
Piacentini: "Segnare nel derby è come un sabato sera, sogno Ancelotti per il futuro. Totti fu da subito speciale"
Nove derby della Capitale giocati e uno impresso nella mente. 24 ottobre 1993, l'era dei pareggi. Fu l'ultima delle 7 'X' consecutive, un risultato uscito per tre anni di fila. La Roma sbloccò la gara con Giovanni Piacentini, professione centrocampista. Mediano, come si diceva una volta. Due soli gol nei suoi sei anni in giallorosso, con dentro anche la vittoria della Coppa Italia del 1991. Uno che però ne vale cento. E poco importa se nel finale la Lazio pareggiò con Di Mauro. Piacentini quel giorno non lo ha dimenticato, come ammesso in esclusiva a vocegiallorossa.it.
La domanda da un milione di dollari: chi vincerà il derby?
"Il derby è imprevedibile, si sa. Non ci sono regole: può vincerlo la squadra più forte, così come quella che sta peggio. Ranieri però lo conosce bene, sa come muoversi. Non se ne vincono cinque per caso. Si tratta di una partita che va preparata anche dal punto di vista psicologico, soprattutto quando mette in palio punti pesanti come in questa fase di stagione. La Roma però ci arriva con uno straordinario ruolino di marcia, mentre la Lazio vive un 2025 di alti e bassi e ha anche giocato giovedì in Europa. Ma occhio...".
A cosa?
"Giocare una gara pochi giorni prima del derby ti permette di spezzare la settimana e farti vivere di meno la tensione".
Conosci molto bene Ranieri, come è riuscito a salvare una stagione che sembrava compromessa?
"Ho avuto il mister due anni a Firenze, sono contento per tutto quello che ha ottenuto in carriera. In questa Roma è stato la pedina che mancava in un ambiente dove le cose non funzionavano. E questo era abbastanza evidente".
Scontato chiederlo, chi verrà al suo posto?
"Ho letto tanti nomi, alcuni credibili e altri meno. Gasperini ha cambiato la storia dell'Atalanta, sarebbe un ottimo profilo. Anche se io ho sempre un sogno: Ancelotti. Carlo allenatore a Roma sarebbe qualcosa di clamoroso".
Nove derby giocati, un gol e tanti pareggi.
"All'epoca era così. Però riuscii a togliermi la soddisfazione del gol: segnare nel derby è bello come un sabato sera. Era il 1993, purtroppo poi il mio amico Di Mauro pareggiò nel finale. Era un calcio diverso, anche difficile da spiegare. Sicuramente il talento ora è più tutelato. E lo dice uno che ha marcato Maradona. Non voglio esagerare, ma oggi Diego avrebbe potuto fare gol in ogni partita".
Tra l'altro come compagno di squadra trovasti anche un giovane Totti...
"Ogni volta che tornavo a Modena, nei momenti di pausa del campionato, dicevo ai miei amici che c'era questo giovane fenomeno in rosa che era più forte di Del Piero. Aveva qualcosa di unico. Inizialmente mi presero in giro, poi smisero. Avevo avuto ragione".







