
Il Torino non può permettersi errori e leggerezze con la Lazio perché già all’andata sono costati cari
Attenzione è questa la parola chiave per il Torino nella sfida alla Lazio di lunedì sera. E’ quella che era mancata nella partita d’andata e che costò cara. Era un altro Torino perché allora era primo in classifica (anche se era appena stato eliminato dalla Coppa Italia a opera dell’Empoli) e aveva sorpreso tutti, forse persino se stesso, con un avvio di campionato strabiliante. E, cosa non secondaria, aveva ancora Zapata, il suo ko sarebbe avvenuto nella gara successiva con l’Inter. Soprattutto giocava in maniera differente dall’attuale, anche perché scendeva in campo schierato con il 3-5-2. Da allora molto è cambiato e non solo perché sono passati sei mesi (era il 29 settembre) e l’attuale classifica dice che i granata sono all’11° posto mentre i biancocelesti sono al 6° e hanno 13 punti in più. Ed è meglio che il Torino non pensi alla sconfitta che ha subito la Lazio per 5 a 0 contro il Bologna, prima della sosta del campionato per gli impegni delle Nazionali, altrimenti rischia di non comprendere bene chi si troverà di fronte. Di certo la squadra di Baroni non può permettersi un altro passo falso se vuole arrivare al quarto posto dove ora ci sono proprio i felsinei.
All’andata errori e leggerezze furono fatali e determinarono il 2 a 3 finale. Guendouzi mise subito (8’) il Torino nella scomoda posizione di dover provare a rimontare. Tavares, in accelerazione, involandosi passò in mezzo a Vojvoda e Tameze e una volta arrivato in area scricò all’indietro poi il francese che sbloccò il risultato con Paleari che vide in ritardo partire il tiro e la palla gli passò fra le gambe. Poi nella ripresa Dia raddoppiò (60’). Contropiede della Lazio con Isaksen che accelerò, dopo aver scambiato con Castellanos, e entrato in area lasciò sul posto Coco e così poi servì l’accorrente Dia sul dischetto del rigore che da pochi passi insaccò. Fu Adams con il suo gol a cercare di rimettere in piedi la partita (67’). Sullo scarico all’indietro di Ilic, Vlasic servì subito Adams, che era vicino a lui, e lo scozzese con un diagonale accorciò le distanze. Poi però fu Noslin che spense definitivamente le speranze granata anche solo di pareggiare (89’). Vecino servì all'indietro Pellegrini che ha crossò basso e teso per l’olandese che sfruttò una dormita di tutta la difesa granata, in particolare di Maripán, e così segnò la terza rete. E alla fine il gol di Coco fu inutile (92’). Su calcio di punizione battuto da Ricci verso il secondo palo, Masina fece sponda di testa e lo spagnolo naturalizzato equatoguineano in mezza rovesciata segnò.
Vanoli, per usare un eufemismo, non fu per niente contento delle troppe disattenzioni ed errori. "Abbiamo preso anche oggi gol su errori tecnici abbastanza evitabili. Soprattutto l'ultimo in quattro contro tre. L'ho detto ai ragazzi: mi dà fastidio e non lo capisco. Nel primo tempo, come contro l'Empoli, sulle seconde palle, il combattere sui contrasti e soprattutto la non pazienza di far girare la palla per trovare le punte. C’erano tutti gli spazi per farlo con un po’ più di pazienza. La squadra quando non vengono le cose abbassa l'autostima finché non succede qualche cosa. Su questo dobbiamo crescere tanto. Nella ripresa abbiamo dimostrato che, contro un’ottima squadra, possiamo starci, ma dobbiamo avere il coraggio di continuare a giocare. Mi dà fastidio quando qualcuno si nasconde: bisogna avere il coraggio e abbiamo già dimostrato all’inizio di saper giocare per cui dobbiamo continuare però si deve capire che ci vuole intensità in ciò che si fa e bisogna continuare a farlo bene". Neppure i cambi e la variazione del modulo nella ripresa servirono. "Adams (al posto di Tameze dal 46’, ndr) e Pedersen (dal 46’ per Sosa, ndr) sono entrati veramente bene e hanno dato tutto, così come Vlasic (dal 63’ per Sanabria). E’ quello che ho sempre detto a questi ragazzi: non si può fare un campionato in undici, abbiamo bisogno di tutti e chi è entrato lo ha dimostrato. Abbiamo cambiato modulo (passando dal 3-5-2 al 3-4-3, ndr) perché nel primo tempo avevamo incontrato difficoltà e la non pazienza di andare da una parte all'altra. Volevo andare diretto con il doppio play (Ricci e Ilic, ndr) in modo da avere sempre un uomo sul quale giocare con un po’ più di tranquillità. Sono entrati veramente bene, poi dopo ho provato a mettere anche Njie (al posto di Lazaro dal 63’) come quinto, che avevo già utilizzato così in allenamento, per avere qualche spunto in più nell’uno contro uno ed è entrato abbastanza bene anche lui. Quando si recupera uno svantaggio alle volte si perde perché si vuole fare di più. Sul 2 a 1 avremmo dovuto ritornare e resettarci e avere pazienza perché era un momento positivo, ma invece alle volte perdiamo la posizione in campo e forse abbiamo lasciato, a quella che è la loro capacità perché hanno giocatori forti, le ripartenze". Anche mancanza di pazienza e personalità fra le cause di quella sconfitta. "Serve avere un po’ più personalità quando si ha la pazienza. A volte vogliamo andare subito diretti a fare la giocata. Soprattutto quando all’inizio la Lazio ci schermava le due punte e abbiamo attaccato poco la profondità. Con un giro palla in più dall’altra parte ci sarebbe stato più spazio. Abbiamo fatto fatica a trovare i quinti, dal ritiro dico che è la chiave, infatti nel secondo tempo li abbiamo trovati un po’ meglio e Pedersen si è trovato ad andare a crossare. Se si è lenti ad andare a trovare i quinti è poi normale che quando ti chiudono devi essere bravo a reggere la palla. Sono tutte cose che sappiamo e che dobbiamo migliorare, ma sappiamo anche che le sappiamo fare".
Attenzione quindi perché ne servirà tanta al Torino per evitare lunedì sera con la Lazio errori del passato e per non incapparne in nuovi.







