol sono arrivati con lui. Per me sarà sempre una persona verso la quale proverò affetto, e approfitto per salutarlo e fargli un augurio per il futuro".
Dopo Alvini, l'arrivo di mister D'Angelo. Hai detto spesso che ti ha rivoluzionato: in cosa?
"Mister D'Angelo non è uno di tante parole, ma è molto deciso. Non mi ha dato solo tanti insegnamenti in campo, ma anche utili consigli su come gestire il nervosismo in campo. E anche da parte sua ho sentito da subito tanta fiducia, anche in estate è stato tra coloro che hanno cercato di riportarmi in bianconero".
Quanto è stata importante la sua conferma dopo la stagione scorsa?
"Nel calcio si possono fare tanti discorsi, ma poi parlano i numeri. Il mister ha fatto la differenza dal suo arrivo, e credo che questo basti e avanzi per far capire l'importanza che ha avuto l'averlo di nuovo in panchina".
Anche con lui, sostanzialmente sempre in campo, bravura anche tua nel non prendere cartellini rossi. Quale è il segreto?
"Di rossi diretti non ne ho mai presi, lo scorso anno chiusi con quattro cartellini gialli, mentre quest'anno, giocando anche più spesso titolare, ne ho presi sei, una gara l'ho saltata per recidività in ammonizioni. Però è un aspetto sul quale lavoro, cerco sempre di non immischiarmi in risse e non farmi prendere dal nervoso quando magari, da dinamiche di campo, vengo provocato".
Non è arrivata la svolta vera di cui prima, ma forse questa è la stagione della tua consacrazione. Senti la pressione?
"È un'annata molto importante, inutile negarlo. E so benissimo che gol dopo gol tutti parlano di te, più fai e più parlano: ma io ho ben in testa l'obiettivo di squadra, e non mi faccio deconcentrare da niente. Penso solo a lavorare bene durante la settimana e all'avversario del weekend".
Ma chi è Pio Esposito fuori dal campo?
"Un ragazzo molto socievole, legato agli amici e alla famiglia. Ma anche un ragazzo con la passione, quasi malattia, per il calcio (ride, ndr)".
Francesco Pio è il tuo nome completo. Perché la scelta di utilizzare il tuo secondo nome?
"Fin da piccolo sono sempre stato originale, è una mia caratteristica, e anche alle scuole qualche 'Francesco' c'era. Ma io volevo essere un po' unico, e così ho sempre deciso di farmi chiamare 'Pio', con il mio secondo nome. E mi piace".
A novembre la riqualificazione, a vostre spese, del campetto di Castellammare che ha visto te i tuoi fratelli tirare i primi calci. Come sta procedendo?
"Molto bene, è sempre pieno di bambini che giocano a calci. Ci sono orari di apertura, è molto controllato, e siamo felici di quanto fatto. È stato un gesto di riconoscenza verso il nostro quartiere, perché li è nato tutto".
Sei l'ultimo dei tre fratelli, tutti calciatori. Chi è il più forte?
"Il più talentuoso è da sempre stato Sebastiano".
E il più simpatico?
"Sempre Seba".
Il più bello?
"Che domanda... io!!!".
Altre notizie
Ultime dai canali








Primo piano