Fair Play Finanziario, fondi, multiclub, debiti e non solo. Parla Andrea Traverso (UEFA)
Andrea Traverso, Direttore Sostenibilità finanziaria e Ricerca della UEFA, ha parlato nel corso di un'intervista a Radio TV Serie A: "Il Fair Play Finanziario? Tutto parte dalla finale di Champions del 2008 a Mosca. Ricordo ancora il quotidiano "The Guardian" che titolava: Manchester UNited - Chelsea 1 miliardo e mezzo di sterline di debito. Da lì l'esigenza di introdurre nuove norme rispetto a quelle già introdotte nel 2003/2004 che prevedevano dei criteri minimi, tra i quali i pagamenti di debiti nei confronti di calciatori e altri club per i trasferimenti e l'obbligo di certificare i bilanci, ma non sufficienti per arginare determinate situazioni. Da qui nasce quindi l'esigenza del Fair Play finanziario: la norma cardine dell'epoca, che è ancora in atto anche se variata, è il pareggio di bilancio. Non spendere più di quanto guadagnato. Viene introdotta a partire dal 2012/2013 e ottiene risultati tutto sommato inaspettati".
La pandemia. "Colpisce tutto in maniera del tutto inaspettata e lì il sistema si ferma. Dall'oggi al domani le partite si fermano, gli stadi rimangono chiusi e quindi non ci sono più introiti. La particolarità del calcio è che i ricavi sono variabili mentre i costi sono fissi, soprattutto i contratti con i calciatori che sono conclusi per periodi pluriennali. Si crea una situazione nella quale le società iniziano ad avere parecchie difficoltà di cassa. Ricordiamoci che nel triennio del Covid (si parla di tre anni perché gli effetti sono stati proiettati anche sugli anni successivi) le perdite vanno tra i 7 e i 10 miliardi. Una perdita gigantesca, a fronte della quale le norme non potevano essere mantenute così com'erano sennò non avremmo avuto nessuna squadra nelle competizione europee. In quel periodo rimangono in vigore solamente le normative sui debiti, perché ci si voleva assicurare di evitare un effetto domino a cascata su tutte le società. Tutte le altre regole vengono allentate e nel contempo si inizia a ripensare alle norme; era un processo che si era già iniziato prima della pandemia, ma da quel momento le cose vengono accelerate".
La modifica delle norme. "La necessità di aggiornare le norme inizia prima del Covid, nel 2019 quando iniziamo a riflettere su come evolvere la normativa. Le norme non devono essere statiche, ma modificabili e aggiornabili nel corso del tempo, anche perché sappiamo bene che fatta la norma, fatto l'inganno. Il riferimento al sistema americano non è comparabile con il nostro, perché quello è un sistema chiuso. Trattasi di un sistema, quello americano, molto socialista dove i ricavi vengono distribuiti in maniera praticamente uguale; ci sono minime differenze a seconda di quelli che sono gli sport, però intervengono sostanzialmente su tre leve: il salary cup, la redistribuzione del talento sportivo e la redistribuzione dei ricavi in modo uniforme. Il sistema europeo, invece, è totalmente diverso. Il nostro è un sistema aperto, quindi piramidale dove ogni mercato è a sé, quindi è inimmaginabile redistribuire tutto il modo equo. Noi prima avevamo un sistema che era principalmente di conto economico. Introduciamo adesso un sistema molto più completo che guarda al bilancio e al conto economico andando nello specifico delle voci del conto economico. La voce più importante dei costi per le società sono gli stipendi dei giocatori. Introduciamo una nuova regola che prevede che le società di calcio non possono spendere più del 70% dei loro ricavi tra stipendi dei giocatori e degli allenatori, trasferimenti e costi degli intermediari. Questo si calcolerà sull'anno solare e non sulla stagione calcistica, quindi dal 1 Gennaio (prossimo) al 31 Dicembre, così da considerare nel computo del costo squadra anche i calciatori acquistati nella finestra di mercato estiva".
Il tetto massimo di spesa. "Riguardo il tetto massimo di spesa le problematiche sono molteplici. Ci troviamo in un contesto europeo dove i guadagni sono molto differenti, quindi fissare un tetto massimo è una problematica non indifferente. Nei prossimi mesi capiremo cosa fare; al momento dobbiamo modificare quelli che sono i risultati ottenuti con questo "tetto variabile".
Le sponsorizzazioni gonfiate. "Abbiamo introdotto una serie di controlli supplementari. Per le sponsorizzazioni artificiali prevediamo un sistema di controlli effettuati da un numero ridotto di agenzie sul mercato che devono seguire una metodologia prestabilita. Sia la UEFA che le Società possono incaricare unicamente una di queste compagnie che forniranno un risultato, generalmente un range, dal quale poi si farà la media dei due; quello sarà il valore che dovrà essere utilizzato".
Le plusvalenze da calciomercato.
"Le regole sono molto semplici: nel momento in cui si presuppone un'attività di scambio incrociato di calciatori, quindi due giocatori che si muovono in flussi opposti nella medesima finestra di mercato con spesso scadenze di pagamenti simili o uguali, si presuppone che si tratti di un'operazione di scambio quindi non possono esserci plusvalenze, il calciatore viene trasferito a valore di libro e le Società non possono registrare nessuna plusvalenza o profitto sulla vendita. Ogni operazione dovrà essere analizzata e valutata e nel caso ci dovessero essere i presupposti per una correzione, ci sarà la correzione. Se invece c'è scambio di denaro cash si può contabilizzare la plusvalenza".
I debiti. "Esistono i debiti "buoni" e quelli definiti "cattivi". Se le società si indebitano per la creazione di uno stadio, per esempio, si crea un debito "buono" che come contro altare ha un attivo a bilancio che è poi lo stadio della Società. I debiti "cattivi" invece sono quelli che si creano quando le Società si indebitano per andare ad acquistare sul mercato giocatori a tassi a doppia cifra, causando situazioni di stress finanziario significative. Abbiamo un accento molto più importante sulla solidità di bilancio, richiediamo a tutte le società di avere un patrimonio netto positivo e se in negativo è imposto un miglioramento del 10% ogni anno. Per la sostenibilità del debito viene poi fatta un analisi di capacità di sostenibilità del debito da parte di ogni singola squadra".
I fondi. "I fondi arrivano con la pandemia perché ci si trovava in una situazione di stress finanziario e di mancanza di liquidità. I fondi, prevalentemente nordamericani, si trovano quindi nella possibilità di investire su degli asset sottovalutati con prospettive di crescita importanti e per di più con uno stress di liquidità; quindi intervengono massicciamente sul mercato. I fondi portano capitali freschi, competenze e innovazioni, quindi non è tutto negativo, ma spesso il problema sta nel fatto che i fondi non hanno uno scopo necessariamente sportivo, ma più di un ritorno economico spesso con un orizzonte temporale di breve-medio termine. Siamo ancora in una fase iniziale perché sì, i fondi sono arrivati, ma gli exit ancora non si sono visti quindi bisognerà capire se i fondi riusciranno poi a realizzare quel ritorno sull'investimento che si sono prefissati all'inizio. Ciò che avviene oggigiorno è che l'arrivo dei fondi è concomitante alla creazione di centri di multisport o multiclub".
I multiclub. "Le nostre norme, come d'altronde le norme nazionali, prevedono l'impossibilità di due o più club che appartengono allo stesso soggetto di partecipare nella stessa competizione; questo viene fatto per proteggere l'integrità della competizione. In competizioni diverse invece è possibile. Ci sono capitati casi come Milan e Tolosa, Chelsea e Strasburgo e altri ai quali abbiamo permesso ai proprietari, per evitare vendite urgenti che avrebbero sicuramente creato danni importanti, di conferire le azioni in un blind trust. Questa però è una deroga, una misura temporanea che non verrà protratta nel tempo. Le regole sono state annunciate, le proprietà ne sono a conoscenza ed è stato dato il tempo necessario per sistemare e regolarizzare tutte queste situazioni".