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Dovbyk isolato: l’attacco della Roma è un rebus da risolvere
Trascorsi due giorni dalla sfida con l’Inter, a mente fredda, si possono analizzare i dubbi inattesi della partita preparata da Ivan Juric. Fondamentalmente la Roma si è presentata con un atteggiamento positivo, mostrando buoni sprazzi di gioco tentando 14 tiri ma riuscendo a inquadrare la porta in sole 6 occasioni, senza successo. Nonostante un possesso palla veloce e l’impegno nel cambiare gli spazi di gioco, manca sempre l’ultima giocata decisiva. La ricerca dell’imbucata vincente sembra essere un miraggio, un’idea che sfuma proprio sempre sul più bello.
Il problema, però, non si riduce solo agli errori individuali. A pesare sono anche la preparazione complessiva alla partita e alcune scelte tattiche che sembrano non dare i frutti sperati. Se è vero, come ha sottolineato Ivan Juric nel post-partita, che la squadra è migliorata in fase difensiva, è altrettanto vero che ora si sta evidenziando un chiaro problema in attacco.
Chi sta davvero portando il peso della fase offensiva? La risposta sembra essere solo una: Artem Dovbyk. L'attaccante ucraino spesso si ritrova isolato, senza un adeguato sostegno da parte dei compagni. Dybala agisce troppo arretrato, occupando una posizione da trequartista, mentre Zalewski, invece di collegare i reparti con precisione, finisce per aumentare la confusione, sbagliando spesso i cross e mancando di quella brillantezza necessaria per cambiare le sorti del match.
Da qui nasce il dubbio: Dovbyk è davvero l'attaccante giusto per questo tipo di gioco? La sua situazione in campo ricorda da vicino quella di Lukaku nell’era Mourinho, spesso spalle alla porta e costretto a lottare da solo contro due o tre difensori avversari. Ma, rispetto a quel contesto, questo schema sta realmente funzionando?
I numeri parlano chiaro e non sembrano dare ragione alla scelta tattica. Nella sfida contro l'Inter, Dovbyk ha totalizzato 0 tiri in porta, 2 tiri fuori, nessun passaggio chiave, nessun cross riuscito, con soli 18 tocchi di palla in tutto il match. Ha vinto 3 duelli aerei su 7 tentati, ma nel complesso è apparso isolato, non supportato adeguatamente da una squadra che fatica a proporsi in avanti.
In definitiva, la Roma sta attraversando una fase di crescita in difesa, ma l’attacco è ancora un cantiere aperto. Serve un miglioramento nella connessione tra i reparti, una maggiore creatività e un sistema che permetta a tutti, nessuno escluso, di esprimersi al meglio, evitando di lasciare il peso dell’offensiva solo sulle spalle di un singolo giocatore.
Il problema, però, non si riduce solo agli errori individuali. A pesare sono anche la preparazione complessiva alla partita e alcune scelte tattiche che sembrano non dare i frutti sperati. Se è vero, come ha sottolineato Ivan Juric nel post-partita, che la squadra è migliorata in fase difensiva, è altrettanto vero che ora si sta evidenziando un chiaro problema in attacco.
Chi sta davvero portando il peso della fase offensiva? La risposta sembra essere solo una: Artem Dovbyk. L'attaccante ucraino spesso si ritrova isolato, senza un adeguato sostegno da parte dei compagni. Dybala agisce troppo arretrato, occupando una posizione da trequartista, mentre Zalewski, invece di collegare i reparti con precisione, finisce per aumentare la confusione, sbagliando spesso i cross e mancando di quella brillantezza necessaria per cambiare le sorti del match.
Da qui nasce il dubbio: Dovbyk è davvero l'attaccante giusto per questo tipo di gioco? La sua situazione in campo ricorda da vicino quella di Lukaku nell’era Mourinho, spesso spalle alla porta e costretto a lottare da solo contro due o tre difensori avversari. Ma, rispetto a quel contesto, questo schema sta realmente funzionando?
I numeri parlano chiaro e non sembrano dare ragione alla scelta tattica. Nella sfida contro l'Inter, Dovbyk ha totalizzato 0 tiri in porta, 2 tiri fuori, nessun passaggio chiave, nessun cross riuscito, con soli 18 tocchi di palla in tutto il match. Ha vinto 3 duelli aerei su 7 tentati, ma nel complesso è apparso isolato, non supportato adeguatamente da una squadra che fatica a proporsi in avanti.
In definitiva, la Roma sta attraversando una fase di crescita in difesa, ma l’attacco è ancora un cantiere aperto. Serve un miglioramento nella connessione tra i reparti, una maggiore creatività e un sistema che permetta a tutti, nessuno escluso, di esprimersi al meglio, evitando di lasciare il peso dell’offensiva solo sulle spalle di un singolo giocatore.
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