Non è questione di 1000 Maldini o Maicon. Il problema è il sistema che brucia quote, e non solo
"Ieri (il riferimento è al 10 settembre, ndr) è iniziato il Campionato di serie D, anche quest’anno con l'obbligo delle quattro quote….Siccome quasi tutti le utilizzano sugli esterni a destra e a sinistra ad occhio e croce in Italia nell’ultimo decennio o forse più avremmo dovuto sfornare almeno 1000 Paolo Maldini e 1000 Maicon": così, attraverso il proprio profilo Instagram, senza mezzi termini e senza peli sulla lingua, il tecnico della Ternana Cristiano Lucarelli. Che, in occasione della pausa Nazionali che ha fermato la Serie B, ha detto la sua su un torneo che comunque conosce, quello appunto di quarta serie, dopo lo scorso (tra le fila del Livorno), militava anche suo figlio Mattia.
Il cervellotico regolamento della quarta serie
Come ogni anno, prima del via della stagione, la Lega Nazionale Dilettanti ha reso noto il regolamento delle citate quote, o "under" (come spesso vengono chiamati anche in Serie C), che obbliga le squadre ad avere sempre in campo un classe 2003, due 2004 e un 2005, con forte penalizzazione per i 2002 che, senza troppi giri di parole, perdono un anno di quota. Un danno per i ragazzi giovani, un danno per i "vecchi" (ma davvero si è "vecchi" a 21 anni?), un caos totale per la costruzione delle squadre, che devono tenere in considerazione tale astrusa regola e modulare quindi la rosa su questa. Titolari e cambi. Una squadra fatta calcolatrice alla mano, esattamente come la formazione. E un mercato appunto sempre più deleterio.
"Dove fanno meno danno". Ma il danno è il sistema
Reperire giovani talentuosi e pronti, soprattutto in un sistema come quello italiano che non dà ai ragazzi né fiducia né modo e tempo di sbagliare, non è semplice, e lo è ancora meno in Serie D, perché difficilmente chi esce da una Primavera delle big di A si accasa in quarta serie, normalmente è almeno il professionismo la prima scelta. Insomma, l'obbligo di schierare 4 under viene vissuto quasi sempre come un problema/intralcio da parte di chi deve costruire le squadre. Ecco quindi che tanti operatori di mercato vivono la situazione come un problema, non ragionando tanto su chi possano essere quattro under forti ma semmai su dove quatto under possano essere collocati: porta e fasce sono i ruoli più gettonati. Con spesso annessa la frase "è li che fanno meno danni".
Ma il vero danno è il sistema, che non permettere a nessuno di crescere davvero, e di base anche questa ideologia... insomma, parliamoci chiaro: se si cerca sempre l'attaccante esperto, tanta cura andrebbe messa anche sul portiere, che fa punti, eccome se li fa.
L'obbligo che brucia tutti
Non potendo crescere, i ragazzi si ritrovano con una pesantissima spada di Damocle sulla testa, perché dalla Serie D, se si sbaglia la stagione chiave, è difficile risalire, è più facile sparire nelle categorie inferiori. E gli over rimangono a casa, spaesati e svincolati già a 23 anni, quando invece potrebbero ancora dire la loro facendo valere il proprio talento. Non solo, si obbliga anche le aree scouting a lavorare con vincoli e fardelli, i Ds hanno non hanno più totale potere decisionale. Tutti si bruciano. Compresa la meritocrazia.