Firenze: "Anche con Martusciello era una bella Salernitana. Vi porto sempre nel cuore"
La redazione di TuttoSalernitana ha avuto il piacere di intervistre Marco Firenze, calciatore che ha i colori granata nel cuore pur essendo rimasto qui appena sei mesi prima di una separazione che fece discutere i tifosi. Ecco le sue dichiarazioni:
Tifosi in contestazione, ma finalmente è arrivata una vittoria. Quanto può essere importante?
"Sicuramente è un punto di partenza. In questo momento la Salernitana ha bisogno di fare punti e di ritrovare il fattore campo. Quando incontra questo tipo di squadre deve provare sempre a portare a casa il massimo sfruttando un tasso tecnico superiore a quanto ora dice la classifica".
Quanto può dare Colantuono?
"Non ho lavorato con lui. Devo dire la verità: ero allo stadio quando la Salernitana ha giocato contro il Bari e a me la prestazione non era affatto dispiaciuta. Anzi, per come vedo io il calcio credo che Martusciello aveva trasmesso idee precise praticando un buon calcio. Soprattutto in Italia, però, contano i risultati e, se non arrivano, spesso si fanno scelte diverse. Colantuono adotta un sistema di gioco completamente diverso e spero possa risollevare le sorti della squadra".
Lei è sempre stato attaccato alla maglia della Salernitana pur essendo rimasto qui per pochi mesi. L'anno scorso abbiamo visto invece un gruppo spaccato in tutte le sue componenti: come si può spiegare una cosa del genere?
"L'armonia dello spogliatoio è la componente principale. Se c'è serenità all'interno del gruppo è ovvio che si lavori meglio. Conosco bene Simy, so che tipo di ragazzo è ed è stato bello vedere che tutti lo hanno abbracciato quando ha segnato il gol del 4-1. E' uno dei fattori importanti che conta durante una stagione e che può influenzare il risultato. Vincere aiuta a vincere e sono convinto che il 4-1 di domenica possa aver dato qualcosa in più dal punto di vista mentale. Ora è necessario riprendere a correre. Ma ribadisco un concetto: anche con Martusciello ho visto una buona Salernitana".
E' vero che ci fu lo zampino di Grassadonia dietro il suo arrivo a Salerno?
"La società sicuramente avrà chiesto informazioni dettagliate sull'uomo, sul ragazzo e poi sul professionista. Credo che una chiamata gliela abbiano fatta. Il direttore e l'allenatore dell'epoca si confrontavano spesso sul mercato, sarà stata una scelta condivisa".
Inizio ottimo con la maglia granata, poi?
"Ricordo perfettamente il mio esordio con il Pescara. Decisi di venire a Salerno per la tifoseria e per quello che la curva rappresentava e rappresenta nella storia della Salernitana. Posso dire che andai via con rammarico, lì ho lasciato degli amici e quando posso torno con piacere. Ho ricevuto più di quello che ho dato. Avrei voluto lasciare il segno in granata. Per me e per loro. In quella squadra mi sono totalmente identificato, non mi era mai successo in carriera".
Perchè ci fu lo strappo con Ventura?
"Non me lo sono spiegato. Mi feci male a Venezia, arrivata dopo una settimana difficile. Mi chiesero di fare uno sforzo, mi misi a disposizione ma non ero in condizione. Mi infortunato e rimasi fuori un mesetto. C'era bisogno di me e per la Salernitana lo feci, ma quando sono rientrato mi hanno messo in fondo alle gerarchie. Secondo me non c'è stata correttezza nei miei confronti: mi faccio male per dare una mano pur essendo infortunato e mi mettono ai margini quando torno a disposizione? Accettai a malincuore, ma non me ne sarei mai andato".
L'addio definitivo fu deciso da Castori?
"Dopo Salerno andai in prestito al Venezia e, post covid, rifiutai diverse offerte chiedendo al direttore di poter restare a Salerno. Poi arrivò Castori e, assieme al procuratore, decidemmo di trovare un'altra sistemazione perchè il suo sistema di gioco era diverso rispetto alle mie caratteristiche. Sono cose di campo che fanno parte del gioco, non fu certo una scelta economica. Fu comunque la Salernitana che vinse il campionato tornando in serie A"