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Monaco, Hutter: "Sarei pronto per la Serie A. Ammiro tantissimo Sarri e Zeman"
"Perché no?". Risponde così Adolf Hutter, allenatore del Monaco, alla possibilità di vederlo un giorno in Serie A. L'allenatore del Monaco, che oggi sfiderà il Bologna in Champions League, ha rilasciato un'intervista a La Repubblica: "I risultati non vi mancano: penso alle coppe di Roma e Atalanta, alle finali di Inter e Fiorentina. Gasperini è un tecnico molto internazionale, come anche Inzaghi e Spalletti che ho battuto, uno alla Lazio e l'altro all'Inter, quando allenavo l'Eintracht. Ammiro tantissimo Sarri e ammiravo Zeman, anche se in Svizzera gli diedi un 7-0: il suo Lugano difendeva alto, il mio Young Boys pressava subito e segnava".
E poi da noi gli stranieri attecchiscono di rado.
"Vedo che funzionano quelli di lingua latina, come i portoghesi. Magari e una questione culturale. Però Runjaic, che conosco perché ha il mio stesso agente, a Udine sta facendo molto bene".
Chi è il suo punto di riferimento?
"Credo di essere simile a Klopp. Ma Stimo tantissimo la personalità di Ancelotti. Il calcio non è solo tattica. Sono fondamentali la psicologia e la comunicazione: io dei miei giocatori voglio capire tutto, li invito al dialogo ma so essere duro quando serve e che bisogna tenere una giusta distanza da loro, né troppo vicini né troppo lontani. E quando parlo della comunicazione intend anche quella con la società, gli sponsor, la stampa, i tifosi. L'allenatore non lo e soltanto sul campo».
C'è qualcuno che possiamo considerare suo mentore?
"Ho 54 anni e 620 panchine come allenatore capo, penso di poter essere io il mentore di qualche giovane collega".
E poi da noi gli stranieri attecchiscono di rado.
"Vedo che funzionano quelli di lingua latina, come i portoghesi. Magari e una questione culturale. Però Runjaic, che conosco perché ha il mio stesso agente, a Udine sta facendo molto bene".
Chi è il suo punto di riferimento?
"Credo di essere simile a Klopp. Ma Stimo tantissimo la personalità di Ancelotti. Il calcio non è solo tattica. Sono fondamentali la psicologia e la comunicazione: io dei miei giocatori voglio capire tutto, li invito al dialogo ma so essere duro quando serve e che bisogna tenere una giusta distanza da loro, né troppo vicini né troppo lontani. E quando parlo della comunicazione intend anche quella con la società, gli sponsor, la stampa, i tifosi. L'allenatore non lo e soltanto sul campo».
C'è qualcuno che possiamo considerare suo mentore?
"Ho 54 anni e 620 panchine come allenatore capo, penso di poter essere io il mentore di qualche giovane collega".
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