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Marani: "In C rappresentate 19 regioni e 60 città. Abbiamo 5 milioni di tifosi, è la nostra forza"
Matteo Marani, presidente della Lega Pro, ha rilasciato alcune dichiarazioni a margine della presentazione della squadra della Divisione Calcio Paralimpico FIGC della Virtus Verona. Queste le sue parole riportate da L'Arena: "In Serie C ci sono sicuramente grandi piazze che hanno anche bacini di utenza ampi e ci sono realtà come quella della Virtus che partono più piccole ma se la giocano alla pari anche con le grandi. Questo è uno dei segreti della C oltre ai giovani al di là del radicamento sul territorio. E il campionato è spesso aperto, combattuto. Tanto che negli ultimi anni sono salite in B realtà che non erano proprio pronosticate".
Il valore aggiunto della C quindi è avere queste grandi o le piccole che insegnano la sana programmazione?
"Io credo che la forza della C stia nel mix delle due cose e nella capillarità della presenza. Abbiamo diciannove regioni rappresentate, sessanta città, quindici milioni di persone interessate e cinque milioni di tifosi. Il che comporta anche un certo sforzo organizzativo da parte della sua Lega. La nostra è una lega in movimento e che sta vivendo un campionato bello, interessante, divertente con un seguito crescente sia negli stadi che alla tv. Siamo molto mirati, anche per storia e dna, verso i giovani. Vorremmo che ce ne fossero sempre di più. L’identità, mi pare, è abbastanza chiara. È unica, rispetto al resto d’Italia, anche la presenza contemporanea di ben tre veronesi nella categoria. Certamente. Mi pare tra l’altro che le venete in generale siano sei. Questo è un territorio che esprime tanto calcio. Verona poi è la città nella quale nel 1985 si vinse una storico scudetto, che ancora tutti ricordano e che fu un modello. Poi non dimentico la favola Chievo".
Caldiero e Legnago?
"Stanno lavorando tutte e due con grande serietà. Il Caldiero sta affrontando ovviamente le difficoltà di una neopromossa ma mi sembra stia lottando al meglio per salvaguardare il grande risultato ottenuto in primavera. Spero quanto prima che gli sia data la possibilità di rientrare nel loro stadio".
E il Legnago?
"Ha dovuto affrontare una sfida aggiuntiva che era quella del girone B quindi probabilmente all’inizio questo cambiamento ha avuto effetti. Però la squadra ha reagito bene. Bellissima realtà. Di più: sia nel caso del Caldiero che in quello del Legnago parliamo di due bravissimi imprenditori alla guida. E in entrambe i casi - ero stato l’anno scorso all’inaugurazione delle foresteria del Legnago - si può parlare di programmazione, di voglia di guardare al futuro. Mi sembrano tutte e due realtà molto solide".
Pronostici sull’andamento dei campionati? Chi finirà in B?
"Non mi sbilancio. Non faccio più il giornalista, faccio soltanto il presidente".
Il valore aggiunto della C quindi è avere queste grandi o le piccole che insegnano la sana programmazione?
"Io credo che la forza della C stia nel mix delle due cose e nella capillarità della presenza. Abbiamo diciannove regioni rappresentate, sessanta città, quindici milioni di persone interessate e cinque milioni di tifosi. Il che comporta anche un certo sforzo organizzativo da parte della sua Lega. La nostra è una lega in movimento e che sta vivendo un campionato bello, interessante, divertente con un seguito crescente sia negli stadi che alla tv. Siamo molto mirati, anche per storia e dna, verso i giovani. Vorremmo che ce ne fossero sempre di più. L’identità, mi pare, è abbastanza chiara. È unica, rispetto al resto d’Italia, anche la presenza contemporanea di ben tre veronesi nella categoria. Certamente. Mi pare tra l’altro che le venete in generale siano sei. Questo è un territorio che esprime tanto calcio. Verona poi è la città nella quale nel 1985 si vinse una storico scudetto, che ancora tutti ricordano e che fu un modello. Poi non dimentico la favola Chievo".
Caldiero e Legnago?
"Stanno lavorando tutte e due con grande serietà. Il Caldiero sta affrontando ovviamente le difficoltà di una neopromossa ma mi sembra stia lottando al meglio per salvaguardare il grande risultato ottenuto in primavera. Spero quanto prima che gli sia data la possibilità di rientrare nel loro stadio".
E il Legnago?
"Ha dovuto affrontare una sfida aggiuntiva che era quella del girone B quindi probabilmente all’inizio questo cambiamento ha avuto effetti. Però la squadra ha reagito bene. Bellissima realtà. Di più: sia nel caso del Caldiero che in quello del Legnago parliamo di due bravissimi imprenditori alla guida. E in entrambe i casi - ero stato l’anno scorso all’inaugurazione delle foresteria del Legnago - si può parlare di programmazione, di voglia di guardare al futuro. Mi sembrano tutte e due realtà molto solide".
Pronostici sull’andamento dei campionati? Chi finirà in B?
"Non mi sbilancio. Non faccio più il giornalista, faccio soltanto il presidente".
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