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Tentata corruzione: due anni di squalifica per un ex arbitro di Serie C
Oggi alle 12:20Altre news
di Marco Pieracci
per Tuttoc.com

Tentata corruzione: due anni di squalifica per un ex arbitro di Serie C

Il Tribunale Federale ha inflitto due anni di sospensione a Luigi Catanoso, della sezione di Reggio Calabria per flussi anomali su partite dirette dallo stesso arbitro, poi l'incontro con un collega al quale avrebbe offerto denaro, circa tremila euro "in cambio di informazioni utili a consentirgli di effettuare scommesse dall’esito sicuro su ammonizioni e/o rigori e su quale squadra avrebbe segnato per prima". Catanoso è stato dismesso dalla CAN C al termine della scorsa stagione, per limite di permanenza nel ruolo.

"È una sentenza - scrive il Corriere dello Sport - che sconvolge il calcio professionistico e che forse scoperchia, di nuovo, il vaso di Pandora del betting illecito tra i tesserati, a poco più di un anno dal caso che coinvolse anche calciatori di Serie A e della Nazionale. Stavolta è un direttore di gara della CAN C a essere finito nell’occhio del ciclone. Catanoso era già stato attenzionato nel 2020 in seguito a un match sospeso per un suo infortunio sospetto, oltre che per il solito eccesso di scommesse (segnalate ai Monopoli di Stato e comunicate in Figc) sui match che lo riguardavano. La procura di Roma non riuscì però a trovare prove sufficienti e archiviò l’indagine. In questa circostanza, l’innesco all’attività investigativa è nato invece da un incontro fisico, avvenuto a Firenze il 17 agosto, tra Catanoso e l’arbitro Milone, calabrese anche lui di Taurianova, designato per Empoli-Lazio di Primavera1. Secondo la procura Figc, Catanoso, forse immaginando di trovare una sponda, avrebbe tentato di corrompere il collega, che a quel punto ha avvisato il suo designatore, Ciampi, oltre che riferito i fatti all’ufficio del procuratore Chiné. Milone non ha mai arbitrato quella gara, venendo sostituito per ovvie ragioni, la sua testimonianza però si è rivelata decisiva. In attesa delle motivazioni della sentenza, è probabile che siano state accettate le tesi della procura: dunque, violazione del divieto di scommesse oltre che dei principi di lealtà, correttezza e probità, del regolamento dell’Aia e del codice etico".