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Roma-Lecce 20 aprile 1986, la storia di uno Scudetto buttato via
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Storie di Calcio: Racconto di Roma - Lecce 85-86. Ospiti: Pedro Pasculli, Tony Di Carlo, Alberto e Stefano Di Chiara
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Il 20 aprile 1986 è una data che i tifosi della Roma ricorderanno per sempre. E' il giorno in cui la squadra di Sven Goran Eriksson buttò via contro un Lecce già retrocesso uno Scudetto, che forse avrebbe cambiato la storia del club giallorosso. E invece sancì poi un lento declino, prima del riscatto firmato Fabio Capello nel 2001.
Alla penultima giornata Roma e Juventus erano appaiate a quota 41 punti in classifica, ma i giallorossi viaggiavano sulle ali dell'entusiasmo dopo una grande rimonta nei confronti dei bianconeri. I capitolini ospitano il Lecce, già retrocesso matematicamente, mentre la squadra di Trapattoni sfida il Milan, in corsa per un posto in Coppa UEFA. I giallorossi la sbloccano al 7′, con un’incornata di Graziani. Sembra il via a un assolo che può dire Scudetto, invece in soli otto minuti i pugliesi ribaltano la situazione grazie a Di Chiara e a un rigore di Barbas, che poi trova anche il bis. A nulla vale il 3-2 di Pruzzo a 8' dalla fine. E' troppo tardi: con la Juve che vince col Milan 1-0 è sorpasso dei bianconeri, che poi nel turno successivo non cadranno nello stesso tranello e porteranno a casa il titolo.
A Storie di Calcio raccontiamo proprio quella giornata, che ormai è diventata uno dei momenti chiave della storia giallorossa ma che è di diritto nella storia della Serie A. A raccontare quella sfida alcuni dei protagonisti sul campo come Pedro Pasculli, Antonio Di Carlo, Stefano e Alberto Di Chiara.
Pedro Pasculli: "Mi torna in mente la tristezza dei tifosi romanisti, la disperazione della squadra. Eravamo già retrocessi ma ci trovavamo davanti a 80mila persone e volevamo far capire che non scherzavamo. Ci hanno sottovalutato e noi abbiamo chiuso la prima frazione sul 2-1. Noi giocavamo tranquilli, senza pensieri e abbiamo fatto anche il 3-1. Pruzzo poi trova nel finale il gol ma abbiamo continuato a fare la nostra partita ma abbiamo resistito molto bene. Ci è dispiaciuto per la Roma, nessuno ci ha attaccato percé non abbiamo fatto la partita della vita ma una sfida normale".
Antonio Di Carlo: "Ricordare quel giorno? E' una ferita ancora aperta. Fu un campionato entusiasmante, recuperammo 8 punti alla Juventus, fu un girone di ritorno clamoroso e poi contro il Lecce doveva essere una festa. Si pensava già allo Scudetto, eravamo sicuri di vincere invece si è spenta la luce. La tensione, la paura di perdere il titolo, ci ha giocato un brutto scherzo. Abbiamo perso un sogno. Fa ancora male pensare a quella partita".
Alberto Di Chiara: "Il 20 aprile 1986 era la prima volta che affrontavamo io e mio fratello la Roma all'Olimpico. C'era un'atmosfera magica e mai nessuno si poteva aspettare che si potesse tramutare in una tragedia calcistica. L'abbiamo vinta e giocata bene, contro la Roma di Conti, Pruzzo, Eriksson. Sono quelle partite che lasciano il segno. Fu una partita stregata per la Roma, nonostante fosse andata in vantaggio. Sembrava che potessero fare di un sol boccone il Lecce. Pareggiai la partita e uscimmo fuori portandoci sul 3-1. Io dovetti tornare insieme a mio fratello scortato a casa addirittura".
Alla penultima giornata Roma e Juventus erano appaiate a quota 41 punti in classifica, ma i giallorossi viaggiavano sulle ali dell'entusiasmo dopo una grande rimonta nei confronti dei bianconeri. I capitolini ospitano il Lecce, già retrocesso matematicamente, mentre la squadra di Trapattoni sfida il Milan, in corsa per un posto in Coppa UEFA. I giallorossi la sbloccano al 7′, con un’incornata di Graziani. Sembra il via a un assolo che può dire Scudetto, invece in soli otto minuti i pugliesi ribaltano la situazione grazie a Di Chiara e a un rigore di Barbas, che poi trova anche il bis. A nulla vale il 3-2 di Pruzzo a 8' dalla fine. E' troppo tardi: con la Juve che vince col Milan 1-0 è sorpasso dei bianconeri, che poi nel turno successivo non cadranno nello stesso tranello e porteranno a casa il titolo.
A Storie di Calcio raccontiamo proprio quella giornata, che ormai è diventata uno dei momenti chiave della storia giallorossa ma che è di diritto nella storia della Serie A. A raccontare quella sfida alcuni dei protagonisti sul campo come Pedro Pasculli, Antonio Di Carlo, Stefano e Alberto Di Chiara.
Pedro Pasculli: "Mi torna in mente la tristezza dei tifosi romanisti, la disperazione della squadra. Eravamo già retrocessi ma ci trovavamo davanti a 80mila persone e volevamo far capire che non scherzavamo. Ci hanno sottovalutato e noi abbiamo chiuso la prima frazione sul 2-1. Noi giocavamo tranquilli, senza pensieri e abbiamo fatto anche il 3-1. Pruzzo poi trova nel finale il gol ma abbiamo continuato a fare la nostra partita ma abbiamo resistito molto bene. Ci è dispiaciuto per la Roma, nessuno ci ha attaccato percé non abbiamo fatto la partita della vita ma una sfida normale".
Antonio Di Carlo: "Ricordare quel giorno? E' una ferita ancora aperta. Fu un campionato entusiasmante, recuperammo 8 punti alla Juventus, fu un girone di ritorno clamoroso e poi contro il Lecce doveva essere una festa. Si pensava già allo Scudetto, eravamo sicuri di vincere invece si è spenta la luce. La tensione, la paura di perdere il titolo, ci ha giocato un brutto scherzo. Abbiamo perso un sogno. Fa ancora male pensare a quella partita".
Alberto Di Chiara: "Il 20 aprile 1986 era la prima volta che affrontavamo io e mio fratello la Roma all'Olimpico. C'era un'atmosfera magica e mai nessuno si poteva aspettare che si potesse tramutare in una tragedia calcistica. L'abbiamo vinta e giocata bene, contro la Roma di Conti, Pruzzo, Eriksson. Sono quelle partite che lasciano il segno. Fu una partita stregata per la Roma, nonostante fosse andata in vantaggio. Sembrava che potessero fare di un sol boccone il Lecce. Pareggiai la partita e uscimmo fuori portandoci sul 3-1. Io dovetti tornare insieme a mio fratello scortato a casa addirittura".
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