
Dybala: "Non era il momento di lasciare la Roma. Voglio vincere un trofeo"
A poche ore dalla prestazione positiva contro il Como che si è conclusa con la vittoria della sua Roma per 2-1, Paulo Dybala ha rilasciato una lunga intervista a CBS Sports Golazo. Ecco uno stralcio delle sue dichiarazioni:
Sei stato in Italia per 12 anni, tanto tempo, ma sembra che non invecchi mai, anche su campo. Qual è il segreto?
"Tanti me lo dicono, ma questa è una fortuna che ho, quindi sono molto grato a mamma e papà che mi hanno fatto così, con questo viso giovane, quindi spero di poter continuare qualche anno in più, quindi vedremo più avanti a fine stagione se continuo a stare nella stessa maniera".
Sei molto legato alla Serie A, sei molto vicino a 200 gol. Cosa c'è di speciale in questa lega?
"Sono tanti anni che sono in Italia, ho avuto la possibilità di stare in tre squadre che si assomigliano, ma che allo stesso tempo sono molto diverse. La verità è che sono molto felice del mio percorso in Serie A, ma anche di quello in Serie B, che mi ha aiutato tantissimo a crescere come calciatore, come uomo, in un paese che si assomiglia tantissimo all'Argentina. Quando ero bambino vedevo tanti film che riguardavano l'Italia, soprattutto di Roma, e oggi trovarmi qua è come vivere il sogno di Paulo da bambino".
Sulla Dybala mask.
"Sono emozioni bellissime, soprattutto quando sono i bambini a seguirmi, a cercare di imitare la mia esultanza; essere d'esempio per loro è qualcosa di speciale. Uno lavora tanto dentro il campo per fare le cose bene per la squadra, per i tifosi, ma allo stesso tempo cerca di avere la disciplina e di portare i valori che mi hanno trasmesso in casa dentro il campo e fuori, e farlo vedere ai bambini è qualcosa di unico".
Sulla tua presentazione a Roma.
"Lo dico sempre, è stato uno dei pochi momenti dove ho sentito tremare le gambe prima di uscire per vedere i tifosi, perché io dietro alle mure vedevo tutto quello che stava succedendo fuori. La verità è che io arrivavo dalla Juventus, squadra in cui c'è tanta rivaltà con la Roma e non mi aspettavo di essere accolto così, ma la gente qui mi ha fatto sentire dal primo giorno un amore pazzesco e da quel giorno sapevo che dovevo dare qualcosa in più di quello che avrei dovuto dare, perché dovevo dare indietro, dentro il campo, quello che i tifosi mi stavano dando fuori".
Perché Roma è così speciale? Come si può spiegare?
"È difficile perché Roma ha un nome molto pesante come città, come storia e anche come calcio. Quando ti metti in questa maglia dove hanno giocato giocatori come Totti, De Rossi, Conti e Batistuta Quando ti metti questa maglia senti il peso di dover dare qualcosa ai tifosi e per la maglia".
Sull'estate scorsa.
"Diciamo che è stata un'estate calda, in particolare per me. Sono stato vicino all'addio, ma poi parlando con mia moglie e con la mia famiglia, eravamo tutti d'accordo che non era il momento di lasciare la Roma, di lasciare questa città. Era il momento di poter continuare qua, scrivere un po' di pagine, perché sentivo che potevo dare qualcosa in più, dovevo fare qualcosa in più e alla fine sono rimasto".
Sul legame con Ranieri.
"Lui è tanto allenatore quanto psicologo. Lui capisce tutte le situazioni, capisce i giocatori, sa gestire molto bene lo spogliatoio. Questa cosa fa la differenza e credo che da quando è arrivato ha portato tranquillità. Adesso siamo in una situazione completamente diversa da quella che abbiamo passato a inizio anno. Ora c'è molta tranquillità, c'è molta più serenità, siamo consapevoli che adesso arriva la parte più bella dell'anno, la parte più calda e tutto quello che abbiamo fatto non servirà a niente se non continuiamo a giocare o a trovare risultati in questa maniera".
Speriamo che a fine anno ci sia anche un trofeo.
"Speriamo".
Sei stato in Italia per 12 anni, tanto tempo, ma sembra che non invecchi mai, anche su campo. Qual è il segreto?
"Tanti me lo dicono, ma questa è una fortuna che ho, quindi sono molto grato a mamma e papà che mi hanno fatto così, con questo viso giovane, quindi spero di poter continuare qualche anno in più, quindi vedremo più avanti a fine stagione se continuo a stare nella stessa maniera".
Sei molto legato alla Serie A, sei molto vicino a 200 gol. Cosa c'è di speciale in questa lega?
"Sono tanti anni che sono in Italia, ho avuto la possibilità di stare in tre squadre che si assomigliano, ma che allo stesso tempo sono molto diverse. La verità è che sono molto felice del mio percorso in Serie A, ma anche di quello in Serie B, che mi ha aiutato tantissimo a crescere come calciatore, come uomo, in un paese che si assomiglia tantissimo all'Argentina. Quando ero bambino vedevo tanti film che riguardavano l'Italia, soprattutto di Roma, e oggi trovarmi qua è come vivere il sogno di Paulo da bambino".
Sulla Dybala mask.
"Sono emozioni bellissime, soprattutto quando sono i bambini a seguirmi, a cercare di imitare la mia esultanza; essere d'esempio per loro è qualcosa di speciale. Uno lavora tanto dentro il campo per fare le cose bene per la squadra, per i tifosi, ma allo stesso tempo cerca di avere la disciplina e di portare i valori che mi hanno trasmesso in casa dentro il campo e fuori, e farlo vedere ai bambini è qualcosa di unico".
Sulla tua presentazione a Roma.
"Lo dico sempre, è stato uno dei pochi momenti dove ho sentito tremare le gambe prima di uscire per vedere i tifosi, perché io dietro alle mure vedevo tutto quello che stava succedendo fuori. La verità è che io arrivavo dalla Juventus, squadra in cui c'è tanta rivaltà con la Roma e non mi aspettavo di essere accolto così, ma la gente qui mi ha fatto sentire dal primo giorno un amore pazzesco e da quel giorno sapevo che dovevo dare qualcosa in più di quello che avrei dovuto dare, perché dovevo dare indietro, dentro il campo, quello che i tifosi mi stavano dando fuori".
Perché Roma è così speciale? Come si può spiegare?
"È difficile perché Roma ha un nome molto pesante come città, come storia e anche come calcio. Quando ti metti in questa maglia dove hanno giocato giocatori come Totti, De Rossi, Conti e Batistuta Quando ti metti questa maglia senti il peso di dover dare qualcosa ai tifosi e per la maglia".
Sull'estate scorsa.
"Diciamo che è stata un'estate calda, in particolare per me. Sono stato vicino all'addio, ma poi parlando con mia moglie e con la mia famiglia, eravamo tutti d'accordo che non era il momento di lasciare la Roma, di lasciare questa città. Era il momento di poter continuare qua, scrivere un po' di pagine, perché sentivo che potevo dare qualcosa in più, dovevo fare qualcosa in più e alla fine sono rimasto".
Sul legame con Ranieri.
"Lui è tanto allenatore quanto psicologo. Lui capisce tutte le situazioni, capisce i giocatori, sa gestire molto bene lo spogliatoio. Questa cosa fa la differenza e credo che da quando è arrivato ha portato tranquillità. Adesso siamo in una situazione completamente diversa da quella che abbiamo passato a inizio anno. Ora c'è molta tranquillità, c'è molta più serenità, siamo consapevoli che adesso arriva la parte più bella dell'anno, la parte più calda e tutto quello che abbiamo fatto non servirà a niente se non continuiamo a giocare o a trovare risultati in questa maniera".
Speriamo che a fine anno ci sia anche un trofeo.
"Speriamo".
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