ESCLUSIVA TG – Beccaria: “Ecco la verità sullo stallo alla Fondazione Filadelfia e chi e come può sbloccarlo”
Domenico Beccaria è stato intervistato in esclusiva da TorinoGranata.it. Beccaria è il presidente dell’Associazione Memoria Storica Granata e del Museo del Toro inoltre è uno dei consiglieri del Consiglio d’Amministrazione e uno dei soci fondatori del Collegio dei Fondatori della Fondazione Stadio Filadelfia, giornalista e grande tifoso del Toro. Con lui abbiamo parlato del trasferimento del Museo al Filadelfia.
E’ tutto fermo per la costruzione dell’edificio che ospiterà il Museo del Toro al Filadelfia perché manca un componente del Consiglio d'Amministrazione della Fondazione Filadelfia. Ci spiega un po’ la situazione?
“Sicuramente la mancanza di un consigliere non aiuta. Purtroppo non ci sono grandi margini di manovra, nel senso che se la Città di Torino e la Regione Piemonte non ci mettono un po' di buona volontà e non si decidono a convocare il Collegio dei Fondatori diventa difficile andare avanti. Il problema è che il Consiglio d'Amministrazione ha terminato la durata temporale del suo mandato ormai da un anno ed è quindi praticamente da un anno che siamo fermi perché sarebbe assolutamente inopportuno che un CdA in prorogatio deliberasse senza più essere in piena forza datagli dal fatto di essere stato rinnovato. E quindi vivacchiamo da un anno. Non è una cosa bella né edificante né nient'altro, però questo è lo stato dell'arte”.
Ma non c'è niente che si possa fare affinché chi di dovere nomini il consigliere?
“Il problema è che è stato chiesto per più di un anno alla Regione Piemonte di tirare fuori dal cilindro il nome del suo consigliere, ma dopo un anno di balletti - mi permetto di aggiungere indecorosi perché la durata temporale del mandato è terminata ben prima delle elezioni e quindi avevano tutto il tempo di nominare qualcuno - hanno tranquillamente aspettato che ci fossero le elezioni, l’insediamento del nuovo Consiglio Regionale, poi un paio di fasi lunari, perché sappiamo bene che per imbottigliare il vino e per nominare i consiglieri d'amministrazione bisogna che ci sia una luna giusta, e a quel punto hanno, a quanto pare perché di ufficiale non c'è ancora nulla, trovato un loro nome”.
E allora?
“A quel punto, quando la Regione Piemonte ha trovato il nominativo giusto, ci si è messa la Città di Torino. Avevamo calendarizzato un appuntamento del Collegio dei Fondatori, vado a memoria, per il 12 o 13 novembre 2024, ma poi in quei giorni c’erano le Nitto ATP Finals e a quanto pare non era un buon momento per fare il Consiglio d'Amministrazione. Proprio pochi giorni prima delle ATP Finals visto che non era stato convocato il CdA ho chiesto al presidente della Fondazione Filadelfia, Asvisio, notizie in merito e lui mi ha detto che avrebbe verificato e a seguito della verifica mi ha risposto che l’Assessore allo Sport non poteva perché appunto c’erano le ATP Finals. Al che io mi chiedo se qualche funzionario burlone abbia organizzato gli ATP Finals senza dire niente all'Assessore e lui si è accorto solo all'ultimo istante di questa concomitanza perché se sei l'Assessore allo Sport e prendi un impegno per una data avrai prima controllato l’agenda e allora come mai non sai che in quei giorni hai già altri impegni improrogabili dati dalle ATP Finals? Non stiamo parlando della finale delle bocciofile di Torino e Provincia, con tutto il rispetto per le bocciofile, ma stiamo parlando del torneo professionistico di tennis più importante dell'annata dopo le quattro prove del Grande Slam ed è dal 24 aprile 2019 che si sa che si svolgono a Torino nel mese di novembre e le date precise si conoscono con mesi d’anticipo. Va bene, cambiamo data per il CdA e facciamolo il 3 dicembre, ma anche questa data, ora non ricordo più perché, non andava bene”.
Ma siamo al 27 gennaio 2025
“Appunto e stiamo aspettando che venga convocato il Collegio dei Fondatori. Questo dimostra l'interesse che c'è da parte della politica per la questione Filadelfia: zero. Perché se gli interessasse qualcosa del Filadelfia, non dico che avrebbero già spostato mari e monti per riuscire a trovare i soldi per fare il terzo lotto, ma almeno avrebbero reso operativa la Fondazione di cui loro sono, passatemi il termine, gli azionisti di maggioranza. Non hanno neanche nominato ufficialmente il consigliere mancante e trovato una data buona per il CdF e quindi significa che non gliene frega niente, punto.
Fin tanto che il CdA non viene rinnovato non ha la forza perché qualsiasi delibera venga assunta in prorogatio teoricamente può essere impugnata da chiunque. Di fatto quindi tutto è bloccato, tutte le attività della Fondazione Filadelfia sono ferme”.
Ma una volta che sarà insediato il nuovo CdA che passi avanti si faranno?
“Il progetto, come ha detto l'architetto Bo nell’intervista che gli hai fatto https://www.torinogranata.it/esclusive/esclusiva-tg-bo-architetto-il-progetto-per-l-edificio-del-museo-del-toro-al-fila-e-stato-approvato-ma-intoppi-hanno-fermato-tutto-170215, è pronto quindi basta girare la chiave e il motore parte. Quando parte il motore, però, inizia un conto alla rovescia, che se non ricordo male dura un paio d’anni, per concludere i lavori, altrimenti si rischia di dover rifare tutto da capo l’iter e chiedere di nuovo tutti i permessi, come è logico e ragionevole che sia. Di conseguenza è del tutto inutile che accendiamo il motore per poi tenere la macchina in folle ferma nel parcheggio. Sarebbe invece sensato lasciare il motore spento, ma se non altro fare il pieno e nel nostro caso la benzina sono i soldi che serviranno per costruire l’edificio che ospiterà il Museo del Toro”.
Nel frattempo esattamente cosa si potrebbe fare?
“Visto che siamo comunque fermi perché non possiamo assumere deliberazioni, si potrebbe almeno andare a bussare, anche solo in modo informale, alle porte delle fondazioni bancarie. Hai visto mai che qualche soldino ce lo possano dare perché oltretutto stiamo parlando di un Museo, un'opera culturale da fare sul territorio, quindi rientra appieno nelle mission delle fondazioni bancarie cittadine che sovvenzionano la cultura nel territorio torinese. La Storia del Toro è cultura e siamo nel territorio torinese, quindi ci starebbero tranquillamente i presupposti per un aiuto da parte delle fondazioni bancarie. Ma siamo noi che dobbiamo andare a chiedere i soldi, perché se aspettiamo che le fondazioni vengano a bussare alla nostra porta, facciamo notte.
Poi è logico che la richiesta di soldi alle fondazioni bancarie deve essere oggetto di delibera, credo oltretutto che questo sia già stato deliberato in passato, ma in tutti i casi almeno andrebbe fatto qualche sondaggio, magari invitandoli a visitarlo. La maggior parte della gente quando pensa ad un museo di calcio immagina che siano esposte quattro maglie, alcuni palloni e quattro coppe e tanti cari saluti. Ma il Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata è molto, ma molto di più di questo perché è una collezione di cimeli di livello mondiale. Infatti tutti i direttori dei musei di calcio che sono venuti a visitare il nostro Museo, sto parlando di grandi Musei del calcio Juventus, Fiorentina, Genoa, River Plate, Boca Junior, Banfica, Barcellona, Atletico Madrid, Atletico Bilbao, e tutti i grandi personaggi del calcio mondiale che sono venuti da noi sono rimasti con la bocca spalancata dalla qualità e dalla quantità dei reperti esposti. Quindi sarebbe bello che noi dicessimo alle fondazioni bancarie: “Vi stiamo chiedendo dei soldi, ma è per questo che ve li stiamo chiedendo” e gli facciamo vedere cosa c'è.
Lo ripeto, siamo noi che dobbiamo darci una mossa, non possiamo aspettare che le fondazioni vengano da noi. Quindi ci vuole innanzitutto da parte della Città di Torino e della Regione Piemonte un atto di buona volontà, convocare questo benedetto Collegio dei Fondatori, nominare il nuovo CDA, accendere il motore e partire”.
Ma a chi fa comodo tutto questo stallo?
“E’ una domanda veramente interessante: fa comodo a tutti quelli che non sono interessati a rivalutare la cultura sportiva granata. Il Torino è una squadra che ha, pur con un palmares sportivo decisamente inferiore a tante altre squadre in Italia e nel mondo, la storia più rocambolesca, più tribolata, più leggendaria di tutte. E’ una squadra che è conosciuta ovunque nel mondo; siamo andati in Sud America, siamo andati in giro per l'Europa, abbiamo visitato posti ovunque e tutti quando parli del Grande Torino dicono: “Oh sì, Superga”. “Ah sì, il Grande Torino” e sanno d cosa stiamo parlando. Capisco che nemo propheta in patria (nessuno è profeta nella propria patria, ndr), però non esageriamo. Un conto è non essere profeti, un conto è essere presi a calci nel didietro da tutti quanti.
Qui a Torino, siamo dei reietti, siamo dei paria, la nostra sede non è neanche a Torino, ma è a Grugliasco e già questo è una vergogna di proporzioni bibliche. La Città dopo le Olimpiadi del 2006 aveva metri e metri, ma anzi chilometri quadrati dismessi e inutilizzati che avrebbero potuto esserci affidati per fare il Museo a Torino, ma invece siamo stati costretti ad andare a Grugliasco, perché Torino non è stata capace a trovarci un posto consono. Non siamo profeti in patria, ma anche essere trattati come barboni è una cosa che non ha senso, non solo dal punto di vista economico, ma soprattutto dal punto di vista morale.
Il Grande Torino ha dato tantissimo alla storia italiana e alla storia della città di Torino e non sta né in cielo né in terra che venga ripagato a pesci in faccia in questo modo. Perché così si oltraggia la memoria del Grande Torino. Il 4 maggio sono tutti quanti lì a mettere la loro bella faccia a far vedere che loro onorano il Grande Torino. Bene, adesso lo dimostrino con i fatti: l’epoca delle parole a vuoto è finita”.