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Gomez: "Non vedo corazzate imbattibili. L'Inter è la più forte, poi c'è l'Atalanta"
Alejandro Gomez, ex fantasista dell'Atalanta, oltre che di Siviglia, Monza e Catania, ha rilasciato una lunga intervista a L'Eco di Bergamo, parlando così della sua situazione personale: "La squalifica scadrà nel 2025, voglio tornare a giocare e sto già lavorando per rientrare. Mi alleno tutti i giorni, ho tanta voglia, vorrei rimanere in Italia, magari in Serie A o Serie B, ma se sarà necessario andrò all'estero. Dopo, penserò a diventare un procuratore".
La lotta Scudetto come la vede?
"L'Inter è la più forte, ma non sembra quella di carattere della scorsa stagione. Poi vedo proprio l'Atalanta: è più forte delle altre, del Napoli, del Milan, della Roma che non c'è, della Lazio che sta facendo bene ma non è a certi livelli e anche della Juventus, che è ancora in costruzione. Può essere un anno speciale per la Dea, è difficile puntare al titolo. Servono almeno 85 punti, questo significa che sono contemplati pochissimi errori. Il record dell'Atalanta sono 78 punti, superare quella soglia non sarà facile, ma comunque potrebbero essere totalizzati meno punti del solito dai campioni d'Italia. Non vedo corazzate imbattibili".
Che differenza c'è tra la sua Atalanta e quella di oggi?
"È una squadra diversa dalla nostra: innanzitutto è più fisica. E poi la rosa è più ampia. Noi avevamo pochi cambi dietro e in mezzo c'era giusto Muriel come titolare extra, poi quando mancavamo io o Ilicic si vedeva".
Ha qualche rimpianto?
"Nel 2020 eravamo da Scudetto. Nell'anno del Covid giocammo a luglio in casa della Juventus dandole una lezione di calcio, ma finì 2-2 e il sogno svanì. Fu una stagione anomala con il lockdown… Se avessimo vinto, saremmo stati davvero in corsa. Dopo quel pareggio, mollammo un po’, complice il fatto che avevamo già la Champions in tasca".
Lookman è paragonabile a lei?
"Non è come me. Ha fame di gol, io avevo più fame di assist. La sua capacità di puntare l'uomo per tutta la partita è impressionante, è cresciuto molto nel gioco di squadra, si vede che parla con i compagni e si integra al meglio nel sistema di Gasperini".
De Ketelaere le ricorda Ilicic?
"In parte sì perché è alto, fisico, segna gol simili ed è mancino, ma non ha la stessa fantasia di Ilicic. Può migliorare, gli serve tempo per adattarsi al calcio di Gasperini e sta dimostrando di avere grande qualità".
Zaniolo invece fatica.
"Non lo vedo come un centravanti e nemmeno come trequartista, il problema è dove farlo giocare. Ha talento e fisico, ma deve trovare il ruolo giusto".
Retegui l'ha sorpresa?
"Non lo è per me. Lo conoscevo già quando era al Tigre, sapevo che aveva tutto per fare bene. Quando è arrivato a Bergamo gli ho scritto: 'Se sei intelligente e segui Gasperini, farai almeno 20 gol'. Sta dimostrando di essere un grande attaccante".
È il nuovo Zapata?
"Difficile, Duvan era devastante, i difensori avevano paura di lui. Retegui è diverso, ma ha tutte le qualità per lasciare il segno".
Chiudiamo con un retroscena?
"All'Atalanta per ogni assist che facevo mi pagavano un premio, erano la mia specialità. Anche i compagni me ne facevano: Pasalic mi regalava un capo d'abbigliamento firmato per ogni gol segnato grazie a me. Ne ridiamo sempre anche oggi, ogni assist era un vestito nuovo".
La lotta Scudetto come la vede?
"L'Inter è la più forte, ma non sembra quella di carattere della scorsa stagione. Poi vedo proprio l'Atalanta: è più forte delle altre, del Napoli, del Milan, della Roma che non c'è, della Lazio che sta facendo bene ma non è a certi livelli e anche della Juventus, che è ancora in costruzione. Può essere un anno speciale per la Dea, è difficile puntare al titolo. Servono almeno 85 punti, questo significa che sono contemplati pochissimi errori. Il record dell'Atalanta sono 78 punti, superare quella soglia non sarà facile, ma comunque potrebbero essere totalizzati meno punti del solito dai campioni d'Italia. Non vedo corazzate imbattibili".
Che differenza c'è tra la sua Atalanta e quella di oggi?
"È una squadra diversa dalla nostra: innanzitutto è più fisica. E poi la rosa è più ampia. Noi avevamo pochi cambi dietro e in mezzo c'era giusto Muriel come titolare extra, poi quando mancavamo io o Ilicic si vedeva".
Ha qualche rimpianto?
"Nel 2020 eravamo da Scudetto. Nell'anno del Covid giocammo a luglio in casa della Juventus dandole una lezione di calcio, ma finì 2-2 e il sogno svanì. Fu una stagione anomala con il lockdown… Se avessimo vinto, saremmo stati davvero in corsa. Dopo quel pareggio, mollammo un po’, complice il fatto che avevamo già la Champions in tasca".
Lookman è paragonabile a lei?
"Non è come me. Ha fame di gol, io avevo più fame di assist. La sua capacità di puntare l'uomo per tutta la partita è impressionante, è cresciuto molto nel gioco di squadra, si vede che parla con i compagni e si integra al meglio nel sistema di Gasperini".
De Ketelaere le ricorda Ilicic?
"In parte sì perché è alto, fisico, segna gol simili ed è mancino, ma non ha la stessa fantasia di Ilicic. Può migliorare, gli serve tempo per adattarsi al calcio di Gasperini e sta dimostrando di avere grande qualità".
Zaniolo invece fatica.
"Non lo vedo come un centravanti e nemmeno come trequartista, il problema è dove farlo giocare. Ha talento e fisico, ma deve trovare il ruolo giusto".
Retegui l'ha sorpresa?
"Non lo è per me. Lo conoscevo già quando era al Tigre, sapevo che aveva tutto per fare bene. Quando è arrivato a Bergamo gli ho scritto: 'Se sei intelligente e segui Gasperini, farai almeno 20 gol'. Sta dimostrando di essere un grande attaccante".
È il nuovo Zapata?
"Difficile, Duvan era devastante, i difensori avevano paura di lui. Retegui è diverso, ma ha tutte le qualità per lasciare il segno".
Chiudiamo con un retroscena?
"All'Atalanta per ogni assist che facevo mi pagavano un premio, erano la mia specialità. Anche i compagni me ne facevano: Pasalic mi regalava un capo d'abbigliamento firmato per ogni gol segnato grazie a me. Ne ridiamo sempre anche oggi, ogni assist era un vestito nuovo".
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