Ladinetti si racconta a LaGiovaneItalia: "Per un sardo il Cagliari è tutto"
L'ex giocatore del Cagliari Ladinetti ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni de LaGiovaneItalia e si è soffermato anche sugli anni vissuti a Cagliari. Queste alcuni dei passaggi:
Torniamo un po’ indietro. Ho visto che hai iniziato nella scuola calcio di Sanluri, giusto? Che ricordi hai di quel periodo?
“Sì, ho iniziato a giocare a calcio a cinque anni e mezzo. Sono nato a fine 2000, sono quasi un 2001, ma mi allenavo già con i ragazzi del 2000, del ’99 e persino del ’98. Mi ricordo che ero in quarta elementare quando mi chiamò il Cagliari per fare un provino. Non so bene come funzionino oggi i provini, ma allora mi fecero giocare due partite con tantissimi altri ragazzi. Poi, a fine estate, mi dissero che mi avevano preso. Da lì è cominciata la mia avventura. Dai 10-11 anni fino ai 20-21 sono sempre rimasto a Cagliari".
Che cosa ha significato per te crescere nel settore giovanile del Cagliari? Immagino che per un ragazzo sardo sia un’esperienza unica…
“Per un sardo, il Cagliari è tutto. La Sardegna è come una Nazione a parte per noi, non so spiegartelo bene. La mia terra non la cambierei con nulla al mondo, davvero. Il mio sogno sarebbe tornare un giorno a giocare nel Cagliari. Se ci riuscirò, bene, altrimenti resterà comunque un sogno speciale per me. Mia madre, poi, era tifosissima: andava in Curva Nord, faceva le trasferte… E pensa che sono figlio unico, quindi le probabilità che arrivassi a giocare nel Cagliari erano bassissime! E invece, non solo ci sono riuscito, ma ho avuto anche l’onore di esordire. Ho fatto tutta la trafila nel settore giovanile: dai Giovanissimi provinciali e regionali agli Allievi, fino ai Giovanissimi nazionali".
Nel Cagliari, però, sei diventato anche un leader. Sei stato uno dei capitani delle giovanili, corretto?
“Sì, il mio primo anno in Primavera ero sotto età. Giocavo con i fuori quota e il nostro capitano era Antonini, che ora gioca al Catanzaro. Mi ricordo una partita contro l’Avellino: giocavo da trequartista e segnai una tripletta. Da lì, Lopez — che era l’allenatore della prima squadra — mi chiamò in prima squadra. Avevo 16 anni e fui convocato per la mia prima panchina in Serie A, contro il Torino. In quella squadra c’erano Barella, Cigarini, Sau… Era incredibile. Quell’anno vincemmo la Primavera 2 e l’anno dopo, sempre con Canzi arriva Agostini in secondo, che poi me lo sono ritrovato quest’anno, arrivammo quasi ai playoff in Primavera 1. Poi c’è stato l’anno del Covid. Io ero capitano, e in quella stagione eravamo secondi o primi a pari punti con l’Atalanta, ma il campionato fu interrotto a marzo. Peccato, perché avremmo potuto fare qualcosa di storico: nessuna Primavera del Cagliari aveva mai vinto il campionato”.