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Clemente di San Luca a TN: "La giustizia sportiva e il Manifesto di Ventotene"
lunedì 24 marzo 2025, 13:00Esclusive
di Arturo Minervini
per Tuttonapoli.net

Clemente di San Luca a TN: "La giustizia sportiva e il Manifesto di Ventotene"

Guido Clemente di San Luca, Docente di Giuridicità delle regole del calcio presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell'Università Vanvitelli, commenta così le polemiche legate ad alcuni provvedimenti del Giudice Sportivo.

"Nel pezzo dello scorso 15 marzo, richiamai il ‘paradosso della democrazia’, che, in quanto tale, consente anche a chi si propone di azzerarla di diventare maggioranza e realizzare il suo scopo. Una volta, Vittorio Foa raccontò che in una trasmissione televisiva, interloquendo con un senatore fascista che parlava di pacificazione, gli disse: «Se aveste vinto voi, io sarei ancora in prigione. Siccome abbiamo vinto noi, tu sei senatore». Ecco, questi pensieri vengono fortemente risollecitati dall’intervento alla Camera della Meloni, di mercoledì scorso. In esso la Presidente del Consiglio ha estrapolato, a suo piacimento, soltanto alcuni brani del Manifesto di Ventotene, scritto nel 1941 da Spinelli, Rossi e Colorni, al confino fascista sull’isola [segnatamente, quelli relativi alla descrizione ed interpretazione del drammatico momento politico contingente, concernenti la dittatura fascista in corso, il sogno socialista, la necessaria limitazione della proprietà privata e la indispensabile, ma provvisoria, sospensione della prassi democratica per il tempo occorrente a creare le nuove istituzioni]. Ne ha volutamente distorto il senso – universalmente riconosciuto – di documento fondante l’Unione Europea, prefigurata come democratica e federale, in maniera strumentale per dichiarare, riferendosi a quei soli passaggi (insignificanti rispetto al progetto europeo tratteggiato nel Manifesto), che «se questo è il vostro modello di Europa, di certo non è il mio».

Ho fatto questo breve richiamo perché i sentimenti di repulsione e disgusto, di sdegno e ripugnanza, che provo per la (molto preoccupante) negazione della Storia e delle fondamenta della Repubblica e della Costituzione, non sono poi così dissimili da quelli che suscitano in me le reazioni social dei tifosi juventini al diffuso moto di ribellione avverso la decisione del G.S. Gerardo Mastrandrea (sì, ancora lui, lo stesso che, ai tempi del Covid, vide clamorosamente sconfessata, in terzo grado, dal Collegio di Garanzia del CONI, la decisione che assegnava la vittoria a tavolino alla Juve contro il Napoli, che si era conformato ai provvedimenti delle ASL) di irrogare alla Fiorentina l’ammenda di € 50.000, «per avere suoi sostenitori posizionati nel settore denominato “Curva Ferrovia”, prima dell’inizio della gara, esposto una coreografia contenente un’espressione oltraggiosa nei confronti della squadra avversaria; per avere inoltre sui sostenitori, nel corso della gara, intonato cori beceri nei confronti di calciatori e tifosi della squadra avversaria; per avere, infine, lanciato tre fumogeni nel settore occupato dai sostenitori della squadra avversaria; sanzione attenuata ex art. 29, comma 1 lett. b) CGS». Il medesimo giudice non prese alcun provvedimento riguardo alla manifestazione dei tifosi rossoneri, che, in occasione del derby Inter-Milan del 9 febbraio 2020, espressero l’identico insulto nei confronti dei cugini (adoperando la luce dei telefonini). Addirittura, dell’episodio nemmeno si fece menzione nel Comunicato.

La sanzione del G.S. – sproporzionata in maniera vistosa rispetto a quelle abitualmente comminate per fatti analoghi – alimenta il sempre più generalizzato scetticismo verso la garanzia di eguale rispetto delle regole. Due pesi e due misure. La sua palese iniquità mina, alle basi, la fiducia nelle istituzioni calcistiche. Finisce per aumentare la rabbia e rinsaldare la convinzione che non vi sia speranza: chi gestisce il potere giuridico si cura di combattere gli atteggiamenti discriminatori solo a parole, odiosamente esibendo invece di proteggere e favorire la impudente protervia dei forti. La decisione restituisce l’idea che la giustizia non è equanime, non è uguale per tutti. Che c’è qualcuno che è più uguale degli altri, come ne «La fattoria degli animali» di George Orwell. Purtroppo, non c’è da meravigliarsi nel tempo che viviamo. Giorno dopo giorno, tutto quanto di giusto sembrava fosse stato definitivamente conquistato si sta sciogliendo come neve al sole.

Questa ennesima ipocrisia del ‘sistema’ è da stigmatizzare duramente. La coreografia viola è certamente inelegante e, sì, forse anche volgare. Può persino considerarsi «oltraggiosa» in un ambiente diverso, che non faccia della canzonatura, della presa in giro, dello sbeffeggiamento, dello scherno, la sua cifra principale (la storia del tifo è fatta di sfottò). Di sicuro, però, non può classificarsi tra le esternazioni razzistiche e discriminanti. La scritta dei tifosi fiorentini – che vuole icasticamente sintetizzare, nel linguaggio comune, un sentimento, più che d’odio, di riprovazione – non è paragonabile a quelle cui siamo tristemente assuefatti («Benvenuti in Italia», «Vesuvio lavali col fuoco», ecc.). Si tratta di cose assai diverse e non comparabili. Un conto sono razzismo e discriminazione territoriale, altro è ribellarsi – in maniera, per carità, poco urbana – alla violazione seriale della legalità. Visto che, a mio parere, di questo si tratta.

Se s’intende provare ad interpretare il fenomeno sociale, infatti, occorre dare risposta ai seguenti interrogativi. Qual è la ragione vera, profonda, della scritta? Cosa si vuol significare con essa? E perché il sentimento che essa esprime attraversa (ed unisce) i tifosi di tutte le altre squadre? A me sembra che – per chiunque si sforzi di praticare l’onestà intellettuale – sia difficile negare che, nell’immaginario collettivo, la Juventus sia percepita come l’emblema del non farsi scrupolo (pur di vincere) di trarre vantaggio da decisioni illegittime. Non si può non tener conto dei significati. Non è revocabile in dubbio che la cd. ‘antijuventinità’ rappresenti sul piano simbolico (giusto o no che sia) il bisogno/dovere di reagire alla ‘cultura’ della illegalità e alla sfrontatezza dei potenti. Viene in mente una proporzione (forse un po’ ardita, benché non del tutto peregrina): l’antifascismo sta alla Costituzione, come l’antijuventinità sta al nobile valore della lealtà sportiva. Ora, che l’assunto sia vero o falso non rileva. Ciò che appare difficilmente contestabile è che questa sia la percezione in larghi strati dell’opinione pubblica. Ed è grave fingere di non saperlo. Così come è grave non capire che a spiegare siffatta percezione siano proprio decisioni come questa del G.S.

Se le scritte e i cori ingiuriosi, colmi d’odio etnico, delle tifoserie del nord – quando addirittura non vengano ignorati – sono puniti, di solito, in misura non superiore a € 10-12 mila, l’ammenda alla Fiorentina, apparendo priva di equilibrio, suona come inaccettabile. Battersi contro lo sceriffo di Nottingham consente a Robin Hood di utilizzare ogni mezzo (non illecito, s’intende), anche quelli non «politically correct». È grottesco, e determina un profondo senso di avversione, che milioni di sostenitori bianconeri (fatte salve alcune apprezzabili eccezioni) affianchino la società e, anziché riconoscere la Verità, la capovolgano, ritenendosi diffamati da ciò che, invece, in essenza vuole solo richiamare all’osservanza delle regole, ripetutamente calpestata in favore delle società più ricche. Accecati dal tifo, si lasciano conformare da una gravissima sconsideratezza dei fatti, la quale, diventando prepotenza, costituisce una delle principali cause di odio e violenza. Sopportare i comportamenti discriminatori, infatti, – a maggior ragione laddove ad essi si sommi la disparità di trattamento nelle decisioni delle istituzioni che dovrebbero garantire l’eguale rispetto delle norme – risulta ogni giorno più arduo. La capacità di resistenza di chi è ‘penalizzato’ viene messa a sempre più dura prova. Si vanifica ogni prospettiva di un sia pur minimo confronto civile. Si contribuisce ad allontanare i giovani dal costume della competizione leale.

Si deve, quindi, ritenere che è ridicolo continuare a battersi per la legalità, questa avendo perso ogni reputazione? Dobbiamo perdere definitivamente ogni speranza e rinunciare a coltivarne anche una sola? Se i nostri padri e i nostri nonni avessero ragionato in tal guisa, niente sarebbe cambiato. Il loro sacrificio ci ha consentito di condurre la nostra esistenza in un mondo senza guerra. Prospero per molti, sebbene, per tanti, ancora parecchio da migliorare in giustizia sociale ed eguaglianza sostanziale. Tuttavia, un mondo capace di garantirci la libertà di dissenso. Esattamente quella che assiste le presenti osservazioni.

Per lasciare che i giovani di adesso continuino ad immaginare di essere in grado di formarsi sui valori della civiltà giuridica democratica, occorre mostrare loro la via dell’ossequio della legge (che non sia imposta da un tiranno), e della continua ricerca di verità. In ogni circostanza utile, a cominciare dall’effimero ambito del calcio. Le scritte antimeridionali, di discriminazione territoriale, in nessun modo possono essere equiparate a quelle – sicuramente di dubbio gusto, sicuramente rozze, ma –, nei contenuti di significato, spiegabili con il disprezzo per la tradizione di impermeabilità alla primazia delle regole, che si traduce nell’arroganza. Sanzionare la pur «oltraggiosa» scritta della tifoseria viola in maniera tanto pesante e non coerente con l’abituale tolleranza nei confronti delle manifestazioni di razzismo, è ingiusto. E chiama ogni persona perbene a mobilitarsi per resistere".