
Foschi: "A Renate, come a Lecco, ho puntato forte sul gruppo: e sono arrivati i playoff"
Ancora playoff, ancora Renate: perché anche quest'anno per le pantere brianzole saranno spareggi promozione, proprio nell'anno in cui sono state festeggiate le 200 vittorie in Serie C, frutto di 15 stagioni consecutive nella categoria. A guidare i nerazzurri, un esperto di playoff, mister Luciano Foschi, che solo due anni fa ha portato il Lecco in Serie B, battendo l'accreditato Foggia nella finalissima, e che ha quest'oggi parlato in esclusiva ai microfoni di TuttoMercatoWeb.com.
Sette playoff in carriera, di cui quattro vinti, e le dichiarazioni di Magoni che la ha definita uno specialista degli spareggi. Che momento è per il Renate?
"Mi hanno fatto molto piacere le dichiarazioni del Ds Magoni, ma ora abbiamo già resettato tutto quello che di buono è stato fatto in campionato perché i playoff sono un torneo a parte, nel quale occorre dimenticare quello che è stato perché tutto si azzera, si parte tutti con la stessa base, chi sbaglia meno e chi corre di più va avanti. Mi stupisce vedere che tanti addetti ai lavori abbiamo già la loro vincitrice, io tutte queste certezze non le ho, so solo che domenica affronteremo l'Arzignano e non sarà una sfida semplice".
Anche perché l'Arzignano ha sicuramente meno pressioni di voi, e questo può fare la differenza.
"Tutte le partecipanti ci tengono ad andare avanti, e le pressioni sono tutte uguali, valgono per tutti, non c'è chi ne ha più di un'altra. Fanno eccezione solo quelle squadre che erano partite per vincere e subentreranno ai turni successivi, come a esempio il Vicenza che era partito o magari il Pescara e la Torres o ancora il Benevento, che partite per arrivare sostanzialmente prime in classifica si trovano a disputare gli spareggi. Che per le altre sono un'opportunità per togliersi soddisfazioni".
Si può però dire che il Renate, ormai, non è più una sorpresa per questo post season?
"Non è una sorpresa, è vero, anche se quest'anno siamo siamo partiti da zero: non arrivavamo da una stagione facile, e l'idea principale era quella di ripartire e ricreare quello che è stato il Renate che gioca un buon campionato e stupisce arrivando ai playoff. Tutto l'ambiente si è adoperato affinché si ricreasse questo clima, e il quinti posto è probabilmente anche oltre le nostre aspettativa, ma nessuno c'è lo ha regalato, questo sia chiaro: ora non vogliamo essere di passaggio, vogliamo giocarci le nostre carte, siamo vivi e con valori. Proveremo ad andare avanti, non si fino a dove, consapevoli che il margine di errore deve essere minimo: siamo pronti".
A Lecco la situazione era diversa, sotto tanti punti di vista, ma si può riscontrare qualche analogia tra le due esperienze?
"Anche a Lecco ho fatto minutaggio come a Renate, i ragazzi erano forse meno giovani ma proprio loro hanno giocato anche il playoff, perché alle volte l'incoscienza, unita poi alla loro bravura, fa la differenza. Alcuni dei miei ex dirigenti possono confermarlo, io già durante l'anno dicevo che saremmo andati in Serie B, c'erano cose che succedevano e che mi facevano pensare che quella squadra era così folle da non rinunciare a nulla. Ho sempre parlato di gruppo, quello che conta in una categoria come la C, dove non si può vedere solo tecnica e tattica, nessuno inventa nulla e tutti i tecnici sono preparati: la differenza la fa proprio quello, il gruppo, l'armonia, la convinzione e la serenità che riesci a dare ai ragazzi. A Lecco successe questo, e a Renate ho puntato su questo".
Non era rischioso tornare sulla panchina nerazzurra, dopo i fasti del passato?
"A Renare sono amici, e i rapporti, la quotidianità valgono più di tutto: tornando qui, sapevo dove andavo, ma soprattutto con chi avrei lavorato, tanto che mi hanno convinto le persone, e non solo Magoni e Crippa, ma anche chi lavora dietro le quinte e h creato questo ambiente sereno. Gente che lavora, e lavora sodo, anche per cose che sembrano piccole ma piccole non sono. Poi abito a Lecco, dove mi trovo benissimo, ci stavo già sette anni fa, sono tra amici e non lontano da casa, anche questo ha voluto dire. Io sapevo in partenza di aver fatto la scelta giusta, il quinto posto lo ha confermato".
Sette playoff in carriera, di cui quattro vinti, e le dichiarazioni di Magoni che la ha definita uno specialista degli spareggi. Che momento è per il Renate?
"Mi hanno fatto molto piacere le dichiarazioni del Ds Magoni, ma ora abbiamo già resettato tutto quello che di buono è stato fatto in campionato perché i playoff sono un torneo a parte, nel quale occorre dimenticare quello che è stato perché tutto si azzera, si parte tutti con la stessa base, chi sbaglia meno e chi corre di più va avanti. Mi stupisce vedere che tanti addetti ai lavori abbiamo già la loro vincitrice, io tutte queste certezze non le ho, so solo che domenica affronteremo l'Arzignano e non sarà una sfida semplice".
Anche perché l'Arzignano ha sicuramente meno pressioni di voi, e questo può fare la differenza.
"Tutte le partecipanti ci tengono ad andare avanti, e le pressioni sono tutte uguali, valgono per tutti, non c'è chi ne ha più di un'altra. Fanno eccezione solo quelle squadre che erano partite per vincere e subentreranno ai turni successivi, come a esempio il Vicenza che era partito o magari il Pescara e la Torres o ancora il Benevento, che partite per arrivare sostanzialmente prime in classifica si trovano a disputare gli spareggi. Che per le altre sono un'opportunità per togliersi soddisfazioni".
Si può però dire che il Renate, ormai, non è più una sorpresa per questo post season?
"Non è una sorpresa, è vero, anche se quest'anno siamo siamo partiti da zero: non arrivavamo da una stagione facile, e l'idea principale era quella di ripartire e ricreare quello che è stato il Renate che gioca un buon campionato e stupisce arrivando ai playoff. Tutto l'ambiente si è adoperato affinché si ricreasse questo clima, e il quinti posto è probabilmente anche oltre le nostre aspettativa, ma nessuno c'è lo ha regalato, questo sia chiaro: ora non vogliamo essere di passaggio, vogliamo giocarci le nostre carte, siamo vivi e con valori. Proveremo ad andare avanti, non si fino a dove, consapevoli che il margine di errore deve essere minimo: siamo pronti".
A Lecco la situazione era diversa, sotto tanti punti di vista, ma si può riscontrare qualche analogia tra le due esperienze?
"Anche a Lecco ho fatto minutaggio come a Renate, i ragazzi erano forse meno giovani ma proprio loro hanno giocato anche il playoff, perché alle volte l'incoscienza, unita poi alla loro bravura, fa la differenza. Alcuni dei miei ex dirigenti possono confermarlo, io già durante l'anno dicevo che saremmo andati in Serie B, c'erano cose che succedevano e che mi facevano pensare che quella squadra era così folle da non rinunciare a nulla. Ho sempre parlato di gruppo, quello che conta in una categoria come la C, dove non si può vedere solo tecnica e tattica, nessuno inventa nulla e tutti i tecnici sono preparati: la differenza la fa proprio quello, il gruppo, l'armonia, la convinzione e la serenità che riesci a dare ai ragazzi. A Lecco successe questo, e a Renate ho puntato su questo".
Non era rischioso tornare sulla panchina nerazzurra, dopo i fasti del passato?
"A Renare sono amici, e i rapporti, la quotidianità valgono più di tutto: tornando qui, sapevo dove andavo, ma soprattutto con chi avrei lavorato, tanto che mi hanno convinto le persone, e non solo Magoni e Crippa, ma anche chi lavora dietro le quinte e h creato questo ambiente sereno. Gente che lavora, e lavora sodo, anche per cose che sembrano piccole ma piccole non sono. Poi abito a Lecco, dove mi trovo benissimo, ci stavo già sette anni fa, sono tra amici e non lontano da casa, anche questo ha voluto dire. Io sapevo in partenza di aver fatto la scelta giusta, il quinto posto lo ha confermato".
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