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Il pres. Percassi: "L'Atalanta un atto d'amore. Penso sempre a fare 40 punti per salvarci"
"Se nel progetto iniziale c'era un'Europa League e la frequenza regolare in Champions? Io dal 2010 fino ad oggi dico sempre: prima facciamo 40 punti per salvarci poi al resto ci pensiamo dopo". Ha scherzato così nell'intervista concessa ai taccuini di Tuttosport Antonio Percassi, presidente dell'Atalanta che questa stagione potrebbe togliersi qualche altra soddisfazioni in termini di trofei a giudicare dall'entusiasmo e la consapevolezza generati dal trionfo in Europa League dello scorso anno. Chi se lo sarebbe mai immaginato che una piccola realtà come la Dea sarebbe arrivata a diventare capolista della Serie A?
E il numero uno nerazzurro continua a rimanere umile di pensiero, sebbene con Gian Piero Gasperini in panchina sia arrivato a riporre in bacheca un trofeo europeo prestigioso. Guadagnando il rispetto e il consenso globale dei colleghi e di altre grandi realtà di calcio: "Lo faccio e lo penso davvero. Bisogna stare sempre con i piedi per terra. Il mio progetto iniziale era tenere la squadra in Serie A per dieci anni".
Intanto il numero uno nerazzurro ha voluto ripercorrere il momento in cui, in famiglia, è stata presa la decisione di acquistare la società bergamasca: "Nel 2010 abbiamo preso l’Atalanta, io e la mia famiglia, come un atto d’amore. L’Atalanta aveva bisogno di noi e abbiamo risposto presente. Ci sono le ragioni del cuore, ma anche una grande responsabilità che abbiamo sempre sentito nei confronti di Bergamo, quella di costruire un club all’altezza di Bergamo stessa. Così con questa filosofia abbiamo portato avanti lo sviluppo della squadra, il progetto dello stadio, del nuovo centro sportivo: tutto a immagine e somiglianza della città, perché tutti ne siano fieri e perché rappresenta al meglio la città".
E il numero uno nerazzurro continua a rimanere umile di pensiero, sebbene con Gian Piero Gasperini in panchina sia arrivato a riporre in bacheca un trofeo europeo prestigioso. Guadagnando il rispetto e il consenso globale dei colleghi e di altre grandi realtà di calcio: "Lo faccio e lo penso davvero. Bisogna stare sempre con i piedi per terra. Il mio progetto iniziale era tenere la squadra in Serie A per dieci anni".
Intanto il numero uno nerazzurro ha voluto ripercorrere il momento in cui, in famiglia, è stata presa la decisione di acquistare la società bergamasca: "Nel 2010 abbiamo preso l’Atalanta, io e la mia famiglia, come un atto d’amore. L’Atalanta aveva bisogno di noi e abbiamo risposto presente. Ci sono le ragioni del cuore, ma anche una grande responsabilità che abbiamo sempre sentito nei confronti di Bergamo, quella di costruire un club all’altezza di Bergamo stessa. Così con questa filosofia abbiamo portato avanti lo sviluppo della squadra, il progetto dello stadio, del nuovo centro sportivo: tutto a immagine e somiglianza della città, perché tutti ne siano fieri e perché rappresenta al meglio la città".
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