
Latina, con Bruno due vittorie consecutive che mancavano da gennaio sono valse la salvezza
Due vittorie in due partite. E la salvezza è realtà. A Latina si respira una serenità che mancava da tempo, il frutto di un equilibrio ritrovato, di un’idea tornata centrale. C’è qualcosa di simbolico e profondamente coerente nel fatto che a guidare i nerazzurri fuori dallo spettro dei playout sia stato Alessandro Bruno, colui che quasi dieci anni fa, in campo, ne incarnava l’identità più lucida e determinata. Allora il sogno era la Serie A, accarezzata con i piedi e costruita con il pallone tra i piedi. Oggi il traguardo è più umile, ma non meno significativo: portare a casa la permanenza in terza serie, restituendo dignità a un progetto tecnico che nel corso della stagione aveva perso consistenza. La quinta stagione consecutiva tra i professionisti sotto la gestione Terracciano ripartirà con il tecnico di Benevento in panchina, con la speranza di riprendere da dove si è lasciato.
Al Latina serviva una scossa e Bruno ci è riuscito in fretta. E lo ha fatto senza proclami, affidandosi a un calcio pragmatico, leggibile, quasi scolastico nella forma ma estremamente concreto nella sostanza. Il suo 3-5-2 è modulare, reattivo, capace di alternare compattezza difensiva e aperture improvvise in ampiezza. Ma soprattutto, è un sistema che ha saputo valorizzare le risorse a disposizione, restituendo certezze dove prima c’erano esitazioni.
In due partite, Bruno ha ottenuto ciò che ai suoi predecessori era sempre sfuggito: due successi consecutivi sul campo (escludendo quelli con Taranto e Turris, poi estromesse), e un clean sheet che mancava dal 7 febbraio, da un 1-0 alla Cavese ormai sbiadito nel tempo.
Sintomo non solo di una ritrovata solidità difensiva, ma anche di un lavoro collettivo ben orchestrato. La retroguardia, anche contro avversari di livello come Picerno e Potenza, ha saputo reggere con personalità, sorretta da un’intelligenza posizionale che in altri momenti era sembrata smarrita. A centrocampo, l’equilibrio è venuto dalla capacità di alternare il palleggio alla schermatura. Petermann ha agito da bussola, muovendosi tra le linee con naturalezza, mentre ai suoi lati il dinamismo ha prevalso sulla fantasia, nel nome della funzionalità.







