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ESCLUSIVA TC - REMO GANDOLFI: "Le ripartenze del Parma possono essere letali, ma ora i ducali dovranno cambiare pelle: con gli innesti di Djuric e di Pellegrino sarà indispensabile sfruttare maggiormente le palle alte e le corsie esterne"
Oggi alle 15:50Primo piano
di Matteo Bordiga
per Tuttocagliari.net

ESCLUSIVA TC - REMO GANDOLFI: "Le ripartenze del Parma possono essere letali, ma ora i ducali dovranno cambiare pelle: con gli innesti di Djuric e di Pellegrino sarà indispensabile sfruttare maggiormente le palle alte e le corsie esterne"

Remo Gandolfi, scrittore sportivo assai vicino alle vicende del Parma di Fabio Pecchia, presenta la sfida che domenica vedrà contrapposte, all’Unipol Domus di Cagliari, la squadra rossoblù allenata da Davide Nicola e l’undici emiliano, smanioso di vendicare il 2-3 subito all’andata al Tardini e reduce dalla brutta sconfitta interna col Lecce.

Remo, che Parma si presenterà a Cagliari domenica pomeriggio in quello che si preannuncia come uno scontro salvezza di importanza capitale per entrambe le compagini?

“Intanto diciamo che il Parma di solito fatica di più, paradossalmente, contro le dirette concorrenti che contro le big. Questo può dipendere da vari fattori: intanto la squadra ha un’età media molto bassa e i nostri giovani, quando affrontano i top team, non avendo niente da perdere giocano a briglie sciolte e a mente libera. Invece quando c’è da giocare di spada e non di fioretto stentiamo parecchio. La nostra impressione a Parma è che gli uomini di Pecchia soffrano oltremodo le formazioni, come ad esempio Empoli, Lecce, Verona e Genoa, che li studiano nei minimi particolari e che, di conseguenza, gli ‘sporcano’ le partite, arginandone il talento e limitandone le qualità tecniche.

Aggiungiamoci il fatto che la partenza virtuosa di Delprato e compagni aveva illuso i tifosi, facendo sperare in un campionato scoppiettante. Invece chi mastica calcio sa bene che quando si affronta la serie A da matricola appena promossa dalla B l’obiettivo è uno solo: fare un punto in più della diciottesima classificata e mantenere la categoria. Tutto il resto è grasso che cola.”

La sensazione è che il Parma, per sua natura, preferisca attendere l’avversario e colpirlo in contropiede piuttosto che “fare la partita” e scardinare le difese chiuse. I gialloblù sono più portati, insomma, ad attaccare a campo aperto che ad arrivare in porta col fraseggio corto.

“Confermo in pieno. Lo dicono anche le statistiche: nelle ripartenze siamo una delle formazioni più pericolose della serie A. Il problema è che quando ci abbassiamo e concediamo campo agli avversari, non disponendo di una difesa così solida e strutturata da consentirci di reggere la pressione, finiamo spesso per subire gol. Inoltre, per quanto i vari Bonny, Mihaila e Man abbiano delle qualità tecniche importanti, i nostri attaccanti non riescono a trovare il gol con continuità. Un Piccoli, per intenderci – attaccante che a me ricorda tantissimo il primo Vieri – noi non ce l’abbiamo. Spesso necessitiamo di cinque-sei palle gol per buttarne dentro una.”

Anche il Cagliari ha evidenti problemi in fase difensiva: i numeri, in tal senso, sono impietosi. Che partita si aspetta lei domenica all’Unipol Domus?

“Una partita condizionata dal fatto che il Parma, con l’arrivo di Djuric e anche di Pellegrino - altro attaccante molto strutturato fisicamente e abile nel gioco aereo - ora deve cambiare pelle. Con Djuric al centro dell’attacco dovremo alzare molto di più la palla e, anziché agire prevalentemente in contropiede, sfruttare al massimo le corsie esterne, riportando le ali sul loro piede forte anziché utilizzarle a piedi invertiti. Come dicevo prima, è il momento di accantonare il fioretto e di sfoderare la spada. E la spada si tira fuori anche scavalcando il centrocampo qualche volta in più rispetto a prima.

A me piace molto Fabio Pecchia, perché propone un’idea di calcio brillante e intraprendente. Ora però deve aiutare questi ragazzi, che non hanno ancora vissuto direttamente le asperità della lotta per evitare la retrocessione, a cambiare il loro modo di interpretare le gare e a diventare tatticamente un po’ più camaleontici, puntando sulla forza fisica e sulla quantità oltre che sulla qualità. Per salvarsi serve mettere in campo quella grinta e quella determinazione che, nella lotta feroce per conservare la categoria, sono imprescindibili.

Va a onor del vero riconosciuto - è non è un alibi, ma un dato di fatto - che ci mancano da parecchio tempo due dei migliori giocatori che abbiamo in rosa: Circati, ragazzo che è destinato a un futuro luminosissimo, e Bernabé, elemento dalle caratteristiche uniche che può fare sia il metronomo davanti alla difesa che il trequartista dietro alle punte. Soprattutto lui ci è mancato come l’aria. Fortunatamente ora è vicino al rientro.”