
Marino: "Non potevo dire di no alla Salernitana. Tifosi, trasciniamoci a vicenda per salvarci"
Il mister prosegue: "Quando ti chiama la Salernitana non puoi non prenderla in considerazione. Sono un uomo del Sud che ha voglia di dare il massimo. Ho preso qualche ora perché mi sono documentato su tutto: calendario, caratteristiche dei giocatori, sistemi. Potevano esserci tante negatività, al punto che qualcuno avrebbe potuto dire 'ma chi me lo fa fare?'. Non io.
Come organico non siamo inferiori a tutte le squadre che sono in lotta per non retrocedere. Ho accettato di buon grado, non mi interessava rubacchiare il contrattino perché grazie a Dio non c'è bisogno. Ho sfiorato questa piazza una ventina d'anni fa, ho sempre apprezzato il posto e la società e ci credo fortemente. Quanto al futuro ho detto starò qui aprile, maggio e giugno: fingiamo sia un triennale. L'opzione in caso di salvezza l'ha proposta il direttore, ma mi è sembrato giusto rifiutare per essere liberi di fare le proprie scelte una volta raggiunta la salvezza. Se si vuole continuare insieme non c'è bisogno di un accordo scritto e viene tutto in automatico. So qual è la passione dei tifosi della Salernitana e so che i ragazzi hanno bisogno del pubblico perché siamo in difficoltà. Occorre avere la piazza che ti trascina, poi saremo noi a trainarli. Bisogna fare fronte comune, non è tempo di fare processi e valutazioni. Chiedo unità e compattezza perché solo così possiamo lottare fino alla fine. C'è bisogno di ogni componente, chi vuol bene alla Salernitana deve dare tutto per raggiungere la salvezza. Ricucire un ambiente depresso per la retrocessione, con calciatori che vogliono andare via e una tifoseria giustamente scontenta, non è facile. Non puoi essere sereno, soprattutto se poi ti ritrovi in bassa classifica con gente che non ha mai lottato per evitare la retrocessione in C. Ho avuto tante esperienze ereditando squadre quasi retrocesse come la SPAL: mi hanno esonerato quando eravamo in piena zona playoff per una lite col presidente. A Frosinone la stessa cosa. Per questo credo di poter entrare nella testa dei giocatori. Quando non hai la serenità per esprimere le tue qualità diventa tutto più difficile, è la testa che fa girare le gambe. I più grandi devono trainare i più giovani, ovattandosi senza leggere nulla né ascoltare le critiche. Ora conta soltanto raggiungere i risultati, sappiamo che è una situazione abbastanza complicata".







