C'era una volta il City che creava tantissimo e finalizzava tanto. Oggi crea tanto e finalizza pochissimo
Appare complicato spiegare una crisi della portata di quella che sta travolgendo il Manchester City. Gli inglesi, giunti alla loro quinta sconfitta consecutiva dopo il sonante 0-4 incassato a domicilio dal Tottenham, sembrano incapaci di reagire e di rialzarsi, tramortiti da un periodo nero in cui il loro luna park, il circo delle meraviglie architettato da Pep Guardiola, è improvvisamente andato in tilt.
Incidono pesantemente, per motivi diversi, le assenze di Rodri e di Julian Alvarez
In realtà non è proprio così. I problemi - logici - del City affondano le radici innanzitutto nella rinuncia forzata a Rodri: il neo Pallone d’Oro, infortunatosi gravemente, era l’ago della bilancia della squadra, e dettava tempi di gioco e movimenti ai compagni del centrocampo e non solo. Senza di lui le geometrie non sono più le stesse, e dal punto di vista tattico gli equilibri tra la fase difensiva e quella offensiva risultano giocoforza “alterati”. Inoltre, forse si è lasciato partire con un po’ troppa leggerezza Julian Alvarez, cecchino micidiale dell’attacco ceduto all’Atletico Madrid ma di cui in realtà, in questo avvio di stagione, molto spesso ci sarebbe stato bisogno per finalizzare l’enorme mole di gioco creato.
Il City si è scoperto sprecone
E qui veniamo al punto principale: il City non ha smesso di costruire gioco, di tessere le proprie trame, di sviluppare calcio. Il City ha smesso di concretizzare il lavoro svolto per mandare al tiro le punte e i centrocampisti. Tutte le recenti batoste dell’undici di Pep sono accomunate dal fatto che la squadra ha dilapidato una quantità incredibile di occasioni propizie a due passi dal portiere avversario. Ultimo esempio proprio lo 0-4 interno col Tottenham, che ha visto in particolare Haaland e Foden sprecare l’impossibile davanti a Vicario. A una buona dose di sfortuna - vedi la traversa del norvegese - si è aggiunta una mancanza di precisione nelle conclusioni difficilmente spiegabile alla luce della qualità dell’arsenale offensivo di Guardiola.
Una volta, insomma, il Manchester City creava tantissimo e finalizzava tanto. Oggi crea tanto e finalizza pochissimo. In più - complice anche, come detto, l’assenza di Rodri - commette errori banali in fase di appoggio e di posizionamento, prestando costantemente il fianco alle ripartenze avversarie. Troppo spesso il Tottenham, una volta recuperato il pallone, ha trovato delle autentiche praterie in cui imperversare.
Servono concretezza in fase offensiva e maggiore equilibrio in fase difensiva
In definitiva, due sono le parole chiave sulle quali deve concentrarsi Pep per traghettare i suoi fuori dall’incubo: maggior concretezza negli ultimi venti metri ed equilibri difensivi totalmente da rivedere. Perché oggi come oggi il City non segna mai e, in compenso, viene castigato alla prima mezza occasione che concede ai rivali.