Fondo o a fondo? Messina come Turris e Taranto? Tre semplici domande per la nuova proprietà dopo il fallimento belga
Dopo sette anni l’ACR Messina non è più nelle mani di Pietro Sciotto. L’ormai ex patron, inviso a gran parte della tifoseria, ha ceduto l’80% delle quote societarie all’AAD Invest Group. In un calcio sempre più caratterizzato dalla presenza di proprietà straniere, l’arrivo di un fondo lussemburghese-americano non dovrebbe essere motivo di preoccupazioni, al massimo di curiosità.
Il tifoso medio giallorosso, invece, da settimane si interroga sulla tenuta economica della nuova proprietà. E non lo fa a caso o per l’atavico stereotipo del siculo diffidente. In questo caso il “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio” sembrerebbe giustificato da una serie di motivi. Uno, in particolare, il più importante e anche il più preoccupante, riguarda il fallimento in Serie B belga del Kmsk Deinze, gestito nel finale della propria storia proprio dall’Aad Invest Group. Il gruppo capitanato da Doudou Cissè non è però riuscito a ridurre la massa debitoria, passando così dai sogni di gloria addirittura all’esclusione dal campionato. Venti giorni dopo è arrivato l’acquisto del Messina.
Le premesse, insomma, non sembrano essere delle migliori. Al punto che una parte della piazza ha già paura di finire come Turris e Taranto, sommerse di penalizzazioni e sempre più vicine all’addio al professionismo. Scetticismo da una parte e speranza dall'altro sono i sentimenti più presenti tra i supporters peloritani.
Ecco perché allo scrivente sorgono spontanee tre domande, che poi sono le stesse della piazza giallorossa, ormai ridotta ai minimi termini in quanto a presenze allo stadio:
1. Come mai il Kmsk Deinze è scomparso?
2. Dove sono e quanti sono i soldi da investire per il Messina?
3. Quando pensate di intervenire sul mercato, visto che il club è terzultimo nel Girone C e la retrocessione abbatterebbe, di fatto, il valore della società?
La speranza, insomma, è che il fondo non trascini a fondo quel che resta del Messina.