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And the Oscar goes to... la famiglia Friedkin: 5 statuette per i proprietari della RomaTUTTO mercato WEB
Oggi alle 10:56Serie A
di Daniel Uccellieri

And the Oscar goes to... la famiglia Friedkin: 5 statuette per i proprietari della Roma

A Roma hanno già sollevato un trofeo, spezzando un digiuno lungo 14 anni. Ma se nel calcio la vittoria non è una certezza, nel mondo del cinema i Friedkin sono più avvezzi ai trionfi. Nella notte di domenica, a Los Angeles, hanno potuto alzare i calici per celebrare un successo straordinario: il film Anora, prodotto da Neon—uno dei marchi che fanno capo al gruppo di proprietà della famiglia—ha dominato la serata degli Oscar, portandosi a casa cinque statuette su sei candidature. Tra i riconoscimenti, quelli per miglior film, miglior regia e miglior attrice protagonista, con Mikey Madison che ha sorpreso tutti battendo la favorita Demi Moore. Diretto da Sean Baker, il film—premiato anche per miglior sceneggiatura originale e miglior montaggio—racconta la storia di una giovane spogliarellista di Brooklyn che sposa il figlio di un oligarca russo, scatenando l’opposizione della potente famiglia di lui, pronta a tutto pur di cancellare quell’unione.

Sui social, il Friedkin Group ha espresso il proprio entusiasmo per il risultato ottenuto da Anora, aggiungendo questo trionfo alla Palma d’Oro conquistata a Cannes. "Complimenti ai vincitori degli Oscar di quest’anno e all’incredibile squadra dietro Anora – si legge nel post pubblicato su Instagram – per aver ottenuto i premi per miglior film, miglior regia, miglior attrice protagonista, miglior sceneggiatura originale e miglior montaggio. Come parte della famiglia di marchi Friedkin, Neon continua a promuovere un cinema innovativo e siamo onorati di celebrare questo risultato. Il vostro talento e la vostra passione hanno alzato l’asticella per il futuro".


La soddisfazione è ancora più grande se si considera che il film non è un kolossal dal budget milionario, ma un progetto indipendente, con volti poco noti e un regista, 53enne, che ha scritto, co-prodotto e montato l’intero lungometraggio. Una dimostrazione che, nel cinema come nel calcio, il denaro non è sempre la chiave del successo. Lo riporta Il Corriere dello Sport.