
Atalanta-Lecce, la partita che nessuno voleva giocare
Non è stata una domenica come tante al Gewiss Stadium. Prima che il pallone rotolasse sull'erba, a farla da padrone sono stati i sentimenti: solidarietà, commozione, rispetto. La tragedia che ha colpito il Lecce con la scomparsa improvvisa del fisioterapista Graziano Fiorita ha lasciato un segno profondo. Tifosi bergamaschi e salentini, uniti da un lutto comune, hanno trasformato il prepartita in un toccante tributo, culminato in un quarto d'ora iniziale senza cori e bandiere, un silenzio quasi irreale, spezzato solo dagli applausi spontanei dello stadio. Anche il ricordo di Papa Francesco, commemorato con un minuto di raccoglimento, ha contribuito a rendere l'atmosfera particolarmente intensa.
IL CUORE GRANDE DEL LECCE - I salentini, arrivati a Bergamo senza dirigenti e con l'animo devastato dal dolore, hanno mostrato grande dignità e rispetto scendendo in campo con una maglietta bianca, senza alcun simbolo ufficiale, ma con una scritta eloquente: “Nessun valore, nessun colore”. La loro prestazione è stata orgogliosa e coraggiosa, premiata dai tanti applausi del pubblico bergamasco, che ha riconosciuto l’enorme valore umano e morale dei giocatori ospiti. Al momento del rigore trasformato da Karlsson, nessuna esultanza, solo mani rivolte al cielo, verso Graziano.
RITMO LENTO, ATALANTA BLOCCATA - Se l'aspetto umano della serata ha lasciato una forte impressione, il campo ha raccontato una storia diversa. L'Atalanta, seppur nettamente superiore nel possesso palla, ha sofferto tremendamente i ritmi lenti imposti dal Lecce, non riuscendo mai a trovare la giusta velocità per scardinare la difesa salentina. Una gestione sterile del pallone, lenta e prevedibile, ha permesso agli avversari di reggere senza troppi affanni e di creare addirittura alcune pericolose occasioni in ripartenza.
RETEGUI AGGANCIA INZAGHI - In una serata complicata per molti, l’unica nota luminosa è stato ancora una volta Mateo Retegui. L’argentino ha firmato dal dischetto la rete numero 24 in campionato, raggiungendo così il record storico che Pippo Inzaghi aveva fissato nella stagione 1996/97. Un traguardo importante, che poteva essere addirittura doppio se la traversa non avesse respinto poco dopo il suo colpo di testa vincente. Inspiegabile, per certi versi, la scelta di Gasperini di richiamarlo in panchina, in una fase in cui la sua presenza avrebbe potuto essere decisiva.
OCCASIONE SPRECATA, CAMMINO ANCORA APERTO - Il pareggio lascia comunque all’Atalanta il controllo del proprio destino - approfondisce Il Corriere di Bergamo -. Il calendario è favorevole, e le inseguitrici dovranno affrontare scontri diretti che inevitabilmente freneranno qualcuna di loro. Certo è che i nerazzurri non possono più permettersi passi falsi: domenica prossima, contro il Monza fanalino di coda, servirà ben altro spirito. Altrimenti sarà giusto lasciare il posto in Champions a chi, dietro, mostra di averne più fame e determinazione.
LECCE, UNA LEZIONE DI VITA E SPORT - Il risultato, però, è passato quasi in secondo piano. Il vero vincitore della serata è stato il Lecce, che ha conquistato i cuori e il rispetto del pubblico bergamasco con una prova di grande dignità, nonostante il dolore straziante di una tragedia ancora troppo fresca. La speranza è che questo punto possa aiutarli a raggiungere la salvezza, una salvezza che sarebbe pienamente meritata per tutto ciò che hanno vissuto e dimostrato.
Per una notte, Bergamo e Lecce sono state un'unica grande squadra, unita dal dolore e dall'umanità. Il calcio, per una volta, può davvero passare in secondo piano.







